Impatto del COVID-19 sulle persone immigrate assistite nei servizi territoriali di accoglienza
Introduzione: la pandemia di COVID-19 ha avuto effetti importanti sulla salute e sulle condizioni socioeconomiche delle persone. I sistemi di sorveglianza istituzionali non riescono a fornire un’adeguata rappresentazione epidemiologica della pandemia negli stranieri di più recente immigrazione. In Piemonte ed Emilia-Romagna è stato condotto un approfondimento nelle strutture pubbliche e private dedicate all’accoglienza dei migranti.
Obiettivi: valutare l’impatto dell’epidemia nella popolazione migrante assistita nei centri territoriali di accoglienza.
Disegno: analisi quantitativa basata sui dati raccolti nei centri di accoglienza e analisi di tipo qualitativo che, attraverso 10 focus group e 35 interviste a operatori e migranti, ha indagato ricadute della pandemia, meccanismi e spiegazioni.
Setting e partecipanti: utenti e operatori dei servizi di accoglienza per migranti nelle città di Torino e Bologna.
Principali misure di outcome: analisi quantitativa: accesso ai servizi, prevalenza di patologie, prevalenza di positività al test; analisi qualitativa: diffusione del virus, organizzazione dei servizi, criticità e bisogni percepiti, soluzioni adottate, informazioni ricevute, impatto percepito sulla salute, impatto percepito sui determinanti sociali.
Risultati: emerge un quadro variegato. I pochi dati disponibili non mettono in evidenza incidenza e gravità del virus maggiori rispetto alla popolazione italiana, nonostante siano riportati forti elementi di rischio legati alle precarie condizioni abitative e di lavoro. I servizi di accoglienza hanno attuato modalità organizzative più flessibili, con misure di prevenzione efficaci. L’interruzione dei percorsi di cura ha portato al riacutizzarsi di patologie pregresse, ma l’avvicinamento ai servizi per il controllo della pandemia ha anche permesso diagnosi e presa in carico di patologie misconosciute. Incertezza, paura, ritiro sociale e crisi del progetto migratorio hanno aumentato i disturbi mentali.
Conclusioni: in questo scenario, è risultata fondamentale e va potenziata la stretta collaborazione tra strutture pubbliche e del terzo settore per superare le barriere d’accesso e rendere i servizi più inclusivi ed equi. È necessario anche sviluppare flussi informativi capaci di monitorare i bisogni di salute di questa popolazione “invisibile”.