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15/09/2011

Telefoni mobili e tumori alla testa: è tempo che i dati vengano letti e valorizzati correttamente

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Premessa

Il lavoro conclusivo del Progetto Interphone1 – pubblicato nel 2010 – sui rischi di tumori cerebrali maligni (gliomi) e benigni (meningiomi) tra gli utilizzatori di soli telefoni cellulari (non cordless) ha tratto conclusioni sostanzialmente tranquillizzanti circa l’assenza di tali rischi. Tuttavia, non sono stati considerati i risultati di altri lavori, in particolare quelli di Hardell sull’argomento che documentano invece un aumento (>=100%) statisticamente significativo (s.s.) del rischio di tumori cerebrali e di neuromi acustici dopo uso o latenza >= 10 anni di telefoni cellulari e cordless.2,3 Rothman,4 nel commentare l’ultima metanalisi dell’ICNIRP5 – firmata anche da alcuni ricercatori del Progetto Interphone (Ahlbom, Feychting e Swerdlow) – pur osservando che “gli autori della metanalisi non sono riusciti a identificare un solo problema metodologico in grado di spiegare la differenza di risultati tra i lavori di Hardell e quelli di altri autori”, insiste nel ritenere che “una serie di decisioni metodologiche, di strumenti analitici e di modalità di presentazione dei dati siano la spiegazione più plausibile di questa discordanza”; ribadisce che “in assenza di ulteriori informazioni, non è possibile stabilire se le conclusioni debbano essere tratte escludendo i lavori di Hardell o quelli degli altri autori”; e conclude affermando che “una ragionevole priorità per chi volesse cimentarsi con una revisione della letteratura sull’argomento dovrebbe consistere nell’esaminare con più attenzione le differenze metodologiche fra i due protocolli in questione”. Questo è quanto abbiamo anticipato in alcune note6,7 e che svilupperemo in questo articolo, con riferimento a tutti gli studi epidemiologici caso-controllo e di coorte pubblicati a tutt’oggi sul-l’argomento.

Metodologia

Abbiamo identificato preliminarmente, sulla base delle specificità che presenta il tema in esame, i parametri essenziali per valutare l’affidabilità dei risultati dei lavori sulla relazione tra esposizione a TM e rischio di tumori. I tumori alla testa correlabili all’uso deiTM sono piuttosto rari: 2,3,8,9 l’incidenza “storica”, basata sui dati dei Registri tumori è, su 100 000 abitanti, di 10-15 casi/anno di tumori maligni e 3 tumori benigni al cervello, 1 tumore benigno ai nervi cranici, e 1-2 tumori maligni e benigni alle ghiandole salivari compresa la parotide.Tuttavia, secondo dati dell’International Telecommunications Union, gli abbonamenti ai cellulari erano già più di 5 miliardi in tutto il mondo alla metà del 2010, mentre mancano dati sugli utilizzatori di cordless (secondo una stima attendibile sarebbero almeno 2 miliardi). Pertanto, vista l’entità della popolazione esposta – nonostante la rarità dei tumori in questione – anche un incremento modesto (20-30%) ma s.s. del rischio di questi tumori darebbe luogo a un numero rilevante di casi aggiuntivi, con gravi sofferenze per chi ne è colpito e ingenti spese sociali. I tumori di cui sopra hanno inoltre uno sviluppo lento (fino a più di 30 anni), mentre i TM sono stati introdotti in alcuni Paesi (Stati Uniti, Paesi Scandinavi, Israele) verso la metà degli anni Ottanta e sono entrati comunemente in uso dai primi anni Novanta, cioè da una ventina d’anni. Tuttavia, come avviene per altri tumori a lunga latenza come sono quelli indotti dal fumo di tabacco, dall’asbesto e dalle radiazioni ionizzanti, anche i tumori da uso diTM potrebbero essere in parte diagnosticati già dopo 10-15 anni d’uso o di latenza. Le ricerche epidemiologiche sugli utilizzatori diTM riguardano tumori diagnosticati nel periodo 1997-2003 (Hardell: solo Svezia) o 2000-2004 (Progetto Interphone: vari Paesi compresi i Paesi Scandinavi e Israele), pertanto includono anche soggetti esposti da ≥ 10-15 anni. Infine va tenuto presente che la radiazione a radiofrequenza emessa daiTM penetra, in un individuo adulto, solo per pochi centimetri, quasi esclusivamente (97-99%) nell’area temporale del lato della testa sul quale viene abitualmente utilizzato il TM. Di conseguenza i tumori eventualmente correlati con tale uso sono localizzati prevalentemente su questo lato – tumori ipsilaterali o omolaterali – e difficilmente interessano altre aree della testa, in particolare quella controlaterale.2,3,8 Pertanto, tra i dati da identificare per valutare l’affidabilità delle stime di rischio di tumori alla testa negli utilizzatori di TM rivestono particolare rilievo:

  • l’inclusione nello studio di tutti i soggetti esposti ai TM (cellulari, ma anche cordless), in particolare di quelli più esposti:
  • utilizzatori contemporaneamente di più tipologie di TM,
  • abitanti in zone rurali dove, a causa della minore diffusione dei ripetitori per la telefonia mobile, la scarsa copertura del segnale elettromagnetico determina una maggiore emissione compensativa da parte della batteria del cellulare, 
  • soggetti che hanno iniziato a usare i TM in età giovanile;
  • la compatibilità tra durata dell’esposizione o tempo di latenza e tempo di progressione dei tumori esaminati (>= 10 anni);
  • l’analisi della lateralità del tumore rispetto alla lateralità d’uso abituale dei TM;
  • l’inclusione di tutte le tipologie di tumori alla testa possibilmente correlati con l’esposizione ai TM;
  • il n. di casi e controlli esposti e non esposti selezionati, e la loro percentuale di partecipazione allo studio;
  • la distribuzione dei valori di rischio diversi da 1, la loro significatività statistica e la probabilità che la loro distribuzione (% di OR > e < 1) sia dovuta o meno al caso;
  • la completezza e la citazione corretta dei dati inclusi nelle metanalisi;
  • l’assenza di significativi conflitti di interesse che potrebbero falsare l’impostazione e i risultati dello studio.

Risultati

I primi studi caso-controllo

Tra il 1996 e il 2004 sono stati pubblicati 4 studi caso-controllo,10-13 l’ultimo dei quali di un autore che ha preso parte anche al Progetto Interphone (Auvinen). In questi lavori:

  • non si rileva alcun aumento del rischio di tumori al cervello e al nervo acustico associato all’uso di soli telefoni cellulari, anzi viene riportata un’elevata percentuale (70-85%) di OR < 1 s.s. (limite superiore dell’IC95% < 1), con probabilità molto bassa che tale distribuzione sia casuale;
  • in tre di questi studi prevale la partecipazione di controlli esposti rispetto ai non esposti, tale da ridurre la stima del rischio fino a > 30% 11,12 e addirittura del 58%;10
  • nessuno dei soggetti inclusi nei 4 studi è stato esposto per almeno 10 anni (tempo medio di latenza: 4-5 anni);
  • tre lavori 10,11,13sonofinanziatidacompagnieditelefoniamobile, mentre uno 12 non riporta alcuna fonte di finanziamento.

Gli studi caso-controllo di Hardell

A partire dal 1999 Hardell ha pubblicato i risultati di studi caso-controllo nei quali la numerosità dei soggetti esaminati è progressivamente aumentata, e 4 pooled analyses dei dati raccolti nel periodo 1997-2003:

  • la 1adi queste comprende 905 casi e 2 162 controlli e riguarda tumori maligni al cervello:2 i casi sono 539 astrocitomi (il principale sottotipo dei gliomi) di elevato grado e 124 di basso grado di invasività, 93 oligodendrogliomi, 78 gliomi di vario tipo, 6 medulloblastomi, 19 ependimomi e 46 tumori maligni di altro tipo;
  • la 2a comprende 1 255 casi e 2 162 controlli e riguarda tumori benigni al cervello e al nervo acustico:3 i casi sono 916 meningiomi, 243 neuromi acustici, 34 adenomi pituitari e 62 tumori benigni di altro tipo;
  • la 3a e la 4a presentano nuove elaborazioni dei dati.14,15

I risultati delle pooled analyses evidenziano incrementi di rischio s.s. e consistenti (OR >= 2) di tutti i tumori esaminati, in particolare degli astrocitomi, di altri tumori cerebrali maligni e di neuromi acustici dopo >= 10 anni di latenza o di uso continuato di cellulari analogici e digitali, e anche degli astrocitomi e dei meningiomi dopo uso di soli cordless (tabella 1). L’ analisi dei dati degli ultimi 4 studi caso-controllo di Hardell16-19 e delle 4 pooled analyses2,3,14,15 mostra che:

  • la percentuale di partecipazione allo studio è sempre molto alta (84-91%) sia per i casi che per i controlli;
  • la percentuale di soggetti esposti è elevata (mediamente 60%, ma in alcuni studi arriva al 70-80%) ed è equivalente sia per i casi sia per i controlli;
  • la percentuale di casi e di controlli esposti per o da >= 10 anni è rispettivamente del 18% e del 13% sul totale di soggetti esposti;
  • il tempo cumulativo di esposizione ai TM è significativo: 194 casi per > 1 000 ore, e 85 per > 2 000 ore, per almeno 10 anni; cioè da > 16 a > 32 min/giorno;
  • gli utilizzatori di cordless, i minori di 20 anni e gli abitanti in aree rurali sono inclusi;
  • vengono analizzate separatamente varie tipologie di tumori maligni e benigni alla testa (vedi sopra) – e non solo gliomi, meningiomi e neuromi;
  • viene analizzata la lateralità dei tumori rispetto alla lateralità d’uso dei TM: tra i casi con esposizione da o per >= 10 anni, quelli con tumore ipsilaterale sono il 16%;
  • sul totale di valori di OR <> 1 più del 90% sono > 1, e il 37% di questi sono s.s. (limite inferiore dell’IC95%>1);
  • la probabilità che una distribuzione così asimmetrica dei valori di OR sia casuale è praticamente nulla (figura 1A).

Anche la relazione dose-risposta è ben documentata:

  • il rischio è prevalente sul lato della testa sul quale viene usato il TM (ipsilaterale). Solo per gli astrocitomi si osserva un aumento s.s. (OR > 2) anche del rischio controlaterale (tabella 1) il che, secondo gli autori, potrebbe dipendere dal fatto che questi tumori, che originano nello spazio ventricolare e sub-ventricolare del cervello, possono in parte svilupparsi anche in direzione controlaterale;
  • il trend per l’aumento dell’OR in funzione del tempo di utilizzo è s.s.;
  • il rischio è maggiore nelle aree rurali, dove la copertura del segnale per l’utilizzo del cellulare è limitata per lo scarso numero di stazioni radio-base, e di conseguenza l’emissione compensativa della batteria del cellulare è molto alta (fino a > 80 V/m), rispetto alle aree urbane dove la copertura è quasi sempre ottimale e l’emissione del cellulare è molto più bassa (< 1 V/m);
  • l’uso contemporaneo di diversi tipi di TM aumenta il rischio;
  • in chi ha iniziato a usare i TM prima dei 20 anni il rischio è nettamente maggiore rispetto in chi ha iniziato in età più avanzata.

Hardell e i suoi collaboratori hanno eseguito anche varie metanalisi dei loro dati e di quelli prodotti dall’Interphone (vedi sotto), limitatamente ai soggetti con >= 10 anni di latenza o di uso continuato dei TM,20-22 trovando aumenti rilevanti e s.s. dei gliomi (OR = 2.0) e dei neuromi (OR = 2.4) ipsilaterali e un aumento ai limiti della significatività dei meningiomi cerebrali ipsilaterali, e anche altri,23-26 compresi gli autori del presente rapporto,27 mediante metanalisi condotte con lo stesso criterio, hanno ottenuto risultati simili (tabella 2).

Questi aumenti sono inferiori a quelli riscontrati da Hardell nelle pooled analyses dei suoi soli dati (tabella 1) perché sono “diluiti” dai risultati dell’Interphone nei quali il rischio è, a nostro parere, largamente sottostimato (vedi sotto). Da segnalare il fatto che i risultati della metanalisi di Hardell 200720 sono stati presi ariferimentodall’AIOM28 persostenereche“unaumentodel rischio di neuromi del nervo acustico e di gliomi cerebrali è stato dimostrato negli utilizzatori a lungo termine (>= 10 anni) di telefoni cellulari o cordless”, e per raccomandare “un uso cautelativo dei telefoni mobili”.

 

Gli studi caso-controllo dell’Interphone

A partire dal 2004 sono stati pubblicati 17 studi caso-controllo del Progetto Interphone varato dalla IARC nel 2000,29-45 oltre a 2 metanalisi 5,46 e 1 lavoro conclusivo sui gliomi e meningiomi.1 Questi studi sono commentati dai loro autori e pubblicizzati come privi di evidenze di aumento del rischio di tumori alla testa in utilizzatori di TM. Tuttavia, l’analisi dei dati di ogni singolo lavoro 27 mostra che i requisiti metodologici sopra elencati non vengono soddisfatti. Infatti:

  • la definizione di “uso abituale dei cellulari”, intesa come “almeno una telefonata/settimana per almeno sei mesi”, è inadeguata. Infatti, ammesso che esista un rischio oncogeno conseguente all’uso dei cellulari, questo viene “diluito” a causa del prevalere, nel campione in esame, di soggetti esposti per troppo poco tempo: l’utilizzo medio dei cellulari nei soggetti “esposti” dell’Interphone è di appena 2-5 min/giorno;
  • gli utilizzatori di cordless sono considerati “non esposti”, nella presunzione che l’emissione elettromagnetica di questo tipo di TM sia irrilevante o comunque molto inferiore a quella dei cellulari, mentre è vero proprio il contrario,47 tant’è che Hardell trova aumenti s.s. del rischio di astrocitomi e di meningiomi totali e soprattutto ipsilaterali anche negli utilizzatori di soli cordless da o per >= 10 anni (tabella 1);2,3,14,15
  • solo il 5% del totale dei casi è “esposto” per o da >=10 anni e solo il 2% del totale è affetto da tumore ipsilaterale. Ciononostante, nell’analisi dei dati vengono enfatizzati i risultati complessivi – tumori totali sul totale dei soggetti esaminati – e viene dato scarso o nullo rilievo ai dati relativi al sottogruppo dei tumori ipsilaterali negli esposti da o per >= 10 anni;
  • la percentuale di casi o controlli esposti per o da >= 10 anni in alcuni studi è estremamente limitata: 0% in 4 studi,35,39,42,43 =< 10% in 9,29-32,36-38,41,45 nemmeno indicata in 1; 34
  • gli utilizzatori di cellulari da prima dei 20 anni e quelli residenti in zone rurali non sono inclusi tra gli esposti nella maggior parte degli studi;
  • tra i tumori alla testa possibilmente correlati con l’uso dei TM, vengono esaminati solo i gliomi, i meningiomi, i neuromi acustici e i tumori parotidei;
  • la partecipazione di casi o controlli allo studio è scarsa: =< 50% in 5 studi,33,34,36,40,44 =< 60% in 4,35,37,42,45 =< 70% in altri 5; 29,32,38,39,42
  • la percentuale di casi o controlli esposti è scarsa: < 40% in 2 studi,37,42 =< 50% in 4,29,32,39,44 =< 60% in 10,30,31,33,35,36,38,40,42,45 nemmeno indicata in 1;34
  • non essendo il protocollo in cieco (vedi box 1), i controlli utilizzatori di cellulari (esposti) sono invogliati a partecipare, mentre i non utilizzatori declinano l’invito (selection bias): ciò dà luogo a una prevalenza di controlli esposti che, da sola, porta a una sottostima del valore di OR che arriva a >= 15%,35,45 >= 25%,29,31,32 >= 30%; 42,44
  • su 1084 valori di OR <> 1, il 76% è <1, il 13% dei quali è s.s.: la percentuale dei valori di OR <1 è addirittura = 100% in 1 lavoro,34 >= 90% in 2 lavori,31,44 >= 80% in 6,35,37,39,40,42 >= 70% in 2,29,32 >= 60% in 4;33,38,41,45 e la probabilità che questa distribuzione così asimmetrica dei valori di OR sia casualeè < 0,01 in 5 lavori,29,33,34,38,41 <0,001 in 1,32 e praticamente nulla in altri 6 31,36,37,39,41,44 e sul totale dei dati (figura 1B). Anche Lloyd Morgan48 ha applicato lo stesso test a 11 studi dell’Interphone con 210 OR < 1 (76%) e ha trovato che la probabilità che ciò sia casuale è di 6x10-20;
  • in 3 studi 29,38,42 i valori di OR addirittura diminuiscono con l’aumentare del tempo di esposizione o di latenza. Nonostante questi limiti, nei lavori dell’Interphone nei quali è riportata la localizzazione dei tumori su un numero adeguato di soggetti esposti da o per >= 10 anni,1,30,33,36,40,43 si rileva un aumento s.s. del rischio di tumori ipsilaterali rispetto ai tumori totali, e ancor più rispetto ai controlaterali – come si verifica nei dati di Hardell, e in accordo con l’ipotesi di un effetto oncogeno dei TM prevalente sul lato della testa abitualmente irradiato (rapporto causa-effetto) – e anche dati di incremento s.s. del rischio di tumori totali sono presenti in alcuni lavori dell’Interphone (tabella 3). 37,41,43 Inoltre, anche quando non c’è evidenza di aumento s.s. del rischio di tumori, si nota un aumento dei valori di OR ipsilaterali molto maggiore rispetto ai valori totali, e una netta diminuzione di quelli controlaterali: per esempio, sia per i gliomi sia per i meningiomi,31 per i tumori parotidei38 e ancora per i gliomi39 e per i meningiomi.44

In conclusione, analizzando con spirito critico i dati dell’Interphone e considerando la sistematica sottostima del rischio che caratterizza il protocollo utilizzato, anche da questo studio emerge con sufficiente chiarezza l’incremento del rischio di tumori ipsilaterali alla testa (gliomi, neuromi acustici, tumori parotidei, e anche meningiomi) provocato dall’uso di soli cellulari dopo lunga latenza o uso prolungato dei TM ( >= 10 anni).

Recall errors e selection bias come possibili cause di errata stima del rischio

Gli autori dell’Interphone hanno pubblicato vari studi sui bias metodologici e gli errori presenti nel protocollo adottato, che potrebbero aver dato luogo a una errata stima dei valori di rischio:34,49-51 gli errori sono attribuiti soprattutto al fatto che l’esposizione viene determinata sulla base dei dati auto-riportati dai partecipanti allo studio caso-controllo (recall errors). In particolare si sostiene che gli aumenti di rischio osservati in alcuni studi (tabella 3) potrebbero essere dovuti al fatto che, non essendo il protocollo in cieco, i casi sarebbero portati ad attribuire all’uso dei cellulari la causa dei tumori dai quali sono affetti, e pertanto a sovrastimare l’esposizione ai TM. Tuttavia recentemente Hardell 52 ha pubblicato i risultati di uno studio caso-controllo sui tumori maligni al cervello; i casi erano soggetti deceduti e pertanto non avevano potuto influenzare con la loro valutazione la stima dell’esposizione – in questo studio questa stima è stata ricavata mediante un questionario inviato al parente più prossimo dei casi e dei controlli deceduti, parente presumibilmente meno influenzabile perchè non coinvolto personalmente dalla malattia. Lo studio rileva che l’uso di cellulari analogici e digitali è associato a un aumento s.s. del rischio di mortalità per i tumori maligni ipsilaterali al cervello, più elevato nel gruppo con latenza > 10 anni (OR=2.4; IC95% 1.4-4.1) e che tende ad aumentare con l’aumentare del numero di ore d’uso dei cellulari, raggiungendo il massimo nel gruppo con > 2 000 ore d’uso (OR=3,4; IC95% 1.6-7.1).

Per quanto riguarda invece l’influenza che i selection bias potrebbero avere avuto nel dare luogo alla sottostima del rischio di tumori alla testa negli utilizzatori di cellulari, anche nei 4 studi di coorte pubblicati sull’argomento 53-56 siconstata una analoga sovrabbondanza di dati che sembrano indicare una riduzione del rischio negli esposti: 80-90% delle stime di rischio sono <1, in parte rilevante (30-60%) s.s., e la probabilità che questa distribuzione dei valori di rischio sia casualeè<0.01,55 <0.001 54,56 opraticamentenulla.53 In questi studi – tutti finanziati o cofinanziati dalle compagnie di telefonia mobile, tre dei quali 54-56 opera di ricercatori che hanno partecipato all’Interphone (Johansen e Schuz) – l’esposizione è determinata in base al fatto che i soggetti in esame lavoravano per una industria che produce telefoni cellulari (Motorola) o perché sottoscrittori di contratti con le compagnie telefoniche – quindi senza che ci sia stato bisogno di raccogliere i dati di esposizione tramite interviste. Inoltre, i dati di incremento del rischio di malattia o di mortalità sono ricavati in questo caso dal confronto con i dati dei Registri tumori nazionali.

Inoltre, in questi lavori la riduzione del rischio riguarda non solo i tumori alla testa e al sistema nervoso centrale ma anche organi che sicuramente non sono colpiti dalle radiazioni emesse durante l’uso dei cellulari (in particolare polmoni, stomaco, fegato e pancreas), e addirittura tutte le forme di cancro, i problemi cardiaci, la cirrosi epatica e gli incidenti automobilistici. Come se l’esposizione alle radiofrequenze emesse dai cellulari fosse in grado di proteggere non solo dal rischio di tutte le forme di cancro, ma anche di migliorare la qualità della vita (healthy worker effect). Chiaramente questi risultati sono dovuti a un effetto riduttivo sulla valutazione del rischio, provocato da errori sistematici e da condizionamenti metodologici.

Hardell versus Interphone: gli ultimi studi pubblicati

 Particolarmente interessanti sono i risultati dell’ultima metanalisi di Hardellche comprende anche dati dell’Interphone: 22 mentre dal totale dei dati esaminati non risulta alcun aumento del rischio di tumori alla testa negli utilizzatori diTM, limitando l’analisi ai soli tumori ipsilaterali nei soggetti con >= 10 anni di latenza o d’uso dei TM, si evidenzia un aumento rilevante e s.s. del rischio sia per i gliomi (OR=1.9; IC95% 1.4-2.4) che per i neuromi acustici (OR=1.6; IC95% 1.1-2.4). Se poi si separano i dati relativi ai due gruppi di provenienza, si vede che tra i dati di Hardell c’è sempre un’ampia prevalenza di valori di OR > 1 (91% sul totale di tumori, addirittura 100% sui soli tumori ipsilaterali), in gran parte s.s. (52% e 60% rispettivamente), con probabilità praticamente nulla che una distribuzione così asimmetrica del valore di rischio sia casuale. Invece tra i dati totali dell’Interphone prevalgono gli OR<1 (67%), in parte (14%) s.s. Ma, se l’analisi dei dati Interphone si limita ai soli tumori ipsilaterali, la distribuzione si capovolge: 90% dei valori di OR sono > 1 e, di questi, il 22% sono s.s. (figura1C).

Questi dati confermano che, tra i requisiti che uno studio epidemiologico sull’argomento deve avere, è determinante l’individuazione dei soggetti portatori di tumori ipsilaterali e con >= 10 anni di esposizione o di latenza. Per contro, l’esame del lavoro conclusivo del Gruppo di Studio Interphone sui gliomi e i meningiomiconferma i limiti più importanti tra quelli individuati nei singoli studi di tale Progetto (vedi sopra):

  • la partecipazione allo studio dei casi selezionati è scarsa (78% per i meningiomi e 64% per i gliomi) e ancor più lo è quella dei controlli (53%);
  • il tempo cumulativo d’uso dei cellulari è limitato: 75 ore per i meningiomi (mediamente 2 ore/mese, cioè 4 min/giorno) e 100 ore per i gliomi (mediamente 2.5 ore/mese, cioè 5 min/giorno);
  • la percentuale di casi con >= 10 anni di latenza e di regolare uso ipsilaterale dei cellulari è molto limitata: 3% per i meningiomi, e 6.5% per i gliomi;
  • complessivamente, la prevalenza di valori di OR < 1 è molto elevata (>80%), e più del 30% di questi sono s.s.; invece, l’analisi limitata ai soli soggetti con tempi cumulativi d’uso più elevati mostra una netta prevalenza di valori di OR > 1: 90% per i meningiomi e 100% per i gliomi, e il 20% di questi ultimi è s.s. – con probabilità praticamente nulla che questa distribuzione così asimmetrica dei valori di OR sia casuale (figura 1D);
  • usando come gruppo di riferimento quello col tempo di latenza più breve dall’inizio dell’uso regolare dei cellulari – con lo scopo di correggere la sottostima del rischio causata dalla ridotta partecipazione dei controlli non esposti – i valori di OR per i gliomi sono quasi tutti > 1, il 30 % dei quali s.s., con una chiara relazione dose–risposta: in particolare, tra gli esposti da >= 10 anni c’è un rischio raddoppiato di sviluppare tumori maligni al cervello, soprattutto ipsilaterali (OR=1.96; IC95% 1.22-3.16), maggiore rispetto ai tumori totali (1.82; IC95% 1.15-2.89) e ancor più rispetto ai controlaterali (1.25; IC95% 0.64-2.42, vedi tabella 3 in questo testo, tabella 5 nel lavoro Interphone e tabella nella sua appendice 2 online).

Anche i dati estrapolati dai lavori dell’Interphone, nei quali venga determinata la ipsilateralità dei tumori su un numero adeguato di soggetti esposti da o per >= 10 anni, confermano dunque un aumento s.s. del rischio di gliomi, neuromi acustici e tumori parotidei ipsilaterali, maggiore rispetto ai tumori totali e ancor più rispetto ai controlaterali – come si verifica nei dati di Hardell e in accordo con l’ipotesi di un effetto oncogeno dei TM prevalente sul lato della testa abitualmente irradiato (rapporto causa-effetto).

BOX 1: clicca qui sotto per visualizzarlo

Errori metodologici e bias del protocollo non in cieco dell’Interphone. Affidabilità del protocollo in doppiocieco adottato da Hardell
Methodological errors and bias of the nonblind protocol by Interphone. Reliability of the doubleblind protocol by Hardell

1 Interphone: inadeguata valutazione dell’“uso regolare dei cellulari”, definito come “almeno 1 telefonata/settimana, per 6 mesi”: il tempo medio di utilizzo è di 25 min/giorno, spesso per <5 anni. Hardell: uso significativo dei TM. Tra i casi, 194 hanno > 1 000 ore d’uso dei TM, 85 ne hanno > 2 000; cioè da 16 a 30 min/giorno da o per 10 anni.

2 Interphone: insufficiente tempo di esposizione o di latenza rispetto al tempo di sviluppo dei tumori esaminati. 10 anni solo nel 5% dei casi. Hardell: esposizione e latenza compatibili col tempo di sviluppo dei tumori esaminati. Il 18% dei casi è esposto da 10 a 15 anni.

3 Interphone: mancata inclusione degli utilizzatori di cordless, che pure sono soggetti esposti. Hardell li include.

4 Interphone: mancata inclusione dei minori di 20 anni che sono tra i più esposti. Hardell li include.

5 Interphone: mancata inclusione degli abitanti in zone rurali che sono tra i più esposti. Hardell li include.

6 Interphone : mancata inclusione dei casi deceduti e di quelli troppo debilitati per rispondere all’intervista fatta durante il ricovero postoperatorio. Hardell: li include (vedi punti 12, 13 qui sotto.

7 Interphone : mancata distinzione della lateralità dei tumori in rapporto alla lateralità d’uso dei cellulari. I casi con tumori ipsilaterali e con 10 anni di esposizione o di latenza sono meno del 2% del totale dei casi. Hardell: analizza la lateralità dei tumori in rapporto alla lateralità d’uso dei TM (> 16% dei casi con tumori ipsilaterali tra quelli con 10 anni di esposizione o di latenza).

8 Interphone: mancata analisi di altri tipi di tumori maligni e benigni al cervello, a parte astrocitomi e meningiomi. Hardell analizza molti altri tipi di tumori maligni e benigni al cervello, oltre ad astrocitomi e meningiomi (v.paragrafo "Gli studi caso-controllo di Hardell").

9, 10 Interphone: bias di partecipazione e di selezione dei controlli. La partecipazione dei controlli è ridotta fino al 50%. Non essendo il protocollo in cieco, gli esposti sono invogliati a partecipare, mentre i non esposti in gran parte rinunciano, il che determina una riduzione significativa della stima del rischio (fino al;30%). Hardell: essendo il protocollo “in cieco”, esposti e non esposti partecipano allo studio in eguale proporzione e in percentuale molto elevata (80-90%).

11 Interphone: bias di raccolta dati. I controlli sono intervistati più tardi(anche dopo più di 9 mesi) rispetto ai casi e – data la rapida diffusione dell’uso dei TM – gli esposti sono in percentuale maggiore nei controlli che nei casi. Hardell: i dati sono raccolti contemporaneamente sia tra i casi che tra i controlli.

12, 13 Interphone: inaffidabilità dei dati e bias di attribuzione della lateralità d’uso del cellulare. Quando i soggetti sono troppo debilitati le informazioni sull’uso dei TM, fornite da un parente (fino al 40% dei casi),sono poco affidabili. Inoltre il paziente – intervistato facciaafaccia durante il ricovero postoperatorio – può riferire la lateralità d’uso più recente che, a causa dei disturbi provocati dal tumore, non coincide con quella abituale prima della comparsa del tumore stesso. Gli intervistatori conoscono lo stato del soggetto (caso o controllo; esposto o non esposto). Hardell: i dati sono raccolti in doppio cieco mediante questionario inviato ai casi nelle loro abitazioni, dopo la fine del ricovero durante la loro convalescenza; inoltre i dati sono sempre forniti dagli interessati.

14 Interphone: bias di documentazione. Nella bibliografia a supporto dell’esito tranquillizzante del lavoro sono riportati, senza valutazione critica, i dati “negativi”, mentre i dati positivi di Hardell sono ignorati, sottovalutati o opportunamente selezionati. Hardell: i lavori dell’Interphone sono sempre citati ed analizzati criticamente: i dati significativi ( 10 anni di esposizione o di latenza ed ipsilateralità dei tumori) vengono inclusi nelle metanalisi (vedi tab.2).

15 Interphone: bias di finanziamento. I lavori sono tutti cofinanziati dalle compagnie di telefonia mobile, e i risultati complessivi sono pubblicizzati come tranquillizzanti, mentre quelli positivi – pure presenti in molti lavori dell’Interphone (v. tab.3) – non vengono sottolineati, e a volte nemmeno inclusi nelle metanalisi.

Hardell: i lavori sono sempre finanziati solo da enti pubblici.

Valutazioni critiche sugli studi Interphone

Hardell e i suoi collaboratori hanno pubblicato diversi articoli sugli errori metodologici presenti nel protocollo Interphone e sulle conseguenti carenze dei dati sperimentali.8,57-59 Anche Saracci e Samet,60 nel loro commento in appendice allo studio Interphone sui tumori cerebrali1 – dal titolo già molto significativo Call me on my mobile phone... or better not? – a look at the Interphone study results – hanno sottolineato alcuni dei più importanti bias presenti in questo studio, tra quelli sopra elencati. Chiaramente le nostre analisi riducono l’incertezza della risposta al quesito, risposta che dovrebbe essere: «better not». Infine, Cardis e Sadetzki (la prima già coordinatrice del-l’Interphone, e la seconda autrice del lavoro Interphone sul-l’aumento dei tumori parotidei negli utilizzatori abituali e da lunga data di telefoni cellulari) 43 hanno pubblicato un editoriale nel marzo di quest’anno61 nel quale per la prima volta mostrano positiva attenzione ai dati di Hardell.2,3,19 Inoltre, tale editoriale riprende e approfondisce le osservazioni di Saracci e Samet e lascia pochi dubbi sulla pertinenza delle critiche formulate. Inoltre Cardis e Sadetzki non si limitano alle critiche, ma segnalano tra i dati dell’Interphone un aumento fino al raddoppio e s.s. del rischio di tumori cerebrali maligni, e sottolineano come questi dati – stringenti per tempo consistente di utilizzo dei cellulari, continuità d’uso, latenza di almeno 10 anni, ipsilateralità – suggeriscano l’esistenza di una possibile associazione tra uso dei cellulari e aumento del rischio di tumori alla testa.

Possibili conflitti di interesse

Il contrasto tra i dati positivi di Hardell e quelli negativi, o comunque presentati come rassicuranti, dell’Interphone è stato analizzato dagli autori delle metanalisi di 24 studi caso-controllo, 62 i quali trovano una correlazione positiva tra uso dei TM e aumento s.s. del rischio di tumori alla testa in 10 “high-quality studies” (7 di Hardell, solo 1 dell’Interphone, 2 di altri gruppi), e invece una correlazione negativa (cioè un effetto apparentemente protettivo dell’uso deiTM) in 14 “low-quality studies” (12 dell’Interphone, 2 di altri gruppi, nessuno di Hardell). I principali elementi utilizzati da questi autori per la valutazione della “qualità dei lavori” sono i seguenti:

  • protocollo in cieco o non in cieco;
  • assenza o presenza di bias di partecipazione e di selezione dei casi e dei controlli;
  • esposizione congrua o incongrua ai fini di un possibile effetto oncogeno;
  • tempo di esposizione o di latenza sufficiente o insufficiente in rapporto ai tempi di sviluppo e alle possibilità di diagnosi dei tumori esaminati;
  • analisi o mancata analisi della lateralità dei tumori;
  • finanziamenti pubblici o da compagnie di telefonia mobile.

La conclusione di questi autori è che “si debbono citare le fonti di finanziamento di questi studi perché è possibile che queste abbiano influenzato i rispettivi protocolli metodologici e i risultati”. I lavori di Hardell sono sempre finanziati solo da enti pubblici, mentre i lavori dell’Interphone sono co-finanziati dall’Unione europea e dalle principali associazioni che rappresentano le compagnie di telefonia mobile attive a livello mondiale (Mobile Manufacturers Forum e Global System for Mobile Communication Association). Gli autori dell’Interphone hanno ricevuto ulteriori finanziamenti dalle rispettive compagnie di telefonia mobile nazionali,33,34,36,37,41,49,50 o da altri enti privati.32,55 Questi fondi aggiuntivi non sono inclusi nel protocollo Interphone che avrebbe dovuto garantire la completa indipendenza scientifica dei ricercatori, anche se vari autori sottolineano che neppure tali fondi hanno condizionato le loro ricerche.

Nonostante ciò, tra gli autori responsabili dei 17 lavori Interphone, 10 non dichiarano nulla a proposito di eventuali conflittidiinteresse,29-34,36,40,43,44 altri3 37,38,42 riportano“ conflitti di interesse: nessuno dichiarato” (non è chiaro se questa formula è opera degli autori o dell’editore), e 4 dichiarano di non avere “nessun conflitto di interessi”.35,39,41,45

Anche altri lavori con risultati negativi citati nella presente rassegna sono stati finanziati dall’industria della telefonia mobile.10,11,13,53-56

L’intervento degli operatori di telefonia mobile nelle ricerche su un tema di tale rilevanza sanitaria e sociale, nonostante le rassicurazioni fornite dai ricercatori circa la loro indipendenza, non può non destare preoccupazione, visti i limiti metodologici – con effetto fortemente riduttivo sulla valutazione del rischio – di questi lavori, i risultati ottenuti e l’interpretazione sostanzialmente rassicurante di tali risultati fornita, oltre che dagli stessi autori, da svariate agenzie internazionali preposte alla tutela della salute (IARC,63 OMS,64 ICNIRP,65 UICC, 66 FDA,67 NCI,68 HPA69).

Conclusioni

L’analisi comparata dei risultati degli studi epidemiologici sulla relazione tra uso dei TM e rischio di tumori alla testa, basata sui criteri indicati nella premessa alla presente rassegna, evidenzia l’affidabilità della metodologia e dei risultati positivi di Hardell, e mette in luce una serie di limiti, errori e condizionamenti negli studi negativi dell’Interphone e di altri autori. Resta da chiedersi se già oggi sia possibile una valutazione del rischio provocato dall’uso dei TM in termini di casi aggiuntivi di tumori alla testa. Lloyd Morgan,48 pur sottostimando al 50% il numero di utilizzatori di cellulari, senza considerare il rischio per gli utilizzatori di cordless e assumendo una latenza di 30 anni per i tumori indotti dai TM, ha calcolato un’incidenza aggiuntiva di 380 000 tumori alla testa entro il 2014 solo negli USA, il che comporterebbe un aumento della spesa sanitaria di 10 mld di dollari, e la necessità di aumentare il numero di neurochirurghi di almeno 7 volte. Tenuto conto del numero reale di abbonamenti ai cellulari (già più di 5 miliardi alla metà del 2010), dei dati di Hardell sul raddoppio del rischio di tumori alla testa già dopo 10-15 anni di latenza o d’uso dei TM (anche solo dei cordless), e del rischio maggiore per chi ha iniziato a usare i TM in giovane età, è chiaro che la cifra sopra indicata rappresenta solo la punta di un iceberg la cui vera entità – comunque molto preoccupante per le previsioni di aumento della spesa sanitaria, dei costi sociali e delle sofferenze personali – potrà essere accertata solo tra 10-20 anni. Noi riteniamo che gli incrementi dei rischi oncogeni correlati all’uso dei TM, supportati da una ricca documentazione sulla plausibilità biologica di tale azione cancerogena,27,70-73 giustifichino già oggi l’applicazione del principio di minimizzazione a questi tipi di esposizioni, come raccomandato anche dalla European Environment Agency e dal Parlamento europeo, mediante:

  • l’adeguamento dei limiti di esposizione agli obiettivi di qualità cautelativi (0,5 V/m anziché 6 V/m, oggi in vigore in Italia), anche nell’uso dei TM;
  • la limitazione dell’uso dei cellulari e dei cordless da parte dei minori di 14 anni;
  • la limitazione della diffusione delle tecnologie wireless nelle scuole e nei luoghi molto frequentati (biblioteche, uffici);
  • l’informazione a partire dalle scuole sui rischi da esposizioni a radiofrequenze, accompagnata da misure volontarie di autotutela basate sull’uso cautelativo delle varie tecnologie, in particolare dei TM.

Va dunque senz’altro condivisa la conclusione di Cardis e Sadetzki 61 secondo le quali «ci sono oggi più di 4 miliardi di persone, inclusi i bambini, che usano i telefoni mobili. Anche un rischio modesto a livello individuale potrebbe dare luogo a un numero considerevole di tumori e diventare un fattore di rischio importante per la salute pubblica. Misure semplici e a basso costo possono ridurre sostanzialmente l’esposizione del cervello alle radiazioni emesse dai telefoni mobili. Finché non saranno disponibili risposte scientifiche definitive, l’adozione di tali misure precauzionali, soprattutto da parte dei più giovani, è senz’altro opportuna».Un decalogo di precauzioni da adottare nell’uso dei TM per ridurre sostanzialmente l’esposizione alle radiazioni emesse è stato stilato dall’Ordine dei medici di Vienna nel 2006, adottato nello stesso anno dall’Agenzia francese per le radiofrequenze (www.sante_radiofrequences.org) e da diversi Comitati scientifici (www.devradavis.com e www.truth-out. org/article/twenty-appeal-against-cell-phone), e può essere consultato anche su altri siti internet (www.isde.it, www.elettro sensibili.it, www.abitarebio.org, www.applelettrosmog.it)

Conflitti di interesse dichiarati: nessuno

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