Interventi di mitigazione dell’isola di calore a Roma come opportunità di rigenerazione: il caso di Piazza Mancini nell'ambito del progetto Climactions
Introduzione
I cambiamenti climatici stanno trasformando le città: gli effetti che producono sulla salubrità e l’abitabilità degli spazi urbani hanno importanti conseguenze sul benessere e la salute degli abitanti;1 sono proprio questi effetti che, con sempre maggior urgenza, bisogna imparare a valutare e a considerare quando si attivano processi di rigenerazione o di modificazione della città.2 Il progetto Climactions ha rappresentato un’occasione per mettere in comune prospettive multidisciplinari che aiutassero a definire il più possibile strategie e metodi per affrontare la sfida della mitigazione agli effetti dei cambiamenti climatici in ambiente urbano.
Il presente contributo propone una metodologia di approccio al tema specifico dell’isola di calore urbana3 e ai suoi legami con i caratteri morfologici e tipologici dei diversi contesti della città contemporanea; ipotesi principale è che comprendere a fondo questi legami possa rivelarsi utile per guidare le azioni di modificazione dello spazio fisico orientate alla mitigazione del fenomeno, per articolare lo strumentario di strategie progettuali a disposizione e per renderle appropriate alle diverse e complesse condizioni che disegnano oggi la città. Ma non solo: per tutti coloro che si occupano di spazio urbano e delle sue trasformazioni, è fondamentale tradurre la necessità sempre più pressante di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici in occasioni di rigenerazione che sappiano valorizzare qualitativamente e architettonicamente gli ambienti urbani.
L’obiettivo del lavoro qui presentato, a valle delle riflessioni di ampia portata, è di stimare il miglioramento del comfort termico a livello microclimatico dovuti all’introduzione di nature-based solutions (NbS) e strategie di incremento dell’albedo in una piazza sita in un quartiere densamente edificato della città di Roma e soggetto al fenomeno isola di calore. Lo studio è stato condotto nell’ambito del progetto Climactions (finanziamento CCM Ministero della Salute 2019).
Materiali e metodi
Prima fase: lo stato dell’arte e l’ICU di Roma
Comprendere quali fattori dipendenti dalla morfologia dell’habitat costruito (in particolare degli spazi aperti) contribuiscono all’emersione dell’isola di calore è stato il primo fondamentale passaggio di approfondimento svolto dal gruppo. La densità del tessuto, le principali esposizioni e le condizioni di ventilazione, i materiali e la presenza di vegetazione influenzano profondamente i comportamenti microclimatici dei luoghi: sono proprio questi i principali elementi su cui, fin da subito, il gruppo ha concentrato l’attenzione sia per una corretta lettura e interpretazione del fenomeno nei diversi spazi della città sia per la costruzione dello “strumentario di azioni possibili” di cui dotarsi per affrontare la sfida progettuale.
Parallelamente, il lavoro si è concentrato sull’osservazione, l’analisi e lo studio di alcune esperienze, in tema di comprensione e mitigazione dell’isola di calore, svolte in ambito internazionale. I criteri che hanno guidato la scelta dei casi studio da indagare, nel vastissimo panorama di esperienze che si trovano in letteratura, hanno riguardato la scala degli interventi: se da una parte, sono state prese in analisi alcune esperienze particolarmente rilevanti sul piano strategico e di programmazione alla scala comunale, dall’altra, si sono osservate alcune best practice, progetti concreti di modificazione dello spazio urbano di diverse dimensioni.
Sul piano programmatico, di particolare interesse sono state ritenute le esperienze di Parigi e di Barcellona: entrambe le città hanno prodotto, come compendio di piani climatici piuttosto avanzati, studi specifici sull’isola di calore. Questi documenti sono stati oggetto privilegiato di questa parte della ricerca. A Parigi lo studio è stato sviluppato dall’Atelier Parisien de Urbanisme (APUR) che ha realizzato cinque quaderni: i primi quattro approfondiscono ognuno un aspetto specifico del fenomeno, l’ultimo, uscito nel 2020, costruisce una guida pratica per i progettisti.4 A Barcellona, l’approfondimento sugli effetti dell’isola di calore e le principali strategie di mitigazione sono parte del “Pla Clima” realizzato dallo stesso Ajuntament de Barcelona.5
Best practice
Per quanto riguarda le best practice, le sperimentazioni progettuali che pongono l’accento sugli aspetti della mitigazione del clima e della salubrità in ambito internazionale sono sempre più numerose e diffuse, sebbene la strada da fare sia ancora lunga. A valle di una selezione tra la vastissima casistica presente in letteratura e la raccolta in saggi e articoli sulle principali riviste scientifiche di settore (Energy and Buildings, Sustainability, Climate, Landscape Ecology eccetera), tre casi studio sono stati ritenuti particolarmente significativi, perché capaci di rappresentare le diverse possibili scale di intervento:
- il progetto per il quartiere Part-Dieu di Lione: rappresentativo dell’azione alla scala del progetto urbano. Si tratta di una serie di interventi di rigenerazione concentrati in un settore urbano preciso che mirano al miglioramento delle condizioni di salubrità degli spazi pubblici e che includono il reinverdimento di alcune strade, la sperimentazione di tecnologie per l’umidificazione dei marciapiedi e alcune trasformazioni sul piano della mobilità;6
- il progetto “Mon Climat ma Santé” di Montréal: è un progetto strategico che investe tutta l’area urbana della città canadese. Prende forma in diversi sottoprogetti specifici che mirano a trasformarsi in isole di raffrescamento (ancora una volta si guarda all’inverdimento di piazze, strade, cortili, tetti; all’uso dell’acqua; all’impiego di materiali riflettenti eccetera) con l’obiettivo di influenzare l’isola di calore nella sua complessità;7
- il Progetto “Superillas” di Barcellona: è un progetto che mira alla riorganizzazione del sistema della mobilità della città catalana in favore di un’importante opera di pedonalizzazione e di ridefinizione degli spazi pubblici che compongono le diverse isole della griglia di Cerdà; il progetto sostituisce il paradigma delle piazze dure (che ha guidato il progetto dello spazio pubblico a Barcellona negli ultimi decenni) con quello delle superillas, spazi verdi e salubri restituiti all’uso dei cittadini.8
Osservazione del fenomeno ICU a Roma
Nel passaggio successivo, il gruppo di ricerca ha sviluppato i primi ragionamenti, che hanno poi indirizzato tutta la fase progettuale del lavoro, a partire dall’osservazione e dall’analisi del fenomeno ICU a Roma. Questa osservazione muove dall’elaborazione di un primo set di dati a disposizione: i dati satellitari NASA MODIS che forniscono una descrizione del fenomeno ICU a Roma nel periodo dal 2001 al 2010 attraverso una media estiva annua delle temperature in una griglia di 1 km x 1 km (dati forniti dal DEP Lazio). L’elaborazione di questi dati ha consentito di produrre una mappa di calore che mostra la distribuzione e l’intensità dell’isola di calore sul territorio comunale, mettendo in evidenza le porzioni di territorio più interessate dal fenomeno. Quello che è immediatamente possibile osservare (e che peraltro si osserva anche nelle altre città) è che il fenomeno tende a intensificarsi progressivamente dai margini esterni verso il centro, con alcune eccezioni significative.
Questa prima osservazione complessiva del fenomeno, dei caratteri specifici dei diversi tessuti in cui si distribuiscono i punti più critici ha portato il gruppo a costruire una cartografia della città divisa in settori, definiti sulla base di due elementi che variano in direzione opposta: da una parte, c’è l’intensità dell’ICU legata alla tipologia di tessuto urbano (più o meno denso, più o meno consolidato eccetera), che ha un andamento crescente dall’esterno verso l’interno della città; dall’altra, tengono in considerazione le possibilità di modificazione fisica che i diversi contesti consentono di ipotizzare (in termini soprattutto normativi e vincolistici) che aumentano dall’interno verso l’esterno. L’intersezione tra questi due aspetti è particolarmente rilevante per orientare le azioni dei progettisti: in una città come Roma, infatti, è evidentemente impossibile pensare che un intervento di mitigazione possa applicare le stesse strategie sia al centro storico sia alle aree più degradate o periferiche.
Restituire la complessità dei contesti e delle molteplici condizioni ambientali e tipologiche che la città presenta è stato un passaggio fondamentale per il gruppo di lavoro: se, da una parte, ha costruito il punto di partenza per la fase progettuale, dall’altra, ha rappresentato l’elemento che più di tutti apre strade importanti per le possibili prosecuzioni della ricerca; strade lungo le quali le competenze di architetti, urbanisti, paesaggisti e di tutti coloro che si occupano di spazio possono forse davvero rivelarsi utili.
Individuazione delle aree
Per ognuno di questi settori è stata poi individuata un’area di particolare interesse su cui sviluppare un approfondimento attraverso l’elaborazione di un secondo set di dati: i dati Copernicus, che consentono di avere una descrizione più dettagliata degli andamenti microclimatici a livello sia spaziale (con una griglia di 300 x 300 m) sia temporale (sono stati considerati i dati risalenti al luglio 2017 che descrivono l’andamento della temperatura nel corso di tutta la giornata).
La fase di osservazione e analisi dell’ICU a Roma ha portato il gruppo a individuare nell’area di Piazza Mancini, al quartiere Flaminio, un sito di particolare interesse per lo sviluppo del progetto. Da una parte, infatti, l’area presenta condizioni ambientali particolari, si trova a ridosso del Tevere, eppure risulta tra i punti più caldi della città; dall’altra, rappresenta un’interessante intersezione di caratteri tipici di diversi settori individuati in fase di analisi: pur essendo ai limiti del centro storico e in piena città densa, l’area ospita una funzione infrastrutturale (terminal di autobus urbani) e si presenta come una grande spianata d’asfalto ai limiti dell’inabitabile, in condizioni di forte sottoutilizzo. Proprio per questo si è ritenuto che in questo luogo fosse più che legittimo ipotizzare che un’azione volta alla mitigazione del caldo avrebbe potuto rappresentare una buona occasione di rigenerazione e di valorizzazione dello spazio pubblico da rimettere a disposizione delle comunità abitanti.
Seconda fase: scenari di mitigazione per Piazza Mancini
Una volta individuata l’area, sono state eseguite analisi urbane sui fattori che influenzano le condizioni del microclima della zona (densità del tessuto, esposizione, ventilazione, sistemi vegetali, mobilità eccetera) che hanno permesso di studiare la morfologia del sito comprendendone le criticità.
Acquisizione dei dati
Successivamente, si è passati a una campagna di misurazione sperimentale, con l’obiettivo di rilevare il surriscaldamento urbano sull’area del caso di studio e di fornire dati di riferimento per una corretta costruzione del modello tridimensionale. Le misurazioni hanno riguardato, da una parte, gli aspetti ambientali e climatici, dall’altra, i comportamenti delle superfici presenti sull’area in studio tramite rilevazione dei valori di albedo dei materiali. La campagna di monitoraggio delle condizioni ambientali è stata eseguita tramite l’installazione di due stazioni meteorologiche attive tra il 21 luglio e il 2 agosto 2021: la prima in Piazza dei Carracci, la seconda in Piazza Mancini. Queste misurazioni hanno fornito dati sulla temperatura, l’umidità relativa, le precipitazioni, la velocità e la direzione del vento e altro ancora. Attraverso uno spettrofotometro sono stati rilevati i valori di albedo delle diverse superfici.
Nello stesso periodo di tempo, sono stati acquisiti i dati provenienti da una stazione meteorologica extraurbana accreditata in modo da poter quantificare i valori specifici di isola di calore. Sono stati monitorati i dati di una stazione meteorologica situata a Roma Nord, oltre Prima Porta. Da questo confronto si evince che nelle ore diurne vi è una differenza di temperatura che varia dai 3,5°C ai 5,5°C, mentre nelle ore notturne dai 3,5°C ai 4,5°C.
Elaborazione dei dati
Questi dati sono stati poi elaborati tramite ENVI-met, un software di simulazione basato sul modello SVAT (Soil, Vegetation and Atmosphere Transfer), che consente di riprodurre il comportamento ambientale e microclimatico dell’area, considerando tutti i processi presenti sia nell’ambiente sia nel suolo, l’integrazione con gli edifici, le superfici, la vegetazione, le sorgenti d’acqua e le fonti inquinanti, applicando modelli fluidodinamici computazionali, consentendo quindi di analizzare tutti i parametri coinvolti e le grandezze fisiche. Lo scopo è di avere un modello che si avvicini il più possibile alla realtà. Per fare questo, è stato necessario dapprima validare il modello sull’area di studio e calibrarne i parametri. Il modello consente di compiere simulazioni che producono, in uscita, mappe termiche e condizioni microclimatiche dell’area in funzione dei parametri ambientali inseriti. Sono stati analizzati due punti rilevanti dell’area, uno al centro del modello in Piazza Mancini e l’altro al bordo del modello in Piazza dei Carracci, utilizzati per confrontare le quantità misurate con quelle calcolate. I dati misurati dalla stazione meteorologica posizionata in Piazza Mancini sono stati utilizzati per calibrare il modello finale attraverso una serie di simulazioni volte a minimizzare l’errore del modello numerico. Il tempo di simulazione ha una durata complessiva di 30 ore: in particolare, le prime 6 ore della simulazione sono utilizzate per risolvere il transiente iniziale e ottenere, quindi, risultati più accurati. Per la simulazione, si è scelto il giorno 22.07.2021, essendo quello in cui la centralina posta a piazza Carracci ha rilevato le temperature più elevate. Nella scelta del giorno in cui svolgere la simulazione si tiene conto anche dell’andamento delle temperature di piazza Mancini rispetto a piazza Carracci: ENVI-met consente di assegnare un’unica forzante, quindi si preferirà una giornata in cui l’andamento della temperatura misurata dalle due centraline era simile. La simulazione ha inizio alle ore 18 del giorno 21.07.2021 e si conclude alla mezzanotte del giorno 22.07.2021 (figura 1).
Strategie di mitigazione
A valle delle misurazioni, il gruppo ha individuato un primo set di strategie di mitigazione da valutare e le ha divise in “strategie green” e “strategie gray”, andando quindi ad agire sulle pavimentazioni, sulla vegetazione e sull’ombreggiamento. Sono stati cambiati alcuni parametri modello, il che ha reso possibile valutare gli effetti delle singole azioni.
Obiettivo principale dell’intervento, come accennato, è di mitigare le temperature attraverso una risistemazione e una valorizzazione dell’ambiente urbano, trasformando questa piazza, oggi fortemente sottoutilizzata, da semplice snodo infrastrutturale in luogo in cui sostare, sia per coloro che semplicemente la attraversano sia per gli abitanti del quartiere. Per ogni strategia, è stata sviluppata una singola simulazione, per analizzare e comprenderne l’efficacia. Una prima strategia green è stata eseguita incrementando la vegetazione a diversi livelli con una configurazione lineare, senza modificare il disegno della piazza. Un secondo intervento green prevede, invece, la riorganizzazione della piazza attraverso l’eliminazione delle banchine centrali del capolinea degli autobus e, ancora una volta, l’aggiunta di sistemi vegetali, questa volta con una configurazione diffusa. Gli interventi gray, invece, riguardano le pavimentazioni; sono state inserite tre diverse pavimentazioni con diversi valori di albedo: asfalto 0,25, asfalto 0,50, una pavimentazione drenante con albedo di 0,40.
Tutte le strategie valutate, sia green sia gray, hanno determinato notevoli miglioramenti a livello di mitigazione della temperatura dell’aria. Queste simulazioni hanno consentito di comparare tra loro l’efficacia di differenti strategie di mitigazione. Vedendo gli effetti delle singole strategie è stato possibile capire in che modo combinarle tra loro in diverse configurazioni, che sono state anch’esse misurate tramite modello per studiarne l’efficacia complessiva.
Scenari progettuali
Gli scenari progettuali valutati sono stati tre.
- Un primo scenario ha previsto l’inserimento di asfalto con albedo 0,50 al centro della piazza (dove si trova il capolinea degli autobus) l’aggiunta di vegetazione ad andamento lineare e di una pavimentazione drenante nel parcheggio per le auto accanto al capolinea. In questo scenario resta invariato il disegno della piazza originale con le banchine al centro; anche qui alcuni alberi sono stati inseriti per offrire zone in ombra alle persone in attesa alle fermate. Dove possibile, sono stati ampliati i marciapiedi per poter avere maggiori spazi verdi. Quanto ai parametri dei singoli interventi, si sono considerati i medesimi valori singolarmente testati, andando a combinare gli interventi compatibili, per ottenere degli scenari di mitigazione dell’isola di calore quanto più efficaci possibile, sempre tenendo conto della fattibilità (figura 3).
- Nel secondo scenario di mitigazione, la piazza viene completamente ripensata: le banchine vengono ricollocate sul perimetro, al centro viene posta una grande isola verde attraversata da un percorso pedonale e gli autobus girano intorno al grande marciapiede centrale. Anche questo scenario prevede la sostituzione dell’asfalto con uno a più alto valore di albedo (0,50), l’incremento della vegetazione (questa volta a configurazione diffusa) e, infine, la pavimentazione drenante nel parcheggio delle auto.
- Il terzo scenario rappresenta la volontà di ottimizzare e migliorare le prestazioni della piazza nella sua funzione infrastrutturale: al primo scenario, che conserva la struttura dello spazio e i suoi funzionamenti attuali, viene aggiunta una struttura ombreggiante che copre la zona delle banchine.
Risultati
La prima ipotesi di intervento ha portato a una diminuzione della temperatura di 1,37°C rispetto a quella di base (figura 2). C’è stato anche un notevole miglioramento dell’indice di comfort termico (Universal Thermal Climate Index, UTCI) passato da 49,3°C dello stato di fatto a 43,3°C dopo l’intervento. Di conseguenza, c’è stata una mitigazione anche dell’isola di calore precedentemente calcolata, che passa da 4,5 a 3,1°C.
La simulazione di questo scenario ha determinato una diminuzione della temperatura dell’aria di quasi 2°C. L’UTCI è calato fino a 42,3°C e l’isola di calore è passata da 4,47°C a 2,48°C (figura 3).
Il terzo scenario ha visto una diminuzione della temperatura di 2 gradi, una diminuzione dell’UTCI di quasi 7 gradi e una diminuzione dell’ICU da 4,47 a 2,45°C (figura 4).
Discussione
La vegetazione non solo come strumento di mitigazione
Fin dalla metà del Diciannovesimo secolo, la vegetazione entra a far parte del progetto di rigenerazione urbana delle principali capitali europee. Il piano di John Claudius Loudon del 1829 per Londra può essere considerato tra i precursori di un’attenzione al progetto dello spazio aperto urbano, che prevede la successione di spazi vegetati e costruiti per favorire il benessere della popolazione. Anche a Parigi, il piano Haussman elaborato con Adolphe Alphand propone la densificazione di parchi e giardini pubblici collegati da promenade per strutturare un sistema di spazi vegetati alla scala urbana. Con la consapevolezza sempre più solida che la presenza della vegetazione nell’ambiente costruito favorisce una qualità di vita migliore, le strategie di rigenerazione urbana contemporanee hanno perseguito obiettivi sempre più complessi. Il Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 elaborato dal Ministero della Salute, sulla linea dell’Agenda 2030, attribuisce alle aree verdi un ruolo fondamentale per rendere «le città e gli insediamenti umani più sani, inclusivi e favorevoli alla salute». In particolar modo, l’abbattimento delle isole di calore urbano rappresenta un’azione chiave nel migliorare le condizioni di vita dei cittadini, soprattutto dei gruppi più vulnerabili, diminuendone il tasso di mortalità e l’aggravarsi di malattie legate all’innalzamento delle temperature. L’uso di alberi, arbusti ed erbacee nel configurare gli spazi urbani ha un effetto rilevante per mitigare l’effetto delle isole di calore; inoltre, può diventare un’occasione per un più ampio spettro di trasformazioni dello spazio pubblico: aumentare la biodiversità, favorire il drenaggio delle acque, rafforzare le trame vegetali apportando di conseguenza un beneficio alla salute degli abitanti. Dagli studi effettuati su alcune città europee, il rafforzamento delle green infrastructure ha un effetto rinfrescante medio di 1-4,7°C che si diffonde per 100-1.000 m in un’area urbana,9,10 un dato che dipende fortemente dall’habitat in cui gli alberi vengono collocati, dalla morfologia urbana, dall’uso della vegetazione.
La mitigazione della temperatura viene affidata generalmente alla creazione di ombra che gli alberi ad alto fusto con una chioma più o meno espansa e una vegetazione più o meno densa producono. Ma non si deve trascurare l’uso di erbacee perenni o graminacee per la sostituzione, ove possibile, di superfici minerali realizzate con materiali che si riscaldano con molta facilità. Realizzare superfici vegetali attraverso prati stabili a bassa manutenzione o con la piantagione di erbacee rizomatose costituisce un’alternativa ai materiali duri. Il beneficio che si acquisisce non è solo quello di trasformare una superficie altamente assorbente l’irraggiamento solare in un suolo che emette poco calore, ma è anche quello di ridurre le superfici impermeabili a favore di un sistema più efficiente di drenaggio delle acque. Le cosiddette operazioni di depaving delle aree abbandonate o la realizzazione di superfici che prevedono la compresenza di minerale (asfalto, cemento, pietra) e vegetale nelle aree di parcheggio può costituire una strategia complementare che tiene assieme i processi di mitigazione delle temperature con quelli per la gestione delle acque piovane inclusi i fenomeni delle “bombe d’acqua” e dell’evapotraspirazione.
Avere suoli che accolgono specie vegetali differenti innesca un altro effetto secondario, ma di importanza cruciale, derivante dall’uso della vegetazione per le ICU: la possibilità di implementare la biodiversità urbana. La carenza di spazi vegetati e l’eccesso di suoli costruiti danno vita a una criticità importante all’interno dei territori urbanizzati, ovvero la progressiva perdita di biodiversità, generando importanti squilibri nelle ecologie urbane. L’occasione di aumentare le specie vegetali e, di conseguenza, anche di animali e insetti all’interno dei contesti costruiti è ormai una necessità irrinunciabile per i processi di trasformazione della città. Affrontare il progetto di mitigazione dell’ICU ponendosi come obiettivo anche di diversificare e implementare la varietà di specie viventi e allo stesso tempo innescare alcuni processi controllati di colonizzazione di specie pioniere è un’occasione importante nell’azione di mitigazione delle ICU. La scelta delle specie vegetali da inserire in contesti dalle condizioni ambientali così particolari come le ICU si deve interrogare sulla possibilità di andare in deroga alle direttive comunali e regionali che prediligono l’utilizzo di specie autoctone, spesso non del tutto idonee alle particolari condizioni urbane. La scelta delle specie arboree deve tener presente non solo delle caratteristiche legate alla territorialità, ma anche a quelle legate alla necessità di biodiversità e, più in generale, alle condizioni di criticità dell’ambiente urbano. Per questo sarebbe opportuno attingere anche a specie alloctone, ma che possano crescere con facilità, garantendo buone prestazioni di ombreggiamento, assorbimento di CO2, contrasto alla diffusione di polveri sottili.
Un ultimo aspetto riguardante la mitigazione delle isole di calore riguarda la necessità di guardare la trasformazione a una scala più ampia. La scelta delle aree dove intervenire deve partire necessariamente dal dato numerico legato all’eccezionalità della temperatura, ma con esso si deve analizzare anche la morfologia urbana, prendendo in considerazione la possibilità di connettersi spazialmente a corridoi ecologici o, più in generale, a sistemi vegetali già esistenti, affinché il progetto di mitigazione delle isole di calore miri a costruire una rete o un sistema puntiforme più esteso all’interno del tessuto urbano che possa innescare benefici non solo nell’area circoscritta del singolo caso, ma a un ambito spaziale più esteso. Solo attraverso uno sguardo progettuale ampio e multidisciplinare la mitigazione dell’ICU diventerà l’occasione per contribuire in modo incisivo al benessere dei cittadini.
Conclusioni
Questo progetto ha rappresentato per il gruppo di architetti e progettisti un’occasione eccellente per approcciare al complesso tema della mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici in ambito urbano. Molte traiettorie intercettate nel corso delle attività aprono strade per possibili ricerche future a partire dalla traccia che ha guidato tutto il lavoro svolto finora: è impossibile pensare il progetto dello spazio pubblico, in termini di mitigazione e di adattamento, come isolato rispetto alla complessità di questioni che lo investono e che rappresentano la sfida per i progettisti. È necessario, invece, provare a rendere strutturale, in qualsiasi programma o processo di rigenerazione urbana, l’attenzione ai temi legati al benessere climatico e ambientale, agendo sugli apparati normativi, costruendo indicatori che consentano di prevedere e valutare gli effetti degli interventi in termini di urban health, dotandosi di nuovi strumenti e metodi per la gestione dei processi, costruendo nuove alleanze tra gli eterogenei e conflittuali attori che popolano questo grande palcoscenico.
Conflitti di interesse dichiarati: nessuno.
Finanziamenti: Ministero della Salute – CCM 2019 “Adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici: interventi urbani per la promozione della salute – Climactions”. CUP F85J19001810001
Ringraziamenti: per lo sviluppo del progetto con il gruppo di lavoro del Dipartimento di Architettura di Roma Tre, guidato dal professor Paolo Desideri, a cui hanno partecipato Francesca Romana Cattaneo, Roberto D’Autilia, Giorgia De Pasquale, Alessandro Gabbianelli, Luca Montuori, Enrico Nigris, Maria Pone, Matteo Staltari, ha collaborato il gruppo di ricerca del Dipartimento di Ingegneria Industriale, Elettronica e Meccanica di Roma Tre guidato dal prof. Roberto De Lieto Vollaro a cui hanno partecipato Gabriele Battisti, Emanuele De Lieto Vollaro, Marco Formiconi.
Authorship: gli autori hanno partecipato congiuntamente alla strutturazione del saggio. Per la stesura, i paragrafi: “Premessa”, “Prima fase: lo stato dell’arte e l’ICU di Roma” e “Conclusioni” sono di Maria Pone; il paragrafo “Seconda fase: scenari di Mitigazione per Piazza Mancini” è di Francesca Romana Cattaneo; il paragrafo “Approfondimento: la vegetazione non solo come strumento di mitigazione” è di Alessandro Gabbianelli.
Bibliografia
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- D’Olimpio D. La progettazione del microclima urbano. Le caratteristiche microclimatiche in ambiente urbano come fattori per la definizione della qualità ecosistemica dei sistemi insediativi. Roma, Edizioni Kappa, 2008.
- Oke T R. The energetic basis of the urban heat island. Quarterly Journal of the Royal Meteorological Society 1982; 108 (455): 1-24.
- Atelier parisien d’urbanisme. Les îlots de chaleur urbains à Paris. APUR 2012-2020. Informazioni sulle varie fasi del progetto disponibili ai seguenti indirizzi:
• https://www.apur.org/fr/nos-travaux/ilots-chaleur-urbains-paris- cahier-1
• https://www.apur.org/fr/nos-travaux/ilots-chaleur-urbains-paris-cahier-2-simulations-climatiques-trois-formes-urbaines
• https://www.apur.org/fr/nos-travaux/ilots-chaleur-urbains-coeur-agglomeration-parisienne-cahier-3-brises-thermiques
• https://www.apur.org/fr/nos-travaux/ilots-chaleur-urbains-paris-cahier-4-influence-climatique-revetements-sol-paris
• https://www.apur.org/fr/nos-travaux/attenuer-ilots-chaleur-urbains-cahier-5-methodes-outils-conception-projets - Ajuntament de Barcelona. Pla Clima. Effecte illa de calor. Barcelona, Ajuntament de Barcelona, 2018. Disponibile all’indirizzo: https://www.barcelona.cat/barcelona-pel-clima/sites/default/files/documents/cap01_illa_de_calor20180227.pdf
- Lyon Part Dieu. Disponibile all’indirizzo: https://www.lyon-partdieu.com/
- Montreal. Mon climat, ma santé. Disponibile all’indirizzo: https://www.inspq.qc.ca/changements-climatiques
- Barcellona. Supeilles. Disponibile all’indirizzo: https://ajuntament.barcelona.cat/superilles/es/#
- Kleerekopera L, van Escha M, Baldiri Salcedob T. How to make a city climate-proof, addressing the urban heat island effect. in Resources, Conservation and Recycling 2012;64:30-38.
- Iungman T, Cirach M, Marando F et al. Cooling cities through urban green infrastructure: a health impact assessment of European cities. Lancet 2023;401:10376. doi: 10.1016/S0140-6736(22)02585-5