Studio epidemiologico sullo stato di salute dei residenti nel Comune di Manfredonia. L’avvio dello studio raccontato dai cittadini
Il giorno 6 febbraio 2015, nell’aula Consiliare del Comune, alcune donne dell’Associazione “Bianca Lancia” partecipano casualmente alla presentazione del Progetto Salute Manfredonia voluto dal sindaco Angelo Riccardi. Dico casualmente, perché la notizia dell’evento era apparsa solo tra le news nel sito del Comune. Noi donne eravamo state contattate qualche giorno prima dal dottor Portaluri, l’oncologo che, insieme all’operaio Nicola Lovecchio, diede inizio al processo contro l’Enichem per le morti da arsenico. «Fidatevi – ci ha detto Portaluri – gli studiosi sono persone indipendenti e vogliono fare una ricerca partecipata». E noi ci siamo fidate, e così abbiamo conosciuto il gruppo di studio. Soprattutto nell’incontro pomeridiano, aperto alle domande della popolazione, veniamo a sapere dal professor Biggeri che questa ricerca «prevede la costituzione di un tavolo aperto di lavoro a cui siederanno gli enti, i ricercatori interessati e anche i cittadini di Manfredonia» che insieme dovranno decidere «il disegno dello studio, le modalità del suo svolgimento e soprattutto i suoi scopi, i quesiti a cui rispondere e le implicazioni che deriveranno dai risultati».
La prima parte della discussione ha affrontato il problema del coinvolgimento della popolazione nel corso della ricerca, le questioni da analizzare, gli esiti possibili e gli sbocchi, quale, per esempio, la richiesta, subito affermata, di sfruttare l’indagine per arrivare all’istituzione di un osservatorio epidemiologico per Manfredonia nell’ambito della ASL provinciale.
Anche dai nostri interventi del mattino è apparso subito chiaro che, rispetto alla situazione sociale, la città non è pacificata; per la prima volta in questa sede un operaio ha riconosciuto pubblicamente che a suo tempo Enichem ha inquinato e provocato problemi ambientali. Del resto, nel processo contro l’Enichem, finito con un’assoluzione, molte famiglie di operai sono state risarcite e si sono ritirate. Anche il Comune ha accettato un risarcimento in cambio della revoca della costituzione come parte civile. Questo è un fatto politico gravissimo, che ha contribuito molto a usurare la fiducia dei cittadini e delle cittadine nelle istituzioni. Tante le domande emerse già nel primo incontro:
- qual è la situazione attuale e soprattutto quali le prospettive future per Manfredonia?
- Come si colloca l’indagine proposta rispetto alle decisioni che si dovranno prendere sul modello di sviluppo da seguire?
- Puntare l’attenzione sulle bonifiche e sulle conseguenze dell’inquinamento passato serve a distrarre l’attenzione rispetto alla decisione di localizzare altre industrie nello stesso territorio?
- È emersa anche la preoccupazione per la qualità di assistenza sanitaria, servizi diagnostici e hospice. Se ci sono state ripercussioni sulla salute della popolazione, infatti, un criterio di giustizia vorrebbe che ci si prendesse cura al meglio dei malati.
Viene subito accolta con favore la proposta del professor Biggeri di mettere in opera un sito partecipativo gestito da persone locali. Si incominciano a porre i quesiti dell’indagine che dovranno essere sciolti nella seconda assemblea popolare che stabiliamo per il primo aprile. L’Associazione “Bianca Lancia” pone la questione della comunicazione: chiediamo che ci sia la massima diffusione delle informazioni sulla ricerca e sui prossimi incontri e si impegna a fornire un censimento delle associazione presenti a Manfredonia.
Il gruppo di coordinamento
Noi donne decidiamo di dare fiducia alla Commissione di studio e di dire sì a questo progetto. Nasce così il Gruppo di coordinamento locale del Progetto Salute Manfredonia formato dai/dalle presenti il 6 febbraio e dai/ dalle nuovi/e cittadini e associazioni che si sono aggregati man mano in vari incontri successivi. Il Centro diurno «Alda Merini» ha subito aderito alla proposta e si è reso disponibile per garantire un luogo istituzionale in cui fare gli incontri del Gruppo di coordinamento locale. Abbiamo affrontato questioni riguardanti innanzitutto i dubbi circa l’utilità reale del Progetto Salute dato l’arco di tempo limitato, la mancanza di fiducia nelle istituzioni locali dovuta alla continua connivenza nonché ambiguità nelle scelte politico-economiche passate e future. Abbiamo detto con forza che per realizzare una ricerca partecipata è fondamentale il problema del linguaggio che deve necessariamente diventare fruibile da tutti\e. Si è posta la necessità di mantenere uno sguardo vigile e attento nel patto di fiducia stabilito con la Commissione di studio esigendo sempre la massima trasparenza nell’informazione e nelle decisioni comuni. Il percorso fatto finora si è rivelato impegnativo e faticoso. Non è stato facile ottenere l’ascolto rispetto alla nascita del Progetto Salute da parte delle persone\associazioni che sono state via via contattate. Quarant’anni di lotte tradite hanno infatti lasciato una città ferita che ha chiuso le porte alla fiducia nelle istituzioni, ma anche, forse, alla speranza di un futuro.
Le donne hanno iniziato per prime a credere che sia possibile tornare a lottare grazie alla relazione di FIDUCIA stabilitasi da subito con i componenti la Commissione di studio. Esse hanno fatto da collante generativo per tutti coloro che man mano si avvicinavano per sapere del Progetto aggiungendosi nelle riunioni. Così piano piano il Coordinamento è diventato un’entità sociale che ha permesso di realizzare, il 1 aprile, un secondo incontro veramente partecipato. Nonostante qualche coda polemica, oggi si incomincia a vedere il Progetto Salute come un’occasione, un’opportunità positiva per la città e ci stiamo attrezzando per affrontare, con la maggiore partecipazione popolare possibile, i quesiti di merito e di metodo che esso ci pone davanti.
Lo studio e la partecipazione al Progetto Salute hanno anche un valore aggiunto: aprono una porta alla speranza che non tutto è perduto delle lotte tradite; ci ridà il senso di essere ancora soggetti che possono mettere in campo la sapienza del passato per contribuire a costruire un futuro vivibile.
Conflitti di interesse dichiarati: nessuno.