Global Glyphosate Study: nuove evidenze sugli effetti cancerogeni del glifosato e dei pesticidi a base di glifosato
Il Global Glyphosate Study, il più grande studio tossicologico eseguito sugli effetti del glifosato, l’erbicida più utilizzato al mondo, ha dimostrato che basse dosi di glifosato causano diversi tipi di cancro nei ratti.
Si tratta di uno studio condotto dal
- Centro di Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni dell’Istituto Ramazzini in Italia
in collaborazione con un gruppo internazionale di scienziati:
- del Boston College;
- della George Mason University;
- del King’s College di Londra;
- dell’Icahn School of Medicine at Mount Sinai;
- del Centro Scientifico di Monaco;
- dell’Università di Bologna;
- dell’Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR);
- dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS);
- del Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare del Ministero della Salute.
Nello studio, pubblicato su Environmental Health,1 glifosato e due formulazioni commerciali a base di glifosato – Roundup Bioflow (MON 52276) utilizzato nell’Unione europea e RangerPro (EPA 524-517) utilizzato negli Stati Uniti – sono stati somministrati ai ratti tramite l’acqua a partire dalla vita prenatale a dosi di 0,5, 5 e 50 mg/kg di peso corporeo/giorno per 2 anni. Queste dosi sono attualmente considerate sicure dagli enti regolatori e corrispondono alla dose giornaliera accettabile (ADI) e al livello senza effetti avversi osservati (NOAEL) dell’UE per il glifosato.
Nei 3 gruppi di trattamento, sono stati osservati aumenti d’incidenza di tumori benigni e maligni in diverse sedi. Questi tumori si sono sviluppati nel sistema emolinfopoietico (leucemie), nella cute, nel fegato, nella tiroide, nel sistema nervoso, nelle ovaie, nella ghiandola mammaria, nelle ghiandole surrenali, nei reni, nella vescica urinaria, nelle ossa, nel pancreas endocrino, nell’utero e nella milza. L’incidenza è risultata aumentata per diversi tumori in entrambi i sessi. La maggior parte di questi tumori sono rari nei ratti Sprague-Dawley (incidenza spontanea <1%). Il 40% dei decessi per leucemie nei gruppi trattati si sono verificati in età giovanile e un aumento dei decessi precoci è stato osservato anche per altri tumori solidi. In particolare, circa la metà dei decessi per leucemia osservati nei gruppi trattati con glifosato e i suoi formulati si è verificata a meno di un anno di età, paragonabile a un’età inferiore ai 35-40 anni negli esseri umani. Questo dato risulta ancora più importante alla luce del fatto che nessun caso di leucemia è stato osservato nel primo anno di età in oltre 1.600 ratti Sprague-Dawley appartenenti ai controlli storici degli studi di cancerogenicità condotti dall’Istituto Ramazzini e dal National Toxicology Program (NTP)
Questi nuovi risultati forniscono nuove solide prove a supporto della conclusione dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) del 2015 secondo cui vi sono «prove sufficienti di cancerogenicità del glifosato negli animali da esperimento». Inoltre, i dati dello studio sono coerenti con le evidenze epidemiologiche sulla cancerogenicità del glifosato e degli erbicidi a base di glifosato.
Il disegno prenatale ha consentito, inoltre, di comprendere gli effetti dell’esposizione precoce alle sostanze chimiche, che spesso risultano tra i più dannosi. Questo concetto, noto come developmental origins of health and disease (DOHaD), è ormai ampiamente accettato e rappresenta una pietra miliare delle strategie di prevenzione della salute pubblica per una varietà di patologie tra cui obesità, diabete di tipo 2, insulino-resistenza, asma, malattie cardiovascolari, disturbi comportamentali, malattie neurodegenerative, disturbi riproduttivi e cancro. I bioassays su roditori con esposizione prenatale sono stati utilizzati con successo per decenni per anticipare o confermare la cancerogenicità potenziale in organi e tessuti bersaglio nell’uomo. A partire dalle evidenze fornite dal Professor Maltoni nei suoi studi di cancerogenicità con esposizioni precoci al cloruro di vinile dagli anni Settanta, fino alla più recente adozione da parte del National Toxicology Program degli Stati Uniti, il disegno prenatale per i test di cancerogenicità nei ratti Sprague-Dawley è oggi considerato un modello predittivo e affidabile per l’uomo.
Come riportato nell’articolo pubblicato,1 l’ADI dell’UE è stato stabilito a 0,5 mg/kg di peso corporeo al giorno, sulla base di un NOAEL di 53 mg/kg di peso corporeo al giorno basato su uno studio di 90 giorni sui cani, supportato dal NOAEL di 59,4 mg/kg di peso corporeo al giorno basato su uno studio di 2 anni sui ratti e considerando il NOAEL di 50 mg/kg di peso corporeo al giorno per la tossicità materna identificata in uno studio di tossicità dello sviluppo nei conigli. È stato poi applicato il classico fattore di incertezza (UF) di 100 per ottenere l’ADI. Degno di nota, nel presente studio abbiamo osservato effetti avversi a dosi uguali o inferiori al NOAEL nei roditori e in altri modelli animali.
I risultati dello studio hanno generato grande interesse, a partire dalla Commissione europea che ha chiesto a ECHA ed EFSA di valutare lo studio e le potenziali implicazioni per il risk assesment sulla cancerogenicità del glifosato.2 L’Istituto Ramazzini si è peraltro già accordato con ECHA ed EFSA per fornire i raw data dello studio da loro richiesti. Per la valutazione, è previsto un periodo di circa due anni entro il quale ECHA ed EFSA dovranno fornire la loro opinione. Nel frattempo, i risultati dello studio sono già stati presentati in data 17 luglio presso il Senato della Repubblica italiana, alla presenza delle autorità e dell’Istituto Superiore di Sanità.
Lo studio, inoltre, ha generato grande attenzione mediatica e purtroppo non sono mancati gli attacchi, come sempre più spesso accade a chi si occupa di ricerca indipendente in ambito di salute pubblica. Le Monde3 ha addirittura definito gli attacchi contro il nostro studio come un “caso di scuola” della “fabbrica dei dubbi” (articolo disponibile anche in inglese)4. Ma, in oltre 50 anni di storia del Centro di Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni, il valore predittivo dei nostri bioassay di cancerogenicità è stato testimoniato dal migliore dei giudici: il tempo. Il tempo ha dimostrato che le sostanze identificate nei nostri laboratori come cancerogene, prima o poi (a volte dopo decenni) sono state confermate come cancerogene per l’essere umano, come il cloruro di vinile, il benzene, la formaldeide e l’amianto. La storia ha inoltre mostrato in tante occasioni che negare o minimizzare le prove e i “segnali precoci” provenienti dai bioassay di cancerogenicità ha ritardato o compromesso importunanti azioni preventive, causando alla fine la perdita di molte vite umane.
Conflitti di interesse dichiarati: nessuno.
Bibliografia
- Panzacchi S, Tibaldi E, De Angelis L et al. Carcinogenic effects of long-term exposure from prenatal life to glyphosate and glyphosate-based herbicides in Sprague-Dawley rats. Environ Health 2025;24(1):36. doi: 10.1186/s12940-025-01187-2
- European Chemicals Agency. Note for the attention of Roberto Scazzola, Chairman of the Committee for Risk Assessment. Helsinki, 26.06.2025. Disponibile all’indirizzo: https://echa.europa.eu/documents/10162/17090/rac_mandate_art77_3c_glyphosate_en.pdf/5db1e82a-b50e-a350-9a9d-c70463029545?t=1751001999924
- Foucart S. Glyphosate et cancer: un cas d’école de la « fabrique du doute ». Le Monde, 27.06.2025. Disponibile all’indirizzo: https://www.lemonde.fr/les-decodeurs/article/2025/06/27/glyphosate-et-cancer-un-cas-d-ecole-de-la-fabrique-du-doute_6616084_4355770.html
- Glyphosate and Cancer: a Textbook Case of “Manufacturing Doubt”. TRaduzione inglese dell’articolo di Foucart S. Disponibile all’indirizzo: sustainablepulse.com/2025/07/02/glyphosate-and-cancer-a-textbook-case-of-manufacturing-doubt/