Articoli scientifici
14/03/2011

Esposizione fetale e perinatale a mercurio e selenio: valutazione alla baseline di una coorte di bambini del Friuli Venezia Giulia

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Introduzione

La tossicità dell’esposizione prenatale al mercurio (Hg), in particolare per il sistema nervoso, è stata descritta ripetutamente, a partire dalle intossicazioni avvenute negli anni Cinquanta in Giappone e negli anni Settanta in Iraq.1-8 Diversi studi epidemiologici hanno cercato di stabilire quali siano i livelli di esposizione al di sotto dei quali non si osservano effetti.3,4,9-16 L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha stimato che la più alta concentrazione di Hg nei capelli materni alla quale non si osservano effetti neurotossici sui feti (NOEL) è di 14 µg/gr.17 Per quanto riguarda il latte materno, la Environmental Protection Agency statunitense raccomanda una dose di riferimento di 0,3 mg di Hg inorganico per kg di peso corporeo al giorno.18 Una delle principali fonti di esposizione a Hg per l’uomo è rappresentata dal consumo di pesce. In particolare, la forma organica metilmercurio (MeHg) è quella che si bioaccumula nei pesci. Essa viene assorbita efficientemente dall’uomo attraverso la dieta e si distribuisce nel corpo, è in grado di superare la barriera placentare e, nel cervello, il suo principale organo bersaglio, raggiunge concentrazioni più alte che nel sangue.19 Soggetti la cui dieta è ricca in pesce possono facilmente raggiungere concentrazioni di Hg che si avvicinano a quella indicata dalla OMS. Pertanto, è possibile che si verifichi un’esposizione prenatale a bassi livelli di Hg se le donne consumano abitualmente pesce durante la gravidanza.20-23 Il pesce, tuttavia, è anche fonte di nutrienti che favoriscono lo sviluppo del sistema nervoso, quali gli acidi grassi polinsaturi (PUFA) omega3 e omega624 e selenio (Se),25-27 a cui il neonato può essere esposto anche attraverso il latte materno. Attualmente in letteratura non c’è accordo su quali siano gli effetti dell’esposizione fetale a basse dosi di Hg,12,16,28 e certamente nel proporre linee guida sul consumo di pesce in gravidanza e in età infantile sarebbe comunque opportuno tener conto anche degli effetti benefici di nutrienti quali il selenio, che secondo alcuni potrebbe addirittura proteggere dagli effetti tossici del mercurio.29 Allo scopo di stimare l’esposizione prenatale e neonatale a Hg e Se legata al consumo di pesce e alla dieta materna in gravidanza e di valutarne i possibili effetti sulla salute dei bambini, uno studio di coorte prospettica è stato condotto in un’area del Friuli Venezia Giulia, comprendente anche diversi comuni della laguna di Grado e Marano, lungo la costa adriatica, in cui studi precedenti avevano riscontrato un inquinamento ambientale da Hg.30,31 Le possibili fonti di tale inquinamento possono essere ricercate nel traffico marittimo, nella produzione di clorosoda da parte di un impianto elettrochimico locale e nella miniera di Hg di Idrija, in Slovenia, ora dismessa, da cui il metallo giungeva in laguna attraverso il fiume Isonzo, contaminando acqua, sedimenti e fauna marina. In questo articolo si descrivono le caratteristiche della coorte al momento dell’arruolamento e le esposizioni fetali e perinatali a Hg e Se.

Materiali e metodi

Soggetti

I soggetti eleggibili per essere inclusi nella coorte erano bambini nati tra il 01.04.1999 ed il 31.05.2001 residenti in 17 comuni del Friuli Venezia Giulia centromeridionale, di cui tre situati sulla costa lagunare (Grado, Marano Lagunare e Carlino). Il disegno di studio prevedeva di arruolare la totalità dei bambini nati da madri residenti nei tre comuni lagunari, in quanto si ipotizzava che queste donne avessero un alto consumo di pesce e conseguentemente un’esposizione non trascurabile ad Hg. Per quanto riguarda, invece, i bambini nati da madri residenti nei 14 comuni interni (Cervignano del Friuli, Fiumicello, Latisana, Lignano Sabbiadoro, Monfalcone, Muzzana del Turgnano, Palazzolo dello Stella, Palmanova, Ronchi dei Legionari, San Giorgio di Nogaro, San Canzian d’Isonzo, Staranzano, Tavagnacco, Torviscosa), a presunto minor consumo di pesce e conseguentemente con minor esposizione ad Hg, il disegno di studio prevedeva di non arruolare la totalità dei nati, ma di appaiare un solo soggetto a ciascun bambino arruolato nei comuni lagunari. L’appaiamento avveniva per sesso, ospedale di nascita e data di nascita. Con cadenza mensile gli Uffici anagrafe di ciascun comune spedivano alla Cattedra di igiene i nominativi dei nuovi nati nel mese precedente, comprensivi di luogo e data di nascita, sesso, domicilio e, con l’eccezione di un comune, nome dei genitori. Per ottenere tali nominativi senza eccessivo ritardo era stato approntato un calendario di promemoria che veniva inoltrato ai comuni dei quali non si erano ancora ricevuti gli elenchi, dopo la prima, seconda e a metà della terza settimana lavorativa di ogni mese. In genere gli elenchi dei nuovi nati del mese nell’intero territorio dello studio venivano completati entro i primi 2025 giorni del mese successivo. Non appena trasmessi, tutti i dati relativi ai nuovi nati venivano inseriti in un database elettronico. Quando gli elenchi dei nuovi nati del mese erano pervenuti, e quindi la base dei soggetti da cui campionare era completa, i soggetti provenienti dalla laguna venivano arruolati e quelli provenienti dall’interno selezionati in base ai criteri di appaiamento, individuando il bambino nato nella data più vicina a quella del caso. Dall’area lagunare sono stati identificati 203 bambini eleggibili. Di 179 è stato possibile contattare i genitori mediante l’invio di una lettera che illustrava lo studio e ne proponeva la partecipazione e una successiva telefonata da parte di un’intervistatrice addestrata che ne verificava l’adesione. 24 famiglie non sono state rintracciate in quanto trasferitesi poco dopo la nascita del bambino. 119 famiglie (58,6% delle eleggibili, 66,5% di quelle contattate) hanno acconsentito alla partecipazione allo studio. Per ciascun bambino partecipante proveniente dall’area lagunare è stata contattata, con le stesse modalità, la madre del bambino residente in uno dei 14 comuni interni, dello stesso sesso, nato nello stesso ospedale e nella data più vicina quella di nascita del bambino dell’area lagunare. Se la madre interpellata non acconsentiva alla partecipazione, veniva contattata la madre del bambino con la seconda data più vicina e così via, fino a ottenere un consenso alla ricerca. In circa un terzo dei casi, la prima famiglia contattata ha aderito allo studio. Dai comuni dell’interno sono stati arruolati 123 bambini perché, per errore, a uno dei bambini della costa sono stati appaiati e inclusi nello studio 5 bambini dell’interno. La coorte comprendeva così un totale di 242 bambini e madri.

Raccolta di dati relativi alla gravidanza e al periodo perinatale

I dati sono stati raccolti tramite interviste alle madri, condotte presso le loro residenze da parte di un’intervistatrice addestrata, mediante un questionario strutturato e approssimativamente all’epoca in cui il bambino aveva 3 mesi e comunque entro i 5 mesi. Contestualmente, la stessa intervistatrice raccoglieva campioni biologici dalle madri e dai bambini. Nel corso delle interviste, che mediamente duravano un’ora, venivano raccolte informazioni sulla famiglia del neonato (caratteristiche sociodemografiche, dati antropometrici, storia lavorativa, stili di vita della madre e del padre, storia medica della famiglia, informazioni sulle otturazioni dentali della madre), sulla gravidanza (storia residenziale, lavorativa e medica della madre nei 9 mesi, una dettagliata valutazione della dieta, consumo di farmaci, alcol e caffeina, fumo e problemi al parto o nel postparto) e sullo stato di salute e la nutrizione del bambino fino al momento dell’intervista. Sono state raccolte informazioni dettagliate sul consumo di pesce fresco, in scatola e surgelato da parte della madre durante la gravidanza e l’allattamento, la quantità e la frequenza di consumo di particolari specie di pesce, la tipologia e ubicazione dei fornitori abituali di pesce fresco durante i mesi sia estivi sia invernali. Il questionario è disponibile sul sito www.epiprev.it. Le esposizioni prenatali e perinatali a Hg e Se sono state stimate attraverso la misurazione delle loro concentrazioni nei campioni biologici delle mamme e dei bambini: mercurio totale (THg) e MeHg nei capelli della madre, in quelli del bambino e nel latte materno, Se nel latte. A questo scopo venivano raccolti campioni di almeno 500 mg di capelli materni tagliati con delle forbici di acciaio inossidabile il più vicino possibile alla radice del capelli in regione occipitale e, quando possibile, anche del neonato. Ciascun campione era riposto, con le estremità prossimali dallo stesso lato, in un foglio bianco di carta. Il foglio veniva quindi ripiegato e infilato in un sacchetto di plastica trasparente etichettato e privo di Hg, su cui veniva segnata con un pennarello l’estremità prossimale dei capelli. Il sacchetto veniva saldato con graffette in diversi punti per immobilizzare i capelli al suo interno e quindi chiuso ripiegandone il lato aperto e saldato nuovamente. Oltre ai capelli, se il bambino era ancora allattato al seno all’epoca dell’intervista, veniva prelevato in una provetta un campione di 10 cc di latte materno che veniva conservato congelato a 20° C fino al momento delle analisi.

Analisi chimiche

Le analisi dei metalli sono state eseguite presso lo Jozef Stefan Institute di Ljubljana, in Slovenia. In laboratorio, i campioni di capelli erano tagliati con forbici di acciaio inossidabile in piccolissimi segmenti, trasferiti in un recipiente e sottoposti a ripetuti lavaggi con acetoneacquaacquaacquaacquaacetone per rimuovere polvere e grasso, quindi lasciati asciugare al riparo dalla polvere e infine trasferiti in una busta e conservati in atmosfera asciutta e priva di Hg in attesa di essere analizzati. Per il dosaggio di THg, ciascuna aliquota omogeneizzata di capelli, con peso pari a circa 300 mg, veniva introdotta in un’ampolla di vetro pyrex assieme a 2 ml di HNO3 al 70% (MerckMOS Selectipur). Le ampolle venivano sigillate e incubate a 90° C per 24 ore, successivamente i campioni venivano diluiti con acqua bidistillata (DDW) e il contenuto in THg veniva determinato mediante spettrometria ad assorbimento atomico a vapori freddi (CVAAS) e amalgama d’oro, tramite il determinatore LCD Milton Roy Mercury Detector, utilizzando un software per la riduzione/amalgamazione computercontrollata. Questo metodo era stato validato e aveva dimostrato una precisione dall’1% al 5% (deviazione standard relativa) per livelli< 10 ng Hg/gr e una precisione inferiore all’1% per livelli più alti.32-34 Per l’analisi del MeHg, è stato utilizzato un metodo basato sull’estrazione con solvente, seguita da etilazione in fase acquosa, preraccolta su una trappola adsorbente (Carbotrapo Tenax) a temperatura ambiente e separazione delle specie etilate mediante gascromatografia su colonna.35-37 Le specie separate sono quindi state trasformate in mercurio elementare (Hg0) attraverso pirolisi e in seguito trasferite in un rivelatore atomico a fluorescenza. Per controllare l’accuratezza delle determinazioni sono stati usati materiali di riferimento certificati (CRM) ottenuti dal National Research Council of Canada (NRCC), capelli umani IAEA086, muscolo di pescecane, fegato e pancreas DOLT1. Tutti i campioni, i controlli e i CRM sono stati preparati in duplice o in triplice copia e ciascuna misura per ogni replica è stata ripetuta per 2 o 3 volte. Per lo stesso campione le deviazioni standard per i 46 valori ottenuti corrispondevano al 38% del valore medio. Per determinare la concentrazione di MeHg nel latte, 1 gr di campione è stato introdotto in una provetta di teflon assieme a una miscela costituita da H2SO4 (5%), KBr (18%) e CuSO4 1M, a cui sono stati successivamente aggiunti 10 mL di CH2Cl2. Dopo centrifugazione la fase organica è stata separata da quella acquosa tramite un imbuto separatore in teflon. La fase organica è stata fatta evaporare attraverso un bagno d’acqua a 90°C e il rimanente CH2Cl2 è stato eliminato attraverso l’aggiunta di N2. Il pH della soluzione è stato aggiustato a 4,6 attraverso l’aggiunta di una soluzione tampone acetato, quindi sono stati aggiunti 50 µL di NaBEt4 al 1% e la miscela è stata lasciata reagire a temperatura ambiente. La forma etilata di Hg è stata separata dalla miscela utilizzando una trappola adsorbente (Tenax) sotto un flusso di azoto privo di Hg per 15 minuti. La trappola è stata poi collegata con un flusso di argon e il MeHg è stato rimosso termicamente (180°C) attraverso una colonna cromatografica isotermica. Le diverse forme di Hg sono state convertite in Hg0 tramite pirolisi a 600°C e determinate attraverso spettrometria atomica di fluorescenza con vapori freddi (CVAFS). Il limite di rilevabilità, calcolato in base a tre deviazioni standard dei blank, era di circa 10 pg MeHg/gr.35,36,38 Per quanto riguarda le analisi di Se, 1 gr di campione di latte preventivamente mescolato e riscaldato a 38ºC è stato versato in una provetta di teflon (Savillex). Sono stati aggiunti 1 mL di H2SO4 al 96% (Merck, Suprapur) ed 1 mL di HNO3 al 65% (Merck, Suprapur), quindi la provetta è stata incubata a 125°C per 30 minuti. Dopo il raffreddamento è stata aggiunta per 5 volte H2O2 al 30% e in seguito a ciascuna delle aggiunte la provetta è stata nuovamente incubata a 125°C per 10 minuti. La soluzione è stata poi raffreddata a temperatura ambiente. Per ridurre Se alla forma Se4+, sono stati aggiunti alla soluzione 2,5 ml di HCl concentrato (Merck, Suprapur) e il tutto è stato incubato a 100°C per 10 minuti. Dopo diluizione attraverso l’aggiunta di acqua MilliQ (Millipore) la concentrazione di Se è stata misurata mediante spettrometria ad assorbimento atomico con generazione di idruri (HGAFS). Con le stesse modalità ogni volta è stato processato un campione bianco. Ciascun campione di latte è stato analizzato almeno due volte, così come ciascuna soluzione standard utilizzata e ciascun campione bianco.

Analisi statistiche

Le distribuzioni delle concentrazioni di THg e MeHg nei capelli della madre e del bambino e quelle di THg, MeHg e Se nel latte materno sono state descritte attraverso media, deviazione standard (ds), mediana e range. La normalità delle distribuzioni è stata valutata attraverso il test di KolmogorovSmirnov. Le possibili correlazioni tra le concentrazioni di THg, MeHg e Se all’interno di ciascun campione biologico e tra i diversi campioni biologici, e quelle tra le concentrazioni di THg, MeHg e Se e il consumo settimanale di pesce totale o fresco durante la gravidanza sono state valutate attraverso i coefficienti di correlazione di Spearman dal momento che per tutte le variabili analizzate la distribuzione non risultava normale. Le differenze nelle concentrazioni di metalli nei campioni biologici di gruppi di soggetti sono state valutate attraverso il test di Wilcoxon delle somme dei ranghi. Per le variabili categoriche, le differenze tra gruppi sono state valutate mediante test esatto di Fisher. Per valutare l’associazione tra consumo di pesce e livelli di THg nei campioni biologici prendendo in considerazione anche il possibile effetto di altri fattori, quali età della madre al momento del parto, fattori geografici, fattori legati all’attività lavorativa della madre, otturazioni dentali, fumo di sigaretta e durata dell’allattamento al seno, sono state anche usate analisi di regressione lineare multipla. Alle concentrazioni di THg non distribuite normalmente è stata anche applicata una trasformazione logaritmica per approssimare la distribuzione normale della variabile dipendente. Sono stati studiati sia l’effetto del pesce fresco in generale sia gli effetti delle diverse specie di pesci consumati. La possibilità che l’area di residenza delle madri e l’area di localizzazione del rivenditore abituale di pesce potessero esercitare un’interazione con il consumo di pesce è stata presa in esame includendo un termine di interazione tra ciascuna di queste due variabili e la variabile consumo di pesce. La porzione di pesce è stata definita come 150 gr. Il rischio relativo per le madri di avere nei capelli una concentrazione di THg ≥2 µg/gr a seconda del consumo di pesce dichiarato durante la gravidanza è stato stimato attraverso analisi di regressione logistica multipla. Il cutoff di 2 µg/gr, inferiore rispetto alle concentrazioni ritenute potenzialmente dannose in altri studi, è stato scelto in base alla distribuzione dei valori osservati nel nostro studio (corrisponde al quintile più alto), in cui nessuno dei nostri campioni di capelli eccedeva i 10 µg/gr.

Risultati

Le caratteristiche sociodemografiche e il numero di otturazioni dentali delle madri intervistate sono riportate nella tabella 1. Delle 119 donne che risultavano residenti nei comuni lagunari al momento del parto, 2 avevano in realtà trascorso gran parte della gravidanza in uno degli altri 14 comuni e una aveva abitato al di fuori dell’area di studio per oltre la metà della gravidanza. Delle 123 donne che invece risultavano residenti in uno dei 14 comuni dell’interno al momento del parto, 2 avevano abitato fuori dall’area di studio per oltre metà della gravidanza.

I due gruppi di madri non sono risultati significativamente diversi per classe di età, scolarità, occupazione e settore di attività di impiego, benché tra le donne dell’area lagunare una maggiore percentuale risultava occupata nei settori manufatturiero e del commercio e turismo e una minore percentuale in quello di istruzione e sanità. Non si osservano differenze significative nel numero di otturazioni dentali. Venticinque donne hanno riferito di non aver mai consumato pesce fresco nel corso della gravidanza (10,3%); 115 (47,5%) hanno mangiato meno di una porzione a settimana, le rimanenti 102 (42,2%) almeno una porzione a settimana. Il consumo medio di pesce fresco è stato di 0,7 porzioni a settimana (deviazione standard (ds)= 0,8; mediana= 0,5; range= 07). Benché la differenza non sia risultata significativa dal punto di vista statistico, il consumo settimanale di pesce fresco è risultato più alto per le donne che avevano trascorso la maggior parte della gravidanza nei comuni lagunari (media= 0,8 porzioni; ds= 0,9; mediana= 0,7; range 07) rispetto a quelle che avevano trascorso la maggior parte della gravidanza in uno dei comuni dell’interno (media= 0,6 porzioni; ds= 0,6; mediana= 0,5; range 03; p= 0,2992). Sogliola e merluzzo sono state le specie pesce maggiormente consumate (tabella 2).

Le donne che hanno trascorso la maggior parte della gravidanza nell’area lagunare hanno consumato quantitativi più elevati della maggior parte dei pesci considerati, con l’eccezione di platessa, trota/salmone e merluzzo, consumati con maggior frequenza nelle aree interne.

La tabella 3 illustra le concentrazioni di MeHg, THg, e il loro rapporto, nei capelli di madri e bambini e nel latte, e le concentrazioni di Se nel latte. In nessun caso si sono raggiunte concentrazioni di Hg nei capelli al di sopra di 14 µg/gr. Il MeHg ha rappresentato la frazione predominante di Hg nei capelli, ma non nel latte, in cui costituiva mediamente il 30% delTHg. Le concentrazioni di THg e MeHg sono risultate più alte nei capelli e nel latte delle donne che avevano trascorso la maggior parte della loro gravidanza in uno dei comuni lagunari rispetto alle altre (dati non presentati). Infatti, le concentrazioni medie di THg nei capelli erano 1,48 (ds= 1,27; mediana= 1,09) e 1,18 (ds=1,15; mediana= 0,88) rispettivamente (p= 0,0040); quelle nel latte 0,99 (ds =1,80; mediana 0,45) e 0,43 (ds =0,31; mediana 0,38,) rispettivamente (p =0,0548). Le concentrazioni medie di MeHg nei capelli erano 1,13 (ds =0,97; mediana 0,80) e 0,81 (ds= 0,66; mediana= 0,66) rispettivamente (p= 0,0149); quelle nel latte 0,28 (ds= 0,53; mediana= 0,10) e 0,12 (ds= 0,20; mediana= 0,06) rispettivamente (p= 0,0339). Le concentrazioni di THg, MeHg nei capelli del bambino e quelle di Se nel latte, invece, non sono risultate significativamente diverse nei due gruppi.

La tabella 4 presenta le correlazioni tra i consumi settimanali di pesce e le concentrazioni di THg, MeHg e Se nei diversi campioni biologici. THg e MeHg sono risultati altamente correlati tra loro all’interno di ciascun campione biologico. Una correlazione medioalta è stata evidenziata tra le concentrazioni di entrambe le forme di Hg nei campioni della madre e del bambino. Il consumo di pesce, sia in generale sia fresco, è risultato moderatamente correlato con le concentrazioni di THg e MeHg nei capelli materni e nel latte, mentre non lo è stato con THg e MeHg nei capelli del bambino. Il Se nel latte è risultato correlato con le concentrazioni di THg e MeHg nei capelli della madre, debolmente correlato con THg e MeHg nel latte, ma non correlato con le concentrazioni di THg e MeHg nei capelli del bambino né con i consumi di pesce. Le correlazioni tra consumi di pesce e concentrazioni di mercurio sono risultate tutte più alte nel caso in cui le donne avessero trascorso la maggior parte della gravidanza nell’area lagunare (coefficienti di correlazione da 0,21 a 0,45, tutti significativi dal punto di vista statistico) rispetto al caso in cui avessero trascorso la maggior parte della gravidanza nell’area interna (coefficienti di correlazione da 0,04 a 0,22, di cui uno solo significativo). Nei comuni della laguna, inoltre, si è osservata una correlazione moderata (r= 0,29) marginalmente significativa (p= 0,0589) tra consumo di pesce e Se. L’area di residenza, tuttavia, non è risultata associata ai livelli di THg nelle analisi di regressione lineare multipla (tabella 5).

Le associazioni significative emerse sono state quelle con il consumo di pesce fresco in gravidanza e con la localizzazione del fornitore abituale di pesce fresco. Anche il consumo di anguilla, orata, branzino, coda di rospo, pesce S. Pietro è risultato associato ai livelli di THg (tabella 5). Da analisi di regressione logistica multipla è emerso che il rischio di avere concentrazioni di THg ≥2µg/gr era aumentato per le madri che mangiavano quantità maggiori di pesce fresco; in particolare, il rischio di avere una concentrazione di THg nei capelli ≥2µg/gr era 7 volte più alto tra le donne che mangiavano almeno 8 porzioni al mese rispetto a quelle che ne mangiavano meno di 4 (tabella 6).

Discussione

L’obiettivo di questa indagine era quello di identificare un gruppo di neonati che, sia in utero per via transplacentare sia dopo la nascita attraverso il latte materno, risultassero particolarmente esposti al mercurio accumulato dalle madri con la dieta. Per questo motivo sono state arruolate, accanto a un gruppo di confronto, madri con presunto vissuto durante la gravidanza in un’area lagunare e relativo più elevato consumo di pesce. In realtà, dall’analisi dei consumi di pesce stimati attraverso il questionario alimentare, è emerso che i consumi totali di pesce in gravidanza sono stati generalmente bassi, e non molto diversi tra le donne residenti nelle diverse aree se non per quanto riguarda alcune specie di pesce consumate. Anche se nella coorte i consumi di pesce e, conseguentemente, i livelli di mercurio non sono risultati alti, l’analisi delle concentrazioni di questo metallo alla baseline ci ha, comunque, consentito di stabilire l’esposizione pree perinatale dei bambini arruolati, di cui sarà poi valutata l’associazione con diversi outcome di neurosviluppo, nonché di comprendere le relazioni tra le concentrazioni delle forme di Hg nei diversi campioni biologici prelevati da madri e bambini. Seppur mediamente non elevate rispetto a quelle riscontrate in altri contesti,6,12,37 in Friuli Venezia Giulia le concentrazioni di Hg sono caratterizzate da una variabilità tale da permettere di studiare gli effetti sul neurosviluppo di un ampio range di esposizione. Dal momento che i consumi di pesce sono risultati bassi nella nostra popolazione (un decimo non ne ha mai consumato e circa la metà ne ha mangiato meno di 150 gr alla settimana), è probabile che la variabilità nei livelli di Hg nei campioni biologici dei membri della coorte non sia dipesa solo dalla quantità di pesce ingerito (una correlazione significativa tra quantità di pesce consumata e concentrazioni di Hg è presente, benché modesta), bensì anche dalla qualità di quest’ultimo nonché dalla sua provenienza. è infatti emerso che il consumo di determinate specie di pesce acquistate da rivenditori situati nella zona lagunare (anguilla, orata, branzino, coda di rospo, pesce S. Pietro), si associa positivamente con la concentrazione di Hg nei campioni biologici. Questi risultati suggeriscono comunque che sia auspicabile che in gravidanza le donne limitino il consumo delle specie di pesce sopra elencate, soprattutto se di provenienza locale. Bisogna tuttavia sottolineare che sarebbe controproducente sconsigliare in assoluto il consumo di pesce durante la gravidanza, dal momento che questo alimento è ricco di nutrienti in grado di influenzare positivamente il neurosviluppo dei bambini, quali acidi grassi polinsaturi a lunga catena (PUFA’s), iodio, ferro e colina.39 Il ruolo di confondente assunto dalla dieta materna sull’associazione tra mercurio e neurosviluppo è stato recentemente ipotizzato da Davidson e collaboratori.40 Dalle nostre analisi emerge anche il diverso rapporto tra MeHg e THg esistente nei capelli e nel latte. Se nei capelli infatti, il MeHg rappresenta mediamente circa l’80% delTHg, nel latte costituisce solo il 30%. Il basso passaggio del MeHg nel latte è descritto anche in una review di Dorea.41 Questa cinetica, unitamente al fatto che in media le concentrazioni di Hg nel latte della nostra popolazione sono risultate inferiori al range di concentrazioni (1,41,7 ng/gr) che l’OMS considera “normali”,42 depone a favore della raccomandazione dell’allattamento al seno, i cui benefici per il bambino sono riconosciuti anche dal punto di vista del neurosviluppo.41,43 Le concentrazioni di Se nel latte sono risultate inferiori a quelle riscontrate in un campione di 84 bambini delle Isole Faroe.29 Come alle Faroe, comunque, le concentrazioni di Se aumentavano debolmente all’aumentare del consumo settimanale di pesce ed erano correlate moderatamente con le concentrazioni di mercurio nei capelli materni e nel latte. Non risultavano invece correlate con le concentrazioni di mercurio nei capelli del bambino. Benché non strettamente correlato al mercurio nel latte, il selenio presente potrebbe proteggere dagli effetti tossici del mercurio, come ipotizzato in passato da Grandjean e collacoratori,29 anche se un recente studio di Choi44 non ha dimostrato significativi effetti protettivi nei confronti della neurotossicità da MeHg nella popolazione delle Isole Faroe. A oggi non sembrano quindi sufficienti gli elementi per giustificare una supplementazione dietetica di selenio allo scopo di contrastare la neurotossicità da mercurio nelle donne che allattano. Non possiamo essere certi che il campione di mamme e bambini che ha partecipato alla ricerca sia rappresentativo dell’intera popolazione residente nelle aree studiate per quanto riguarda l’esposizione a mercurio e selenio. Una partecipazione selettiva, in ogni caso, non determinerà alcun bias nelle misure di associazione (rischi relativi) che verranno stimate al termine del follow up in quanto queste saranno derivate internamente alla coorte.45,46 La partecipazione selettiva potrebbe, anzi, risultare vantaggiosa se si traducesse in maggiore probabilità di mantenimento della coorte nella fase del follow up.46 In conclusione, attraverso l’identificazione di questa coorte e la sua valutazione alla baseline si è evidenziato che l’esposizione fetale e perinatale al mercurio è mediamente bassa, per effetto dei modesti consumi di pesce in gravidanza sia tra le donne residenti in laguna sia tra quelle dell’interno, senza escludere l’apporto di altre fonti di inquinamento ambientale. Al momento, i risultati supportano le raccomandazioni di mangiare pesce in gravidanza, evitare il consumo delle specie carnivore quali anguilla, orata, branzino, coda di rospo, pesce San Pietro, come consigliato in via precauzionale anche dalla European Food Safety Authority(EFSA)47 e dalla Commissione europea48 e allattare al seno i neonati. Una rivalutazione dei bambini della coorte in età scolare potrà stabilire se anche esposizioni così basse al mercurio durante la vita prenatale e nei primi mesi dopo la nascita possano influenzare in maniera evidente il neurosviluppo.

Conflitti di interesse dichiarati: nessuno

Note: Lo studio è stato finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia e dalla Ue attraverso il VI PQ (contratto PHIME n.FOODCT016253).

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