Articoli scientifici
10/11/2016

SENTIERI-ReNaM: Riassunto

Il Progetto SENTIERI-ReNaM ha l’obiettivo di descrivere l’incidenza di mesotelioma nei siti di interesse nazionale per le bonifiche (SIN). Le analisi presentate in questo volume si riferiscono a 39 siti di interesse nazionale (20 nel Nord Italia, 8 nel Centro e 11 nel Sud). Per 10 di tali siti l’amianto è citato esplicitamente nel decreto di perimetrazione e per tre di questi (Casale Monferrato, Broni, Bari) si tratta dell’unico fattore inquinante identificato come responsabile della contaminazione ambientale. Il periodo di riferimento dell’analisi è 2000-2011 per 34 di 39 siti; per i siti di Lazio e Campania, della Provincia autonoma di Bolzano e dell’Umbria i periodi sono rispettivamente 2001-2011, 2005-2011 e 2006-2011. Per tutti i siti sono stati stimati i rapporti standardizzati di incidenza (SIR) di mesotelioma e i relativi intervalli di confidenza al 90%. L’interpretazione dei risultati è stata completata con riferimento alle evidenze di letteratura e ai dati disponibili dalle attività di ricostruzione anamnestica del ReNaM. Per gli uomini sono stati osservati eccessi in 27 dei 39 siti studiati, mentre nei restanti 12 i casi osservati sono stati inferiori all’atteso; nelle donne, in 20 siti sono stati misurati eccessi, casi inferiori all’atteso in 15 siti, in quattro non sono stati registrati casi. Nei siti con la presenza del solo rischio legato a impianti di produzione di manufatti in cemento-amianto (Broni e Casale Monferrato), si rilevano i tassi più elevati: negli uomini sono pari rispettivamente a 98,0 e 68,6 per 100.000 per anno, nelle donne a 72,1 e 45,8. Esclusi questi due SIN, i tassi d’incidenza complessivi più elevati si trovano nel gruppo “aree portuali” con la presenza di cantieri navali, dove tra gli uomini si osserva un tasso di 13,2 e tra le donne di 2,5. Eccessi nell’incidenza di mesotelioma sono stati confermati rispetto a precedenti indagini nei siti di Balangero, Casale Monferrato e Broni, e nelle aree costiere di Trieste, La Spezia, Venezia e Livorno. Per questi siti è nota la presenza rispettivamente di attività estrattive, di produzione di manufatti in cemento-amianto e di cantieristica navale con uso accertato di amianto prima della proibizione del suo utilizzo nel 1992. Viene inoltre confermato l’eccesso di mesoteliomi osservato nel sito di Biancavilla, caratterizzato dalla presenza della fibra anfibolica fluoro-edenite, classificata cancerogena per l’uomo dalla Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC). Un aumento nell’incidenza di mesotelioma è stato osservato anche in siti dove non è documentato l’utilizzo diretto di amianto, come Cengio e Saliceto, Falconara Marittima e il Litorale Domizio Flegreo e Agro Aversano. Gli eccessi emersi in diversi SIN confermano come nei siti contaminati italiani si concentri una quota rilevante di casi di mesotelioma osservati a livello nazionale. Nell’insieme dei 39 siti esaminati (periodo 2000-2011) sono stati stimati circa 1.500 casi di mesotelioma in eccesso rispetto agli attesi, corrispondenti a 125 casi annui. L’eccesso ha interessato in primo luogo i siti con stabilimenti di produzione di manufatti in cemento- amianto, ma anche le aree con cave, cantieri navali, discariche illegali con amianto, poli petrolchimici, raffinerie e stabilimenti siderurgici. In alcuni siti, in particolare a Casale Monferrato e Broni, studi di epidemiologia analitica hanno dimostrato il ruolo causale delle esposizioni non solo professionali, ma anche ambientali, con particolare riferimento alla pavimentazione di cortili e giardini con i materiali di scarto della produzione di manufatti in cemento-amianto. Gli elementi informativi di maggiore rilievo che emergono dall’attività collaborativa svolta nell’ambito del progetto SENTIERI-ReNaM consistono nell’avere evidenziato una significativa occorrenza di casi di mesotelioma non solo nei siti dove l’amianto è esplicitamente citato come fonte di contaminazione, ma anche in numerosi territori definiti di interesse nazionale per altri motivi di inquinamento, confermando come lo spettro delle attività economiche e degli ambienti di lavoro e di vita coinvolti nell’esposizione ad amianto sia assai esteso e non sia possibile limitarlo ai soli settori industriali con uso diretto del materiale come materia prima di trasformazione.

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