Articoli scientifici
30/12/2015

Disuguali a tavola, ma non troppo: le differenze sociali nell’alimentazione in Italia prima e durante la crisi

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OBIETTIVI: descrivere sistematicamente i comportamenti alimentari della popolazione con riferimento alle differenze sociali misurate attraverso il titolo di studio, al genere, al territorio e alla fascia di età; verificare se i cambiamenti nel tempo delle abitudini alimentari possono essere attribuiti alla crisi economica o se costituiscono tendenze di più lungo periodo, anche con riferimento ai cambiamenti degli stili alimentari nei gruppi sociali.
DISEGNO: studio trasversale condotto tramite indagini campionarie di popolazione.
SETTING E PARTECIPANTI: soggetti di età superiore ai 19 anni facenti parte di campioni rappresentativi della popolazione italiana delle “indagini multiscopo Istat sulle famiglie: aspetti della vita quotidiana” nei periodi 2005-2007 e 2009-2012.
PRINCIPALI MISURE DI OUTCOME: misure di prevalenza e di frazione attribuibile nella popolazione (PAF) con variazioni percentuali relative di periodo per alimenti.
RISULTATI: si riscontrano importanti disuguaglianze nella prevalenza delle abitudini alimentari scorrette, di carattere sociale (a sfavore dei meno istruiti: nel consumo eccessivo di carni, carboidrati, alimenti ricchi di sale; nel consumo deficitario di pesce; nell’abitudine a non fare la prima colazione) e geografico (si registra nel Nord-Ovest un eccesso nel consumo di carni, grassi e carboidrati; al Sud un minor consumo di frutta e verdura, e un forte eccesso per obesità e sovrappeso, nell’abitudine al non fare colazione; nelle Isole, al consumo di sale). La crisi sembra aver avuto un impatto (riduzione del consumo di frutta e verdura, incremento di snack, riduzione dei quantitativi di carne e pesce nella dieta, aumento del consumo dei legumi e riduzione dell’utilizzo di grassi scadenti), tuttavia di entità inferiore a quanto previsto. Inoltre, diversamente dai trend di lungo periodo, la crisi sembrerebbe aver diminuito le disuguaglianze sociali, almeno nel consumo eccessivo di carni e nel consumo carente di pesce e frutta.
CONCLUSIONI: gli italiani non sempre hanno abitudini alimentari corrette e i trend di lungo periodo mostrano un peggioramento della situazione, come esemplificato dall’aumento dell’obesità e del sovrappeso. Tuttavia, la tenuta della dieta mediterranea, al contrario di quanto prospettato da mass media e altri studi, non sembrerebbe essere gravemente in pericolo. La crisi economica, additata spesso come causa di un peggioramento della dieta alimentare, ha avuto in realtà effetti ambivalenti e, in particolare, parrebbe aver mitigato le disuguaglianze sociali nell’alimentazione. La mancanza di dati relativi alla quantità corrispondente alle frequenze di consumo e alla qualità degli alimenti potrebbe in parte intaccare le stime calcolate; tuttavia, non sembrerebbe poter modificare l’orientamento dei fenomeni rilevati.

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