Attualità
14/03/2011

Fondo per l’amianto: un decreto che non ci soddisfa

Il 13 gennaio 2011, a distanza di 1.111 giorni (3 anni) invece dei 90 previsti dalla legge istitutiva del 28 dicembre 2007 n. 244, iMinistri di economia e finanze e quello del lavoro e politiche sociali hanno emanato il Decreto attuativo che regolamenta le modalità di erogazione del “Fondo per le vittime dell’amianto”, che sarà ora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.

Su questo tema Epidemiologia&Prevenzione ha pubblicato a suo tempo testi che auspicavano una diversa assunzione di responsabilità sociale che rimodellasse le politiche di welfare riguardanti le malattie da amianto, previste solamente per gli assicurati INAIL, con lo scopo di ridurne l’impatto sociale, la sofferenza e la perdita di reddito.1-2

E&P puntava il dito sulla frequenza e crescita nel tempo di queste patologie, sull’esclusione dei mesoteliomi insorti per esposizioni residenziali e familiari ad amianto3 e sulla necessità di intervenire sull’inadeguatezza degli indennizzi per gli esposti lavorativi (basso numero di richieste; ampia evasione del risarcimento per i casi di tumore del polmone, tempi delle pratiche, percentuali dimenomazione assegnate ai casi di tumore in diversi casi inferiori rispetto ai criteri delle tabelle di danno). Si commentava, inoltre, come l’istituzione in Francia di un Fondo per l’indennizzo delle vittime dell’amianto (FIFA) rappresentasse un modello di riferimento.4-5

Diciamo le cose come stanno

Il Decreto attuativo approvato nei giorni scorsi non affronta positivamente nessuna delle questioni sollevate. Infatti, avranno diritto a un beneficio soltanto i titolari di rendite già riconosciute dall’INAIL e dal soppresso IPSEMA, l’ente assicurativo dei lavoratori del mare (per patologie da amianto e da esposizione alla fibra sintetica vetrosa fiberfrax, che presenta una evidenza di cancerogenicità diversa dall’amianto), escludendo quindi i casi rigettati dai due istituti assicurativi, lemalattie da lavoro già riconosciute per soggetti da loro non assicurati, le vittime determinate da cause non lavorative. La cifra a disposizione è irrisoria e a livello individuale verranno assegnati premi insignificanti oppure si dovranno attuare discriminazioni ingiuste.

Ciò avviene perché il Fondo non è finanziato in ragione dell’entità ritenuta equa per patologia o in funzione della dimensione delle patologie o dei decessi,ma con un’entità prefissata emolto modesta (10 milioni per il 2008 e 2009, circa 7 a decorrere dal 2010 contro i 500 milioni di euro l’anno del Fondo istituito in Francia dove il numero delle vittime dell’amianto non differisce molto da quello italiano).

Le risorse del Fondo pervengono all’INAIL, che lo gestisce, dal bilancio dello Stato, che le ricava da un aumento dei premi assicurativi alle imprese che oggi espongono ad amianto: una partita di giro che originerà dalle ditte di scoibentazione, in minima parte all’origine delle patologie da indennizzare.

«La prestazione aggiuntiva è riconosciuta con decorrenza 1 gennaio 2008», senza che siano fissati i tempi di valutazione, ma è reso possibile che INAIL e IPSEMA procedano d’ufficio. L’erogazione della prestazione avverrà attraverso due acconti e un conguaglio, con un meccanismo particolarmente contorto.

Come suggerisce Bruno Pesce, dell’Associazione familiari vittime amianto di CasaleMonferrato, sarebbe più corretto definire l’attuale Fondo italiano una mera rivalutazione delle rendite INAIL, e ammonisce che ci sarà «qualcuno che si offende anche», perché le vittime dell’amianto non ci stanno a chiedere la carità.6

Conflitti di interesse dichiarati: nessuno

Approfondisci su epiprev.it Vai all'articolo su epiprev.it Versione Google AMP