Attualità
06/04/2012

Dopo la sentenza Eternit

La sentenza Eternit del Tribunale di Torino e il rifiuto di Casale Monferrato di accettare il “risarcimento” proposto da Schmidheiny ai comuni piemontesi coinvolti nell’inquinamento ambientale da amianto hanno ricadute che ci riguardano.

La prima è l’impegno preso dal Ministro della salute Renato Balduzzi di promuovere entro l’autunno la seconda Conferenza nazionale sull’amianto per definire «le linee strategiche sulle quali si sosterrà nel tempo l’impegno del Ministro della salute e dell’ambiente» nella convinzione che «quella dell’amianto sia una grande emergenza (...) rimasta sottotraccia nell’agenda nazionale».

Per valutare i problemi ambientali e i rischi sanitari connessi all'impiego di amianto, come prevedeva la legge di dismissione 257 del 1992, è infatti opportuno che sia il governo a riannodare i fili tra enti e istituzioni, ricercatori e associazioni, sgravando di questo compito le meritorie Conferenze non governative sull’amianto.

Poiché molto, anzi moltissimo, abbiamo imparato in questi anni dall’Associazione familiari e vittime dell’amianto di Casale Monferrato, partiamo dalla loro affermazione che i danni da affrontare sono sia ambientali, sia sociali e sanitari. I danni ambientali sono sanabili attraverso attività di bonifica. Qui vogliamo esprimere qualche commento sugli aspetti sociali e sanitari.

Versante sociale

Sugli aspetti sociali la legge 257 del 1992 conteneva il peccato originale: non estendeva le politiche di welfare a tutte le vittime dell’amianto, ma solo a quelle di origine lavorativa. La legge prevedeva il pensionamento anticipato o una maggiorazione pensionistica per chi era stato esposto ad amianto nei luoghi di lavoro, circoscrivendo l'entità e la diffusione del problema. Persino il recente Fondo per le vittime dell’amianto costituisce unicamente una maggiorazione a chi è già titolare di rendite INAIL o di reversibilità.

Proprio le situazioni come quella di Casale Monferrato rendono chiara, invece, la necessità di sostenere tutti i soggetti che si ammalano e muoiono per mesotelioma e i loro familiari.

Come indicano i dati epidemiologici raccolti a livello nazionale le situazioni di grave inquinamento ambientale non si limitano a Casale Monferrato e la frazione dei mesoteliomi determinata da cause ambientali o familiari raggiunge a livello nazionale un valore vicino al 10% ed è in crescita.

Come più volte Epidemiologia&Prevenzione ha suggerito, occorre prendere esempio da quei Paesi, Francia in primis, che in questi anni hanno completamente rivisto le politiche di welfare.

Versante sanitario

Verso coloro che nel passato sono stati esposti sul lavoro il Ministro si impegna a definire «protocolli di sorveglianza e screening con TAC spirale per il carcinoma polmonare»: l’efficacia dello screening con TAC spirale è questione aperta e l’offerta di TAC dovrà avvenire solo nel quadro di programmi definiti da stringenti protocolli, che, è bene affermarlo, richiedono un serio coordinamento e coinvolgimento delle strutture sanitarie pubbliche.

Il mesotelioma è una neoplasia per la quale i trattamenti disponibili migliorano la sopravvivenza in maniera insoddisfacente e non portano a guarigione.

Come affermato dal Ministro della salute, «il potenziamento e il coordinamento della ricerca rappresentano un interesse nazionale» e l’impegno è di «istituire un network multidisciplinare per la sperimentazione di nuove strategie terapeutiche e per rafforzare la sorveglianza epidemiologica»; tale impegno – aggiunge il Ministro –  si sarebbe già tradotto nell’indicazione di linee generali di ricerca verso le patologie da amianto valutate e coordinate dal Centro nazionale per il controllo delle malattie.

La seconda Consensus Conference italiana sul mesotelioma (Torino 2011; atti non ancora disponibili) si è posta l’obiettivo di suggerire le linee guida per l’appropriatezza terapeutica sul mesotelioma e di sintetizzare aspetti di epidemiologia e sanità pubblica.

La Conferenza ha inoltre sottolineato l'esistenza di un’ampia rete di istituzioni e ricercatori italiani che possono e devono contribuire allo studio del mesotelioma. Si auspica che tale rete di risorse umane e finanziarie si allarghi alla Comunità europea  poiché l’incidenza del mesotelioma nei Paesi europei è sufficientemente grave da sollecitare politiche specifiche. La presenza di bandi di ricerca europei sul mesotelioma creerebbe una diversa rete di rapporti tra i gruppi di ricerca.

I COR più lontani dal Ministero della salute, ma sempre vicini alla sanità pubblica

Esiste invece già una rete nazionale: riguarda la sorveglianza epidemiologica del mesotelioma, basata su Centri operativi regionali, che svolgono l’attività di identificazione e l’approfondimento dei casi di mesotelioma che avvengono in Italia e rappresentano le articolazioni territoriali del Registro nazionale del mesotelioma. Questo, istituito con la legge 277 del 1991 era stato collocato presso l’Istituto superiore per la sicurezza sul lavoro (ISPESL), organo tecnico del Ministero sulla salute. L’ex Ministro Giulio Tremonti (legge 30 luglio 2010 n. 122) ha soppresso l’ISPESL facendone confluire le attività sotto l’INAIL, un ente pubblico sotto la vigilanza del Ministero del lavoro. L’INAIL ha preservato un’autonomia tecnico-scientifica al Registro nazionale mesoteliomi e afferma di voler mettere a disposizione fondi per la ricerca sugli aspetti biomedici del mesotelioma. I Centri operativi regionali sono collocati presso strutture del Servizio sanitario, Università o Istituti di ricerca, sono finanziati dai Servizi sanitari regionali, non hanno ricevuto alcun sostegno dall’INAIL e il risultato del loro lavoro confluisce ora presso una struttura che è più lontana di prima dal Ministero della salute.

È ben chiaro a chi lavora per il Registro nazionale del mesotelioma che l’attività è svolta per fornire un quadro epidemiologico a disposizione della sanità pubblica.

L’AIE ha già dichiarato la propria disponibilità al Ministro per favorire progetti di potenziamento delle attività di epidemiologia e di ricerca sul mesotelioma in Italia.

Enzo Merler

Registro regionale veneto dei casi di mesotelioma
Servizio prevenzione igiene sicurezza ambienti lavoro
Azienda unità locale socio-sanitaria locale 16
Padova

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