L’obesità degli adulti in Italia
Introduzione
Lo scopo di questo lavoro è analizzare prevalenza, tendenze e fattori dellâobesità nella popolazione adulta italiana, in base ai dati dellâindagine multiscopo sulle famiglie «Aspetti della vita quotidiana» condotta dallâIstat nel 2007. Lâargomento è di particolare importanza perché nei Paesi sviluppati la percentuale di persone sovrappeso o obese è aumentata rapidamente a partire dagli anni Ottanta, tanto da indurre a considerare lâobesità una grave epidemia dei nostri giorni;1,2 fattore di grave rischio per la salute,3,4 sia in sé sia per le malattie a essa associate, lâobesità abbassa la qualità della vita,3 anche per la disapprovazione sociale di cui sono oggetto gli obesi,5 e ha unâinfluenza negativa sullâeconomia, poiché comporta lâaumento della spesa sanitaria (il costo dellâobesità è pari al 6% del totale per le cure dei sistemi sanitari nazionali), la perdita di reddito e di produttività.3
Una persona è classificata sovrappeso se ha un indice di massa corporea (in seguito IMC) pari al rapporto fra il peso misurato in chilogrammi e il quadrato dellâaltezza misurata in metri, compreso fra 25 e 30, obesa se maggiore di 30. Unâanalisi relativa a diversi Paesi europei, basata esclusivamente su misure dirette, indica una prevalenza dellâobesità oscillante tra il 4 e il 28,3% per gli uomini e tra il 6,2 e il 36,5 per le donne.2 Secondo quanto riportato in una recente pubblicazione dellâOMS,3 nei Paesi europei la percentuale di obesi varia tra il 5 e il 23% per gli uomini e tra il 7 e il 36%per le donne, mentre la percentuale di sovrappeso varia rispettivamente tra il 32 e il 79% e tra il 28 e il 78%. Si osserva dunque una forte variabilità geografica. Con riferimento allâItalia, lo stesso studio evidenzia una prevalenza dellâobesità fra gli adulti (18 anni e oltre) pari al 9,3% per gli uomini e lâ8,7% per le donne, mentre la prevalenza di sovrappeso è rispettivamente del 42,1%e del 25,8%(dati auto-dichiarati riferiti al 2003). Rispetto agli altri Paesi europei lâItalia si colloca allâ8° posto della graduatoria di 41 Paesi per valori crescenti di prevalenza dellâobesità. Occorre tuttavia tener conto del fatto che i dati non sono raccolti inmodo uniforme e la comparabilità non è quindi perfetta.
Nei Paesi sviluppati è stata rilevata una forte relazione inversa fra obesità e condizione socioeconomica, specialmente fra le donne.6-9 Numerosi studi hanno accertato lâinfluenza della dieta, dellâattività fisica e del fumo (gli ex-fumatori sono più spesso obesi rispetto ai fumatori).10,11
Altre ricerche hanno analizzato inoltre le relazioni fra obesità e fattori psicologici: risulta unâassociazione fra obesità e stress,12,13 o disturbi come la depressione, la mancanza di autostima e la schizofrenia.14,15 Si tratta di una relazione in parte spuria, in quanto entrambi i disturbi possono avere una causa comune (per esempio le cattive condizioni economiche), in parte bi-direzionale poiché se da un lato i disturbi psicologici favoriscono lâobesità, dallâaltro lâobesità comporta situazioni di disagio e malessere psicologico.16 Nellâanalisi della situazione italiana si potrà tener conto di molti dei fattori che la letteratura suggerisce come rilevanti.
Popolazione e metodi
Per il presente lavoro sono stati utilizzati i dati individuali dellâindagine multiscopo sulle famiglie «Aspetti della vita quotidiana» condotta dallâIstat nel 2007 (condotta tramite interviste dirette o proxy in assenza della persona da intervistare) su un campione stratificato a due stadi di circa 19.000 famiglie, per un totale di oltre 48.000 individui, distribuiti in 836 comuni italiani di diversa ampiezza demografica. In particolare, per circa 39.000 individui dâetà pari o superiore ai 18 anni, oltre le consuete caratteristiche demografiche e socioeconomiche, lâindagine ha rilevato peso, altezza, condizioni di salute, abitudini alimentari, attività fisica, vita culturale e sociale.17 La disponibilità di dati a livello individuale consente di valutare le associazioni tra lâindice di massa corporea e le variabili oggetto di analisi, mediante lâapplicazione di modelli di regressione logistica18 che verificano simultaneamente lâesistenza delle relazioni tra più variabili e la probabilità di essere obesi.
Tutte le analisi presentate in questo studio sono condotte su dati pesati, moltiplicando ciascun dato individuale per il relativo coefficiente (normalizzato) di riporto allâuniverso. Tale coefficiente di ponderazione individuale, calcolato dallâIstat e rilasciato allâinterno del file di microdati, permette di tener conto delle caratteristiche del disegno campionario nelle analisi statistiche19 e di fornire stime relative alla popolazione dâindagine fino al livello regionale.
Vengono considerati come fattori di rischio di obesità:
- caratteristiche demografiche
- il genere e lâetà,
- le caratteristiche del comune di residenza (ripartizione geografica e numero di abitanti),
- la tipologia familiare;
- status sociale degli individui
- lâistruzione,
- lâoccupazione,
- lâauto-percezione dellâadeguatezza delle proprie condizioni economiche;
- aspetti comportamentali
- il fumo,
- lâattività fisica (che è stata valutata sintetizzando lâinformazione proveniente da più domande del questionario riguardanti la pratica di attività sportiva regolare o lo svolgimento di una qualche attività fisicaa),
- il consumo eccessivo di alcool;b
- condizioni di salute degli obesi
- lâautopercezione,
- la presenza di una lista di singole patologie;
- abitudini alimentari
- la composizione quotidiana della dieta,
- il pasto principale,
- il luogo in cui viene consumato,
- lâabitudine a una prima colazione adeguata;
- benessere non strettamente fisico, nella sua accezione più ampia di benessere psicologico, mentale e sociale
- sono state costruite due variabili che indicano la partecipazione ad attività sociali e culturali come sintesi di più quesiti del questionario.c
Risultati
La distribuzione della popolazione italiana di 18 anni e oltre secondo il valore di IMC per lâanno 2007 mostra che più di metà degli uomini e poco più di un terzo delle donne sono in soprappeso o obese. La frequenza dellâobesità è pari al 10,8%per gli uomini e al 9,6%per le donne, con un aumento del 16%per gli uomini e del 10%per le donne negli ultimi 4 anni.20 Gli obesi, come si poteva attendere, non godono di buona salute: dichiarano più spesso degli altri di non sentirsi bene e le malattie dichiarate confermano le peggiori condizioni di salute percepite. Più degli altri, infatti, soffrono di malattie croniche e di qualsiasi tipo di malattia: ipertensione arteriosa, infarto del miocardio, angina pectoris e altre cardiopatie, malattie del sistema respiratorio, tumori, ulcera gastrica e duodenale, calcolosi del fegato, delle vie biliari e dei reni, artrite, artrosi e osteoporosi e disturbi nervosi (tabella 1).
Le informazioni riguardanti le condizioni di salute sono state escluse dai modelli, perché è stata data per scontata lâesistenza di una relazione causale inversa. La composizione della dieta degli obesi non differisce da quella del resto della popolazione: quasi tutti consumano pane, pasta e riso, carni bianche, frutta, olio dâoliva per condire e cuocere i cibi; anche per gli altri alimenti non si osservano comportamenti differenti per gli obesi, che anzi dichiarano di consumare meno spesso degli altri cibi tipicamente ingrassanti come dolci e snack. È possibile che le differenze di alimentazione siano concentrate sulla quantità â non rilevata dallâindagine â piuttosto che sullâassortimento degli alimenti. È noto tuttavia che gli obesi non sono molto attendibili quando riportano le proprie abitudini alimentari, in particolare per quanto riguarda il consumo di cibi altamente calorici e dannosi.21-25 Infine, più spesso degli altri, gli obesi pranzano a casa, dichiarano di non fare una colazione adeguata e di consumare alcolici in misura eccessiva. Di tutte queste informazioni, dopo analisi preliminari finalizzate al miglior sfruttamento del potenziale informativo dellâindagine, è stata inserita nei modelli come possibile fattore dellâobesità solo lâabitudine al consumo di alcolici. In tabella 2 sono riportate la distribuzione delle variabili esplicative e la percentuale di obesi per ciascuna modalità.
Lâassociazione tra i fattori che si ipotizzano associati allâobesità e la variabile dicotomica «Obeso SI (IMC>30) / NO (IMC=<30)» è stata studiata con approccio unitario applicando modelli di regressione logistica.18 Il rischio di obesità è maggiore per gli uomini, cresce con lâetà fino a 64 anni, è maggiore per chi vive nel Sud, per le persone in coppia con figli, per le persone meno istruite e che hanno risorse economiche scarse, per chi non fuma o ha smesso di fumare, consuma alcolici in quantità eccessiva, non pratica sport regolarmente e non ha una vita culturale attiva (tabella 3, modello1). I modelli stratificati per sesso evidenziano che le differenze di genere riguardano non solo la probabilità di essere obesi, che come abbiamo visto è minore per le donne, ma anche i fattori associati allâobesità (tabella 3, modelli 2 e 3). Infatti, se per gli uomini non sono significative le differenze a livello territoriale, per le donne la probabilità di essere obese è significativamente maggiore nel Sud rispetto al Centro e al Nord-Ovest. Solo fra gli uomini il rischio di essere obesi è maggiore per quelli che vivono in coppia.
Lâinadeguatezza delle risorse economiche è associata a un rischio maggiore di obesità solo per le donne. Il consumo eccessivo di alcolici è associato a una maggiore probabilità di essere obesi solo per gli uomini. Avere una vita culturale attiva diminuisce la probabilità di essere obesi per gli uomini, ma non è rilevante per le donne, mentre avere una vita sociale attiva è associato a una maggiore probabilità di essere obesi per gli uomini, minore per le donne. Poiché lâobesità aumenta fortemente con lâetà, abbiamo ipotizzato che i fattori a essa associati potessero variare secondo lâetà. Per verificare ciò abbiamo stimato modelli distinti per gli individui al di sotto dei 45 anni e per quelli di età maggiore o uguale a 45 anni (tabella 3, modelli 4 e 5). Un primo risultato interessante è che la differenza di genere nella frequenza dellâobesità si riduce per la popolazione di età superiore ai 45 anni: il rischio di obesità per le donne di questa fascia di età è pari allâ88%di quello degli uomini, mentre è pari al 53%per le persone di meno di 45 anni. Per i più giovani, inoltre, perdono di significatività alcune variabili: la residenza a Sud, le risorse economiche inadeguate, non avere una vita culturale attiva.
Discussione
Lâanalisi riportata in questo articolo considera, attraverso un approccio multi-fattoriale, più aspetti associati allâobesità includendo nei modelli di regressione logistica, accanto alle variabili demografiche quali sesso, età e tipologia familiare, le caratteristiche del luogo di residenza, le condizioni socioeconomiche, gli aspetti relativi allo stile di vita e la dimensione psicologica e relazionale.
Un limite dei dati è che il peso è auto-dichiarato e non frutto di una misura, e pertanto più soggetto a imprecisioni. Tuttavia, la generale concordanza riscontrata tra i risultati dellâanalisi multivariata e quelli riportati dalla letteratura internazionale rassicura sullâassenza di distorsioni legate alle variabili esplicative.
Lo sforzo fatto dallâIstat per rilevare aspetti relativi alle abitudini alimentari e al controllo del peso non ha dato risultati significativi; di ciò si potrà tener conto per le indagini future snellendo il questionario o migliorandolo.
Fra i risultati dellâanalisi, occorre sottolineare che la prevalenza dellâobesità in Italia è in aumento, anche se ancora lontana dai livelli ben più alti raggiunti da altri Paesi. Sono in accordo con la letteratura i risultati riguardanti lâetà, le condizioni sociali e lo stile di vita. Gli aspetti psicologici e relazionali sono associati allâobesità, ma il loro effetto netto non è sempre significativo e dello stesso segno per uomini e donne.
In Italia, diversamente da quanto avviene in altri Paesi, il fenomeno dellâobesità è meno frequente fra la popolazione femminile,d per la quale anche la tendenza allâaumento è meno pronunciata rispetto alla popolazione maschile. Tale risultato rientra nel quadro di un comportamento delle donne più protettivo nei confronti della salute e più attento allâaspetto fisico. Il fatto che il reddito abbia un effetto significativo solo per le donne, suggerisce infatti che il controllo del peso ricade nellâambito dei problemi estetici, e per questo richiede risorse economiche adeguate.
Lâobesità aumenta con lâetà e per la popolazione di oltre 45 anni i fattori di rischio sono più numerosi: vivere in un contesto poco sviluppato, non avere risorse economiche e interessi culturali, aumentano il rischio di essere obesi solo per le persone di 45 anni e oltre, che evidentemente soffrono di più dei giovani dei condizionamenti dellâambiente e della mancanza di risorse materiali e culturali.
In conclusione, i risultati di questo studio confermano che lâobesità è un problema che coinvolge molti aspetti diversi, pertanto non si può affrontare solo in ambito sanitario e difficilmente potrebbe essere risolto solo dai diretti interessati.
Come afferma lâOMS, lâobesità è principalmente una malattia sociale e ambientale e la sua prevenzione e cura richiede la collaborazione di molte figure e organizzazioni, per la maggior parte non sanitarie, per creare un ambiente che renda disponibili e accessibili opzioni dietetiche più sane e unâattività fisica regolare.3 I nostri risultati suggeriscono inoltre lâopportunità di interventi rivolti in particolare agli uomini, meno attenti delle donne sia ai problemi estetici sia alla salute in genere, e alle persone al di sopra dei 45 anni, per le quali lâobesità è un rischio più frequente.
Conflitti di interesse dichiarati: nessuno
- In dettaglio, lâattività fisica è stata valutata sintetizzando in unâunica variabile lâinformazione proveniente da più domande del questionario: le prime duemodalità riprendono le risposte affermative ai quesiti sulla pratica di attività sportiva («Nel suo tempo libero pratica con carattere di continuità/ saltuariamente uno o più sport?»); la terza modalità raggruppa i rispondenti a cui accade di svolgere una qualche attività fisica, deducibile dalle risposte ad alcuni quesiti («Le capita di svolgere nel tempo libero qualche attività fisica come fare passeggiate di almeno 2 chilometri, nuotare, andare in bicicletta o altro almeno qualche volta nellâanno? Il suo lavoro domestico ed extradomestico è prevalentemente caratterizzato da attività fisica scarsa, moderata o pesante? Per andare al lavoro o a scuola usa abitualmente qualchemezzo di trasporto pubblico e/o privato?).
- È stato considerato come consumo eccessivo bere almeno mezzo litro di birra o vino al giorno o consumare vino o altri alcolici fuori pasto tutti i giorni o bere almeno 1 bicchierino di superalcolico al giorno.
- La variabile sulle attività culturali considera la fruizione di spettacoli teatrali, musicali/ cinematografici, la lettura di libri e quotidiani e la visita di siti di interesse artistico- archeologico; la variabile sulle attività sociali riassume la frequenza regolare di luoghi culto, la partecipazione ad attività politica, sociale o di volontariato, gli assidui rapporti con amici.
- Che non si tratti del risultato di false dichiarazioni è confermato dai dati del progetto Cuore dellâISS su un campione di 35-74 anni di età, dati misurati nel 1998-2002. (www.cuore.iss.it/fattori/obesita.asp).
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