Attualità
17/06/2014

Come cittadino competente vorrei che la mia ASL...

L’impianto razionale con il quale Carlo Saitto (Dai livelli essenziali di assistenza agli obiettivi minimi di salute. Epidemiol Prev 2013;37(6):354-6) sposta il senso della centralità del diritto alla salute dei cittadini da un obbligo di prestazione (LEA) all’individuazione di obiettivi minimi di salute è pienamente condivisibile.
Sono coerenti, in questo senso, gli esempi nell’ambito dell’assistenza (diabetici) e in quello della prevenzione individuale attraverso diagnosi precoce (tumore della mammella). Vorrei, pertanto, per la mia collocazione e il mio vissuto lavorativo, ampliare lo stesso concetto all’ambito della prevenzione universale.
In particolare vorrei soffermarmi su alcuni determinanti “prossimali” di salute, che, pur essendo fortemente condizionati da quelli “distali”, costituiscono gli ambiti ove maggiormente si può concretizzare l’azione di prevenzione delle ASL. In questo campo, l’obiettivo minimo di salute in termini di prevenzione di popolazione dovrebbe essere, quindi, la riduzione della prevalenza dei maggiori determinanti prossimali che concorrono alla morbosità e mortalità per incidentalità e malattie croniche non trasmissibili (MCNT).
Tuttavia, è noto che la riduzione dell’outcome intermedio, per esempio prevalenza di fumatori, sedentari, obesi, incidentati, dipende solo in parte dall’azione sanitaria. Qual è allora l’obiettivo di salute in prevenzione cui ha diritto il cittadino? È chiaro che in questo caso possiamo solo declinarlo in obiettivi di processo, ma non per questo poco rilevanti.
E quali obiettivi porsi tenendo presente che, come evidenziato da Saitto (e a maggior ragione per quanto concerne i comportamenti), la libertà di scelta è un simulacro agitato ad arte da chi, al contrario, per mestiere orienta tali scelte per propri fini (di lucro) con ogni mezzo necessario? Non esiste libertà di scelta dove non sono sviluppate le competenze e favorite allo stesso modo le opzioni (accessi, costi eccetera) per esercitare tale libertà.

Come cittadino competente:

  • vorrei che la mia Azienda sanitaria fosse il costante garante della mia istanza di salute nelle Amministrazioni, ove politiche realizzate su altri temi (urbanistica, ambiente, mobilità, istruzione) hanno un grande impatto sulla salute della popolazione;
  • vorrei che l’Azienda sanitaria costituisse un esempio virtuoso nella conduzione delle sue politiche interne (nei confronti del fumo, della ristorazione, della mobilità eccetera);
  • vorrei sapere che l’Azienda sanitaria monitora la diffusione locale dei principali determinanti prossimali, comportamentali ma non solo, delle MCNT.

Ecco, l’esistenza di interventi in questi tre ambiti, nel loro insieme poco o nulla sviluppati in molti territori, potrebbe essere l’obiettivo minimo di salute da perseguire nella prevenzione.

Un obiettivo siffatto costituisce una corretta risposta a quella domanda inespressa della popolazione, tipica nella prevenzione universale, che le strutture sanitarie, attraverso tutte le proprie articolazioni e con il contributo dei medici di medicina generale, hanno il compito ineludibile di soddisfare. Si tratta di un obiettivo che, in considerazione sia del peso che ha sulla salute della cittadinanza sia sull’equità della sua distribuzione, corrisponde, direi in maniera paradigmatica, all’interesse di sanità pubblica che cerchiamo di perseguire con tenacia.

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