Attualità
18/12/2013

AIRTUM fa già moltissimo

Senza entrare nello specifico del commento di Benedetto Terracini e Giuseppe Masera (Epidemiol Prev 2013;37(1):102-4) sul Rapporto AIRTUM 2013 I tumori dei bambini e degli adolescenti, in cui i complimenti superano di gran lunga le critiche, mi sembra che il loro giudizio potrebbe essere sintetizzato con la frase «va bene, ma si potrebbe fare di più».

Si può fare “più” di poco e si può fare “più” di molto. AIRTUM fa moltissimo: il primo obiettivo statutario (art. 2a) è quello di «rendere disponibili alle autorità amministrative, agli organi del Servizio sanitario nazionale e alla comunità scientifica i dati». E questo lo fa molto e con costante sviluppo degli strumenti di diffusione: attraverso le monografie che hanno cadenza annuale, tramite il sito (www.registri-tumori.it) dove la Banca Dati è disponibile e interrogabile attraverso una procedura (Itacan) che riporta in ambito italiano, attraverso una collaborazione con la IARC, l’esperienza dei Paesi nordici. Tutti i dati di AIRTUM sono a disposizione dei ricercatori dietro presentazione e valutazione di un protocollo di ricerca. I Registri rendono disponibili i propri dati partecipando a progetti di ricerca internazionali (come Eurocare e Concord) e nazionali (per esempio, SENTIERI). AIRTUM garantisce una presenza costante su E&P con specifici focus sui “numeri dei tumori” e collaborazioni con altre associazioni: con AIOM, per esempio, ha prodotto il volume I numeri del cancro in Italia - 2013. Il tutto è disponibile gratuitamente sul sito.

Un altro aspetto, non minore, è che i dati che AIRTUM rende disponibili sono valutati qualitativamente, e in questo senso sono “certificati” sulla base di criteri oggettivi.

Terracini e Masera forse si riferiscono ad altro; mettere a disposizione non significa utilizzare.

AIRTUM, infatti, non utilizza i propri dati per tutti i possibili usi teorici, e quando  li utilizza, come nel caso della monografia sui tumori infantili e adolescenziali, non riesce ad affrontare la questione – se mai fosse possibile – in termini risolutivi, rispondendo «ai quesiti che la popolazione solleva». AIRTUM dà sempre, come nel caso della monografia in questione, la propria “lettura” dei dati, che per definizione è parziale e legata al disegno degli studi, al loro obiettivo, alle informazioni disponibili, al punto di vista e alle competenze degli estensori.

E le competenze devono essere tante, come dicono Terracini e Masera, e sempre più diversificate: «tossicogenomica, medicina perinatale, biologia molecolare, epigenetica». Ma proprio nel Rapporto in questione AIRTUM ha esteso la collaborazione ad altre professionalità, includendo addirittura 9 capitoli tematici con contributi che vanno dall’eziologia (dove si parla dei fattori di rischio con chiare indicazioni di prevenzione, dove si dispone di elementi per farlo), all’epigenetica, alla psicologia! Quindi l’apertura e la collaborazione auspicate con altre e diverse specialità sono proprio ciò che AIRTUM ha già fatto.

Ma allora, a meno che Terracini e Masera non pensino di far rappresentare tutta la comunità scientifica ad AIRTUM, immagino che il loro incitamento a fare “di più” sia rivolto ad altri destinatari. AIRTUM è disponibile a collaborare con questi, e a farlo con particolare piacere con Terracini e Masera, come è già accaduto nel caso della monografia sui tumori infantili.

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