Articoli scientifici
10/06/2011

L’obesità degli adulti in Italia

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Introduzione

Lo scopo di questo lavoro è analizzare prevalenza, tendenze e fattori dell’obesità nella popolazione adulta italiana, in base ai dati dell’indagine multiscopo sulle famiglie «Aspetti della vita quotidiana» condotta dall’Istat nel 2007. L’argomento è di particolare importanza perché nei Paesi sviluppati la percentuale di persone sovrappeso o obese è aumentata rapidamente a partire dagli anni Ottanta, tanto da indurre a considerare l’obesità una grave epidemia dei nostri giorni;1,2 fattore di grave rischio per la salute,3,4 sia in sé sia per le malattie a essa associate, l’obesità abbassa la qualità della vita,3 anche per la disapprovazione sociale di cui sono oggetto gli obesi,5 e ha un’influenza negativa sull’economia, poiché comporta l’aumento della spesa sanitaria (il costo dell’obesità è pari al 6% del totale per le cure dei sistemi sanitari nazionali), la perdita di reddito e di produttività.3

Una persona è classificata sovrappeso se ha un indice di massa corporea (in seguito IMC) pari al rapporto fra il peso misurato in chilogrammi e il quadrato dell’altezza misurata in metri, compreso fra 25 e 30, obesa se maggiore di 30. Un’analisi relativa a diversi Paesi europei, basata esclusivamente su misure dirette, indica una prevalenza dell’obesità oscillante tra il 4 e il 28,3% per gli uomini e tra il 6,2 e il 36,5 per le donne.2 Secondo quanto riportato in una recente pubblicazione dell’OMS,3 nei Paesi europei la percentuale di obesi varia tra il 5 e il 23% per gli uomini e tra il 7 e il 36%per le donne, mentre la percentuale di sovrappeso varia rispettivamente tra il 32 e il 79% e tra il 28 e il 78%. Si osserva dunque una forte variabilità geografica. Con riferimento all’Italia, lo stesso studio evidenzia una prevalenza dell’obesità fra gli adulti (18 anni e oltre) pari al 9,3% per gli uomini e l’8,7% per le donne, mentre la prevalenza di sovrappeso è rispettivamente del 42,1%e del 25,8%(dati auto-dichiarati riferiti al 2003). Rispetto agli altri Paesi europei l’Italia si colloca all’8° posto della graduatoria di 41 Paesi per valori crescenti di prevalenza dell’obesità. Occorre tuttavia tener conto del fatto che i dati non sono raccolti inmodo uniforme e la comparabilità non è quindi perfetta.

Nei Paesi sviluppati è stata rilevata una forte relazione inversa fra obesità e condizione socioeconomica, specialmente fra le donne.6-9 Numerosi studi hanno accertato l’influenza della dieta, dell’attività fisica e del fumo (gli ex-fumatori sono più spesso obesi rispetto ai fumatori).10,11

Altre ricerche hanno analizzato inoltre le relazioni fra obesità e fattori psicologici: risulta un’associazione fra obesità e stress,12,13 o disturbi come la depressione, la mancanza di autostima e la schizofrenia.14,15 Si tratta di una relazione in parte spuria, in quanto entrambi i disturbi possono avere una causa comune (per esempio le cattive condizioni economiche), in parte bi-direzionale poiché se da un lato i disturbi psicologici favoriscono l’obesità, dall’altro l’obesità comporta situazioni di disagio e malessere psicologico.16 Nell’analisi della situazione italiana si potrà tener conto di molti dei fattori che la letteratura suggerisce come rilevanti.

Popolazione e metodi

Per il presente lavoro sono stati utilizzati i dati individuali dell’indagine multiscopo sulle famiglie «Aspetti della vita quotidiana» condotta dall’Istat nel 2007 (condotta tramite interviste dirette o proxy in assenza della persona da intervistare) su un campione stratificato a due stadi di circa 19.000 famiglie, per un totale di oltre 48.000 individui, distribuiti in 836 comuni italiani di diversa ampiezza demografica. In particolare, per circa 39.000 individui d’età pari o superiore ai 18 anni, oltre le consuete caratteristiche demografiche e socioeconomiche, l’indagine ha rilevato peso, altezza, condizioni di salute, abitudini alimentari, attività fisica, vita culturale e sociale.17 La disponibilità di dati a livello individuale consente di valutare le associazioni tra l’indice di massa corporea e le variabili oggetto di analisi, mediante l’applicazione di modelli di regressione logistica18 che verificano simultaneamente l’esistenza delle relazioni tra più variabili e la probabilità di essere obesi.

Tutte le analisi presentate in questo studio sono condotte su dati pesati, moltiplicando ciascun dato individuale per il relativo coefficiente (normalizzato) di riporto all’universo. Tale coefficiente di ponderazione individuale, calcolato dall’Istat e rilasciato all’interno del file di microdati, permette di tener conto delle caratteristiche del disegno campionario nelle analisi statistiche19 e di fornire stime relative alla popolazione d’indagine fino al livello regionale.

Vengono considerati come fattori di rischio di obesità:

  • caratteristiche demografiche
    • il genere e l’età,
    • le caratteristiche del comune di residenza (ripartizione geografica e numero di abitanti),
    • la tipologia familiare;
  • status sociale degli individui
    • l’istruzione,
    • l’occupazione,
    • l’auto-percezione dell’adeguatezza delle proprie condizioni economiche;
  • aspetti comportamentali
    • il fumo,
    • l’attività fisica (che è stata valutata sintetizzando l’informazione proveniente da più domande del questionario riguardanti la pratica di attività sportiva regolare o lo svolgimento di una qualche attività fisicaa),
    • il consumo eccessivo di alcool;b
  • condizioni di salute degli obesi
    • l’autopercezione,
    • la presenza di una lista di singole patologie;
  • abitudini alimentari
    • la composizione quotidiana della dieta,
    • il pasto principale,
    • il luogo in cui viene consumato,
    • l’abitudine a una prima colazione adeguata;
  • benessere non strettamente fisico, nella sua accezione più ampia di benessere psicologico, mentale e sociale
    • sono state costruite due variabili che indicano la partecipazione ad attività sociali e culturali come sintesi di più quesiti del questionario.c

Risultati

La distribuzione della popolazione italiana di 18 anni e oltre secondo il valore di IMC per l’anno 2007 mostra che più di metà degli uomini e poco più di un terzo delle donne sono in soprappeso o obese. La frequenza dell’obesità è pari al 10,8%per gli uomini e al 9,6%per le donne, con un aumento del 16%per gli uomini e del 10%per le donne negli ultimi 4 anni.20 Gli obesi, come si poteva attendere, non godono di buona salute: dichiarano più spesso degli altri di non sentirsi bene e le malattie dichiarate confermano le peggiori condizioni di salute percepite. Più degli altri, infatti, soffrono di malattie croniche e di qualsiasi tipo di malattia: ipertensione arteriosa, infarto del miocardio, angina pectoris e altre cardiopatie, malattie del sistema respiratorio, tumori, ulcera gastrica e duodenale, calcolosi del fegato, delle vie biliari e dei reni, artrite, artrosi e osteoporosi e disturbi nervosi (tabella 1).

Le informazioni riguardanti le condizioni di salute sono state escluse dai modelli, perché è stata data per scontata l’esistenza di una relazione causale inversa. La composizione della dieta degli obesi non differisce da quella del resto della popolazione: quasi tutti consumano pane, pasta e riso, carni bianche, frutta, olio d’oliva per condire e cuocere i cibi; anche per gli altri alimenti non si osservano comportamenti differenti per gli obesi, che anzi dichiarano di consumare meno spesso degli altri cibi tipicamente ingrassanti come dolci e snack. È possibile che le differenze di alimentazione siano concentrate sulla quantità – non rilevata dall’indagine – piuttosto che sull’assortimento degli alimenti. È noto tuttavia che gli obesi non sono molto attendibili quando riportano le proprie abitudini alimentari, in particolare per quanto riguarda il consumo di cibi altamente calorici e dannosi.21-25 Infine, più spesso degli altri, gli obesi pranzano a casa, dichiarano di non fare una colazione adeguata e di consumare alcolici in misura eccessiva. Di tutte queste informazioni, dopo analisi preliminari finalizzate al miglior sfruttamento del potenziale informativo dell’indagine, è stata inserita nei modelli come possibile fattore dell’obesità solo l’abitudine al consumo di alcolici. In tabella 2 sono riportate la distribuzione delle variabili esplicative e la percentuale di obesi per ciascuna modalità.

L’associazione tra i fattori che si ipotizzano associati all’obesità e la variabile dicotomica «Obeso SI (IMC>30) / NO (IMC=<30)» è stata studiata con approccio unitario applicando modelli di regressione logistica.18 Il rischio di obesità è maggiore per gli uomini, cresce con l’età fino a 64 anni, è maggiore per chi vive nel Sud, per le persone in coppia con figli, per le persone meno istruite e che hanno risorse economiche scarse, per chi non fuma o ha smesso di fumare, consuma alcolici in quantità eccessiva, non pratica sport regolarmente e non ha una vita culturale attiva (tabella 3, modello1). I modelli stratificati per sesso evidenziano che le differenze di genere riguardano non solo la probabilità di essere obesi, che come abbiamo visto è minore per le donne, ma anche i fattori associati all’obesità (tabella 3, modelli 2 e 3). Infatti, se per gli uomini non sono significative le differenze a livello territoriale, per le donne la probabilità di essere obese è significativamente maggiore nel Sud rispetto al Centro e al Nord-Ovest. Solo fra gli uomini il rischio di essere obesi è maggiore per quelli che vivono in coppia.

L’inadeguatezza delle risorse economiche è associata a un rischio maggiore di obesità solo per le donne. Il consumo eccessivo di alcolici è associato a una maggiore probabilità di essere obesi solo per gli uomini. Avere una vita culturale attiva diminuisce la probabilità di essere obesi per gli uomini, ma non è rilevante per le donne, mentre avere una vita sociale attiva è associato a una maggiore probabilità di essere obesi per gli uomini, minore per le donne. Poiché l’obesità aumenta fortemente con l’età, abbiamo ipotizzato che i fattori a essa associati potessero variare secondo l’età. Per verificare ciò abbiamo stimato modelli distinti per gli individui al di sotto dei 45 anni e per quelli di età maggiore o uguale a 45 anni (tabella 3, modelli 4 e 5). Un primo risultato interessante è che la differenza di genere nella frequenza dell’obesità si riduce per la popolazione di età superiore ai 45 anni: il rischio di obesità per le donne di questa fascia di età è pari all’88%di quello degli uomini, mentre è pari al 53%per le persone di meno di 45 anni. Per i più giovani, inoltre, perdono di significatività alcune variabili: la residenza a Sud, le risorse economiche inadeguate, non avere una vita culturale attiva.

Discussione

L’analisi riportata in questo articolo considera, attraverso un approccio multi-fattoriale, più aspetti associati all’obesità includendo nei modelli di regressione logistica, accanto alle variabili demografiche quali sesso, età e tipologia familiare, le caratteristiche del luogo di residenza, le condizioni socioeconomiche, gli aspetti relativi allo stile di vita e la dimensione psicologica e relazionale.

Un limite dei dati è che il peso è auto-dichiarato e non frutto di una misura, e pertanto più soggetto a imprecisioni. Tuttavia, la generale concordanza riscontrata tra i risultati dell’analisi multivariata e quelli riportati dalla letteratura internazionale rassicura sull’assenza di distorsioni legate alle variabili esplicative.

Lo sforzo fatto dall’Istat per rilevare aspetti relativi alle abitudini alimentari e al controllo del peso non ha dato risultati significativi; di ciò si potrà tener conto per le indagini future snellendo il questionario o migliorandolo.

Fra i risultati dell’analisi, occorre sottolineare che la prevalenza dell’obesità in Italia è in aumento, anche se ancora lontana dai livelli ben più alti raggiunti da altri Paesi. Sono in accordo con la letteratura i risultati riguardanti l’età, le condizioni sociali e lo stile di vita. Gli aspetti psicologici e relazionali sono associati all’obesità, ma il loro effetto netto non è sempre significativo e dello stesso segno per uomini e donne.

In Italia, diversamente da quanto avviene in altri Paesi, il fenomeno dell’obesità è meno frequente fra la popolazione femminile,d per la quale anche la tendenza all’aumento è meno pronunciata rispetto alla popolazione maschile. Tale risultato rientra nel quadro di un comportamento delle donne più protettivo nei confronti della salute e più attento all’aspetto fisico. Il fatto che il reddito abbia un effetto significativo solo per le donne, suggerisce infatti che il controllo del peso ricade nell’ambito dei problemi estetici, e per questo richiede risorse economiche adeguate.

L’obesità aumenta con l’età e per la popolazione di oltre 45 anni i fattori di rischio sono più numerosi: vivere in un contesto poco sviluppato, non avere risorse economiche e interessi culturali, aumentano il rischio di essere obesi solo per le persone di 45 anni e oltre, che evidentemente soffrono di più dei giovani dei condizionamenti dell’ambiente e della mancanza di risorse materiali e culturali.

In conclusione, i risultati di questo studio confermano che l’obesità è un problema che coinvolge molti aspetti diversi, pertanto non si può affrontare solo in ambito sanitario e difficilmente potrebbe essere risolto solo dai diretti interessati.

Come afferma l’OMS, l’obesità è principalmente una malattia sociale e ambientale e la sua prevenzione e cura richiede la collaborazione di molte figure e organizzazioni, per la maggior parte non sanitarie, per creare un ambiente che renda disponibili e accessibili opzioni dietetiche più sane e un’attività fisica regolare.3 I nostri risultati suggeriscono inoltre l’opportunità di interventi rivolti in particolare agli uomini, meno attenti delle donne sia ai problemi estetici sia alla salute in genere, e alle persone al di sopra dei 45 anni, per le quali l’obesità è un rischio più frequente.

Conflitti di interesse dichiarati: nessuno

  1. In dettaglio, l’attività fisica è stata valutata sintetizzando in un’unica variabile l’informazione proveniente da più domande del questionario: le prime duemodalità riprendono le risposte affermative ai quesiti sulla pratica di attività sportiva («Nel suo tempo libero pratica con carattere di continuità/ saltuariamente uno o più sport?»); la terza modalità raggruppa i rispondenti a cui accade di svolgere una qualche attività fisica, deducibile dalle risposte ad alcuni quesiti («Le capita di svolgere nel tempo libero qualche attività fisica come fare passeggiate di almeno 2 chilometri, nuotare, andare in bicicletta o altro almeno qualche volta nell’anno? Il suo lavoro domestico ed extradomestico è prevalentemente caratterizzato da attività fisica scarsa, moderata o pesante? Per andare al lavoro o a scuola usa abitualmente qualchemezzo di trasporto pubblico e/o privato?).
  2. È stato considerato come consumo eccessivo bere almeno mezzo litro di birra o vino al giorno o consumare vino o altri alcolici fuori pasto tutti i giorni o bere almeno 1 bicchierino di superalcolico al giorno.
  3. La variabile sulle attività culturali considera la fruizione di spettacoli teatrali, musicali/ cinematografici, la lettura di libri e quotidiani e la visita di siti di interesse artistico- archeologico; la variabile sulle attività sociali riassume la frequenza regolare di luoghi culto, la partecipazione ad attività politica, sociale o di volontariato, gli assidui rapporti con amici.
  4. Che non si tratti del risultato di false dichiarazioni è confermato dai dati del progetto Cuore dell’ISS su un campione di 35-74 anni di età, dati misurati nel 1998-2002. (www.cuore.iss.it/fattori/obesita.asp).
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