Riorganizzazione e management di sanità pubblica del dipartimento di prevenzione nell’emergenza COVID-19. Un’esperienza di integrazione tra prevenzione e cure primarie nella gestione proattiva dei casi possibili
OBIETTIVI: descrivere le modalità organizzative e il ruolo assunto dal Dipartimento di prevenzione dell’Azienda provinciale per i servizi territoriali (APSS) di Trento durante la prima fase della pandemia, nel contrasto alla diffusione di COVID-19 nella popolazione, nell’attività di segnalazione di casi possibili (con soli criteri clinici di sindrome influenzale in assenza di tampone diagnostico) al Dipartimento di prevenzione, da parte dei medici di medicina generale (MMG) e dei pediatri di libera scelta (PLS).
DISEGNO: studio descrittivo.
SETTING E PARTECIPANTI: sono state analizzate le segnalazioni di assistiti con sindrome simil-influenzale (ILI) inviate dal 17 marzo al 17 aprile all’Azienda sanitaria da parte dei MMG o PLS e classificate successivamente in: segnalazioni ridondanti (persone già note all’Azienda sanitaria come caso confermato o probabile COVID-19); segnalazioni incongruenti con i criteri ILI (assistiti non noti ad APSS come caso probabile/confermato; senza criteri ILI); segnalazioni appropriate (assistiti non noti ad APSS come caso probabile/confermato; con criteri ILI).
PRINCIPALI MISURE DI OUTCOME: la proporzione di medici che hanno segnalato almeno un loro assistito sul totale dei medici convenzionati (MMG/PLS); il numero di segnalazioni per settimana di attività; il tempo di attesa per la gestione del caso segnalato. Inoltre, è stato calcolato il tasso grezzo settimanale cumulativo di segnalazioni “non ridondanti” per mille abitanti.
RISULTATI: oltre l’80% dei MMG e PLS ha segnalato almeno un assistito durante il periodo di attività. Complessivamente, sono stati segnalati 4.270 pazienti; di questi, 2.865 (67%) non erano già noti come casi probabili o confermati. Il tempo di attesa per la presa in carico della segnalazione (intervista telefonica, eventuale inchiesta epidemiologica e disposizione di isolamento) è diminuito progressivamente durante il periodo di attività (da una media di 6 giorni a 0,4 giorni, rispettivamente, nella 12a e 16a settimana del 2020). Il tasso cumulativo settimanale di segnalazioni di assistiti che non erano già noti come casi probabili o confermati (per 1.000 abitanti) è variato da 3,54 a 6,84 casi, rispettivamente, nella 12a e 16a settimana. Tra le 4.270 segnalazioni sono stati identificati 1.471 assistiti considerati casi possibili COVID-19 per la presenza di sintomi ILI, pur in assenza di tampone e di anamnesi positiva per contatto stretto con casi COVID-19. Dall’inchiesta epidemiologica sui 1.471 casi possibili sono stati identificati 2.514 contatti stretti, a loro volta posti in quarantena al domicilio. Dei 2.514 contatti stretti, 127 (5,05%) persone hanno sviluppato sintomi durante la quarantena.
CONCLUSIONI: l’integrazione tra cure primarie, medicina convenzionata e dipartimento di prevenzione può costituire un elemento di successo nella gestione dell’emergenza COVID-19 e nella fase di ritorno alla normalità. Sono comunque necessarie ulteriori valutazioni sull’efficacia e sull’impatto del modello adottato, soprattutto in relazione all’uscita dalla fase 1 e dalla fase 2 dell’emergenza pandemica.