Articoli scientifici
18/12/2013

Bassa esposizione a piombo ed esiti della gravidanza: uno studio di coorte delle lavoratrici della ceramica in Emilia-Romagna

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Introduzione

Il piombo rappresenta uno dei tossici industriali e ambientali maggiormente studiato; tuttavia sussistono ancora problemi relativi alla comprensione di alcuni aspetti patogenetici e al significato di alcuni effetti precoci in relazione alle esposizioni a basse dosi. I livelli di esposizione a piombo negli ambienti di vita e di lavoro che si registrano oggi sono decisamente inferiori a quelli del passato.1-3

Il Decreto Legislativo 81/2008 fissa per i lavoratori maschi i limiti biologici di esposizione per il piombo ematico in 60 μg/dl, per le lavoratrici in età fertile prevede l’allontanamento dall’esposizione per valori di piombemie (PbB) superiori a 40 μg/dl.3,4 Bisogna ricordare che lo Scientific Commitee on Occupational Exposure Limits (SCOEL),5 nelle raccomandazioni contenute in un documento del gennaio del 2002, ha consigliato il limite biologico di 30 μg/dl, con l’invito a minimizzare le esposizioni delle donne in età fertile, non essendo dimostrati limiti per i neonati e per i bambini.

Tra le principali conoscenze disponibili relative agli effetti del piombo vi sono gli effetti sulla riproduzione. I risultati degli studi sono per lo più qualitativi e non è disponibile una precisa relazione dose-risposta.6 Alcuni studi dimostrano effetti del piombo per esposizioni alle dosi attualmente presenti nelle popolazioni di lavoratori e vengono indicati in particolare effetti sulla riproduzione e sulla fertilità.7-10

Studi condotti su donne esposte a piombo hanno evidenziato una riduzione della fertilità, un incremento degli aborti spontanei, un aumento delle malformazioni congenite e dei nati pretermine.6,11,12 Tra gli indicatori di effetto sulla fertilità nella donna sono stati individuati il tasso di abortività e il time to pregnancy (TTP). Si è osservato un aumento del rischio di aborto spontaneo per PbB inferiori a 15 μg/dl; un solo studio11 ha evidenziato che PbB di 5-9 μg/dl potrebbero essere associate a un incremento del rischio di aborto, con un trend all’aumentare della dose. È stata osservata una forte associazione negativa tra l’esposizione materna a piombo e la crescita fetale, la durata della gestazione e il peso del neonato.13,14

Nonostante la rilevazione di una frequenza alta di parti plurimi e di un rapporto alterato tra i sessi nei nati da popolazioni esposte a tossici ambientali,15 non esistono studi approfonditi su esposizioni professionali a piombo. Tra i fattori materni interessati sono state osservate l’oligoidramnios e l’ipertensione in gravidanza.16,17

Obiettivo dello studio

Questo studio si propone di valutare gli effetti sulla salute riproduttiva di basse esposizioni a piombo in una coorte di lavoratrici del comparto ceramico. L’indagine intende valutare se gli indici di salute riproduttiva in lavoratrici dell’industria ceramica siano sovrapponibili a quelli della popolazione generale di riferimento. I tassi considerati sono relativi ad aborto spontaneo, fecondità, parti plurimi, alcune patologie della madre durante la gravidanza, rapporto tra i sessi dei nuovi nati. Si è inoltre valutata la relazione tra gli indicatori di salute riproduttiva e la stima di esposizione personale a piombo.

Materiali e metodi

Lo studio è un’indagine retrospettiva di una coorte di lavoratrici occupate in reparti a rischio di esposizione a piombo nel comparto ceramico di Scandiano (RE) e Sassuolo (MO). La coorte comprende tutte le donne che hanno effettuato le PbB in occasione della sorveglianza sanitaria periodica (prevista per le lavoratrici esposte a rischio specifico) presso il Laboratorio di tossicologia occupazionale e ambientale di Scandiano (RE).

Sono state incluse nella coorte le lavoratrici con età compresa tra i 18 e i 44 anni che hanno effettuato un primo esame ematico presso il laboratorio di Scandiano a partire dal 1.1.1998. Per ogni soggetto ammesso nello studio sono state acquisite le seguenti informazioni:

  • nome e cognome;
  • data di nascita;
  • codice fiscale;
  • nome della ditta;
  • data dell’esame;
  • valore della PbB;
  • data del ricovero per aborto spontaneo compresa nel periodo lavorativo con rischio di esposizione a piombo;
  • data del concepimento (calcolata sottraendo 40 settimane dalla data del parto) inclusa nel periodo lavorativo con rischio di esposizione a piombo.

Gli anni interessati dal follow-up sono compresi tra il 1.1.2000 e il 31.12.2004. Per ogni donna è stato definito un periodo di follow-up di dodici mesi dalla data dell’ultimo esame di laboratorio. In caso di misure di PbB ripetute, il follow-up è stato effettuato entro l’anno successivo dalla data del nuovo esame. Gli anni-persona di follow-up, sono stati calcolati dall’inizio del follow-up individuale fino alla registrazione dell’evento rilevante o al compiere dei dodici mesi dall’ultimo esame.

L’identificazione degli esiti studiati è stata effettuata attraverso procedure di record linkage tra il codice fiscale precisato nelle schede di dimissione ospedaliera (SDO) delle Aziende USL di Modena e Reggio Emilia e quello della banca dati del Laboratorio di tossicologia ambientale e occupazionale di Scandiano. Le codifiche degli esiti sono state ottenute usando i codici della IX revisione della Classificazione internazionale di malattie, traumatismi e cause di morte, registrati nelle SDO, considerando la diagnosi principale e le tre diagnosi complementari. La causa di aborto è stata codificata usando i seguenti codici: 634.00-634.99 (aborto spontaneo), 637.00-637.99 (aborto non meglio specificato), 632 (aborto ritenuto), 656.40-656.43 (morte intrauterina). Sono stati esclusi gli aborti indotti legalmente e illegalmente (635.00-636.92). Tutti gli eventi multipli nello stesso soggetto sono stati considerati tali solo se si sono verificati a distanza di più di 60 giorni l’uno dall’altro. Due eventi successivi sono stati considerati tali solo se tra questi è stata effettuata una PbB (indicatore della ripresa dell’attività lavorativa e dell’esposizione).

Insieme all’accertamento dell’abortività, lo studio ha indagato la fecondità e alcune delle patologie della gravidanza:

  • ipertensione preesistente la gravidanza: 642.00-642.24
  • preeclampsia/eclampsia: 642.40-642.64
  • oligoidramnios: 658.00-658.03
  • rottura prematura delle membrane: 658.10-658.13
  • gravidanza protratta: 645.00-645.03

L’abortività e la natalità della coorte (casi osservati) sono state confrontate con quelle della Regione Emilia-Romagna relative all’anno 2004. Al fine di consentire la confrontabilità fra i risultati, le classi di età nella coorte sono state divise in modo omogeneo a quelle dei dati sulla popolazione della Regione. Considerata la numerosità esigua dei casi rilevati nel campione, le classi 18-19 e 20-24 anni sono state unificate, come pure le classi 35-39 e 40-44 anni. Il confronto è stato effettuato considerando la distribuzione per età in modo da calcolare i rischi relativi (RR o rapporto tra tassi) e i rispettivi limiti di confidenza (IC95%).

La relazione tra patologie individuate all’interno della coorte rispetto alla popolazione generale è stata valutata, su un totale di 50.368 casi che rappresentano tutte le donne ricoverate per parto nelle Province di Modena e Reggio Emilia negli anni 2000-2004, mediante una regressione logistica in cui la patologia era la variabile dipendente, mentre età, PbB, residenza, stato civile e cittadinanza sono state considerate le variabili indipendenti.

La relazione tra indici di salute riproduttiva e livelli di PbB all’interno della coorte è stata studiata attraverso una regressione di Poisson in cui il numero di eventi (pesati per l’ammontare degli anni-persona a rischio) erano la variabile dipendente, mentre l’età e il livello di PbB erano le variabili indipendenti. Per l’analisi dei dati si è utilizzato il programma STATA 8.

Risultati

La coorte è costituita da 2.067 donne che hanno lavorato in 139 aziende ceramiche. Le determinazioni di PbB effettuate sono 8.033 (3,87 determinazioni in media per donna); la media è di 15 μg/dl e i valori corrispondenti relativi ai percentili della distribuzione sono di seguito ripor tati (valori espressi in μg/dl): 10° =4,4; 25° =7,4; 50° =13,3; 75° =21,0; 90°=28,2.

La tabella 1 riporta i principali indicatori di salute riproduttiva e i dati di confronto per la Regione Emilia-Romagna. Gli anni persona di osservazione sono pari a 5.722. L’età materna media della coorte al reclutamento è di 31,1 anni (DS: 4,9). Durante il periodo di osservazione si sono verificati 31 aborti non volontari (aborto spontaneo, aborto ritenuto, morte intrauterina e aborti non meglio specificati), che corrispondono a un tasso di 5,42‰(RR: 1,18; IC95%0,73-1,90). Il tasso di fecondità osservato nella coorte è del 37,05‰ ed è relativo a 212 parti (RR: 0,72; IC95% 0,63-0,83). Il peso medio alla nascita nella coorte in studio è di 3.316 g (DS: 519), mentre quello regionale è di 3.281 g.

La tabella 2 mette in relazione il tasso di abortività, analizzando tutte le cause, con il livello della PbB tenendo conto dell’età come variabile di aggiustamento. Vi è un aumento del rischio di aborto per PbB maggiori di 5 μg/dl, che non raggiunge la significatività statistica. La fecondità, a sua volta, diminuisce all’aumentare della PbB (tabella 3), ma il trend non è statisticamente significativo.

L’analisi delle patologie della madre durante la gravidanza (tabella 4) ha evidenziato per l’ipertensione in gravidanza (tutti i casi) una differenza significativa tra gli esposti e i non esposti (RR: 1,34; IC95% 1,07-1,68). L’analisi dell’ipertensione preesistente la gravidanza ha evidenziato un incremento statisticamente significativo per le classi di esposizione tra 5-15 μg/dl con un RR di 4,05 (IC95%1,27-12,88) e maggiore di 15 μg/dl (RR: 6,09; IC95%1,90-19,48). Il trend non è statisticamente significativo. I casi di preeclampsia ed eclampsia presentano un incremento significativo per gli esposti rispetto ai non esposti (RR: 1,47; IC95%1,08-2,00), gli incrementi del rischio evidenziati per tutte le classi di esposizione e per il trend non sono statisticamente significativi.

La gravidanza protratta presenta un incremento significativo per la classe di esposizione tra 5-15 μg/dl (RR: 2,81; IC95% 1,36-5,82) e per l’analisi fatta sugli esposti rispetto ai non esposti (RR: 1,37; IC95%1,09-1,73). Il trend non è significativo. Per i problemi della cavità amniotica, si osserva un incremento statisticamente significativo negli esposti (RR: 1,16; IC95%1,02-1,33). L’analisi dell’oligoidramnios mostra un incremento statisticamente significativo per la classe di esposizione superiore a 15 μg/dl (RR: 2,25; IC95% 1,07-4,71) e per il totale degli esposti (RR: 1,30; IC95% 1,06-1,59), anche in questo caso il trend non è significativo.

L’analisi relativa ai parti plurimi ha evidenziato un tasso dell’1,9% che corrisponde a 4 casi osservati (OR: 1,20; IC95% 0,32-3,14).

Il numero di nati è di 212: 126 maschi e 86 femmine, che corrispondono al 59,43% e al 40,57%, rispettivamente (tabella 5). La differenza del rapporto tra i sessi è statisticamente significativa (RR: 1,15; IC95% 1,03-1,29).

Discussione

Gli effetti sulla salute derivati da elevate esposizione a piombo, in particolare quelli legati alla salute riproduttiva, sono stati ampiamente studiati nel tempo.18 Le direttive della II Conferenza di Amsterdam del 1976 sconsigliavano per i soggetti di sesso femminile in età feconda esposizioni che comportassero PbB superiori a 40 μg/dl.19 In anni recenti, studi epidemiologici e tossicologici hanno evidenziato effetti avversi derivanti anche da basse esposizioni a piombo.20-23

L’infertilità è definita come l’impossibilità di concepire dopo un anno di rapporti non protetti. È considerata subfertilità un ritardo nel tempo di concepimento o la perdita del prodotto del concepimento. L’incremento della prevalenza dell’infertilità, insieme all’aumento della tossicità dei contaminanti ambientali che agiscono sul sistema riproduttivo, sono alla base di un interesse maggiore delle ricerche sull’eziologia dell’infertilità.24 Colborn et al.25 nel 1993 ipotizzarono che gli Endocrine Disruptors Chemicals (EDC) fossero causa di effetti avversi sulla salute; Foster e Holloway26 hanno avanzato la possibile associazione tra EDC e infertilità. Questi studi, tuttavia, non hanno ancora permesso di capire con certezza quali siano i meccanismi d’azione del piombo sulla popolazione femminile. Silberstein et al.27 hanno ipotizzato che gli effetti avversi sul sistema riproduttivo siano da correlare con alti livelli di piombo nel liquido follicolare; altri ricercatori, come Chang et al.,28 hanno correlato i problemi di infertilità nella popolazione generale con l’esposizione a piombo e alle conseguenti alterazioni del sistema endocrino.

Il TTP permette di studiare alcuni aspetti legati ai problemi di fertilità. L’associazione tra PbB e TTP è stata evidenziata con studi diversi: alcuni non evidenziano associazione per livelli di PbB inferiori a 30 μg/dl,29 altri invece hanno evidenziato un prolungamento del TTP per PbB superiori a 10 μg/dl.30

È noto da molto tempo che le alte esposizioni a piombo della madre durante la gravidanza aumentano il rischio di aborto spontaneo.31 Alcuni studi effettuati già dagli anni Settanta-Ottanta avevano dimostrato un’evidenza limitata per i livelli di esposizione materna al piombo bassi-moderati (< 30 μg/dl) e l’aborto spontaneo, anche se questi studi presentavano problemi metodologici, come il controllo dei confondenti o la scelta dei casi.8,32,33 Successivamente, nel 1999, uno studio11 evidenziò un incremento statisticamente significativo di casi di aborto spontaneo tra una popolazione di donne con PbB maggiori a 15 μg/dl rispetto a donne con PbB minore a 5 μg/dl, con un trend dose-risposta all’aumentare della PbB. Altri studi recenti6,34 hanno evidenziato che donne con valori di PbB superiori a 5 μg/dl possono essere a rischio per l’aborto spontaneo.

L’ipertensione arteriosa è una delle complicazioni più comuni della gravidanza e alcuni studi hanno evidenziato l’associazione tra l’ipertensione durante la gestazione e bassi livelli di piombo ematico.17,35 È probabile che i meccanismi che intervengono nella patogenesi dell’ipertensione indotta dal piombo siano: l’aumentata produzione dei livelli di endotelina e di tromboxani, l’inibizione dell’ATPasi di membrana della muscolatura liscia vascolare e il decremento della filtrazione glomerulare dei reni associata con l’incremento dell’attività della renina angiotensina II-aldosterone.36,37 In uno studio del 2002 è stato suggerito che il livello osseo di piombo, considerato come indice di dose cumulativa, possa meglio predire il rischio di ipertensione in gravidanza.38 A questo proposito, è stato osservato un incremento dei livelli di piombemia durante la 24esima settimana di gestazione, probabilmente dovuto all’aumentato assorbimento gastrointestinale e all’incremento del turnover osseo che aumenterebbe la quantità di piombo circolante.39,40 Altri ricercatori17,41-44 hanno osservato un’associazione significativa tra l’ipertensione in gravidanza e bassi livelli di piombo ematico; cosi come alcuni casi di preeclampsia, complicazione della gravidanza caratterizzata dall’aumento della pressione arteriosa e dalla proteinuria, sono stati associati ai livelli di piombemia nelle donne esposte.17,35

Vigeh et al.,17 Yazbeck et al.42 e Magri et al.,45 confrontando donne esposte con quelle non esposte, hanno evidenziato valori di piombemia che oscillano tra lamedia di 2,2-9,6 (±DS 1,4-6) nelle donne esposte rispetto a valori di 1,9-5,8 (±DS 1,2-3) nelle donne non esposte. I livelli di esposizione consigliati nelle donne in età fertile individuati in questi studi sono inferiori a 8-10 μg/dl.

Il liquido amniotico presenta un volume stimato nel terzo trimestre di circa 2.000 ml, invece un volume inferiore a 500 ml indica oligoidramnios. La presenza e l’integrità del liquido amniotico sono fondamentali per uno sviluppo normale del feto durante la gravidanza. La rottura prematura della membrana (PROM) si verifica circa nel 5% delle gravidanze e porta a complicazioni rappresentate da infezioni o parto pretermine. Questi eventi si presentano associati alle gravidanze ad alto rischio. Le relazioni tra le basse esposizioni a piombo e queste complicazioni sono poco conosciute. Davis et al.46 hanno evidenziato la presenza di questi eventi in soggetti con PbB superiori a 5 μg/dl; tuttavia, lo studio di Vigeh et al.47 condotto utilizzando PbB misurate nel cordone ombelicale non ha prodotto evidenze di associazione.

Sono definiti neonati post-termine quelli nati dopo 42 settimane di gestazione, calcolate dall’ultimo periodo mestruale della madre, indipendentemente dal peso alla nascita. La causa della nascita post-termine è sconosciuta, anche se si sospetta un’eziologia multifattoriale dove sono interessati, tra gli altri, la disfunzione della placenta, l’ipertensione, il fumo di sigaretta e le esposizioni professionali e ambientali. La difficoltà a individuare in modo chiaro i fattori eziologici si osserva nei risultati degli studi effettuati. In uno studio48 è stata osservata una relazione statisticamente significativa tra i livelli di piombo nella placenta, l’età della madre e il ritardo del parto;mentre in un altro49 gli autori hanno osservato che non era presente una correlazione statisticamente significativa tra l’esposizione a piombo e la gravidanza protratta.

Per quanto riguarda il genere, si osserva che il numero di nascite dei maschi sia maggiore di quello delle femmine, generando un secondary sex ratio (SSR) superiore a 0,5 (nati maschi/totale nati). Questo rapporto presenta variazioni tra i popoli dei diversi Paesi del mondo e variazioni nel corso degli anni per la popolazione dello stesso Paese.50 I motivi di queste variazioni non sono chiari, probabilmente il rapporto di genere alla nascita può essere influenzato da fattori quali gli eventi naturali,51 le guerre,52 la razza,53,54 i fattori socioeconomici,55 o altri come l’età dei genitori,56 esposizioni particolari negli ambienti di lavoro57 ed esposizioni a sostanze conosciute come endocrine disrupters.58 Ci sono molte ipotesi che cercano di spiegare la modulazione del rapporto di genere negli animali e nell’uomo che hanno come base il funzionamento dell’equilibrio endocrino che regola la maturazione dell’oocita.59 I fattori ambientali e biologici che intervengono sull’equilibrio del sistema endocrino agirebbero di conseguenza sul Servizio sanitario regionale.60 Molti studi osservano nei Paesi industrializzati la riduzione nel tempo del rapporto di genere e alcuni studiosi lo propongono come un evento sentinella-indicatore dello stato di salute.61 In tutti questi studi, alla nascita si evidenzia un incremento di femmine rispetto ai maschi.

La nascita di gemelli può avere varie cause; tra queste, l’età della madre, la razza, il numero di parti, fattori ambientali e fattori genetici.62 È stato osservato che i tassi di nascita di gemelli monovulari (MZ) rimangono costanti nel tempo, mentre le cause che portano alla loro nascita sono ancora poco chiare.63 I tassi dei gemelli biovulari (DZ) hanno avuto un declino fino agli anni Sessanta-Ottanta. Da allora si è osservato un incremento delle nascite di DZ: per alcuni autori potrebbe essere dovuto a un incremento di ormone follicolo stimolante, che favorisce lo sviluppo di più ovuli,63 altri ipotizzano, invece, che l’incremento sia dovuto all’utilizzo delle tecniche di riproduzione assistita, mentre altri ancora lo collegano all’inquinamento ambientale.64 Esistono studi che hanno proposto di utilizzare i tassi di DZ come indicatori della salute riproduttiva, a condizione che siano considerati solo i parti gemellari DZ e che siano esclusi i casi di gemelli nati a seguito di terapie o metodiche di fecondazione assistita.65

Essenziale alla realizzazione di questo studio è stata la disponibilità di PbB eseguite presso il Laboratorio di tossicologia occupazionale e ambientale di Scandiano che ha fornito dati analitici di alta qualità e affidabilità, dato non trascurabile nella ricerca di effetti alle basse esposizioni a piombo presenti nell’industria ceramica. Il Laboratorio effettuava la determinazione della PbB utilizzando la spettrometria ad assorbimento atomico (GFAAS) con correzione Zeeman utilizzando metodica diretta su curva in matrice (sangue).

Il limite di rilevabilità del metodo è 0,4 μg/dl di PbB. Per il controllo di qualità interno utilizzava materiali di riferimento certificati (BCR) dalla Commissione europea (CMR 194-195-196) e standard secondari in matrice preparati direttamente in laboratorio; la procedura interna del laboratorio prevedeva l’inserimento di un controllo ogni 10 campioni. Le carte di controllo erano utilizzate con 6 livelli di controllo nel range da 0 a 70 μg/dl di PbB. Il Laboratorio partecipava ai seguenti circuiti di valutazione esterna di qualità (VEQ): Istituto superiore di sanità – Progetto METOS (6 risultati centrati/6 campioni inviati; 100%); Centre de Toxicologie du Québec – Interlaboratory Comparison Program (17 risultati centrati /18 campioni inviati; 94%); Center for Clinical Science and Measurement University of Surrey –TEQAS (36 risultati centrati /36 campioni inviati; 100%). Il Laboratorio di tossicologia occupazionale e ambientale di Scandiano ha fatto parte della Società italiana valori di riferimento (SIVR) fino al mese di dicembre 2006.

Uno dei limiti di questo studio è rappresentato dalla mancanza o dall’incompletezza di informazioni nelle SDO relativamente al tempo di gestazione al momento del parto e al peso alla nascita. Il tempo di gestazione è un dato non più rilevato nelle SDO dal 2003 e, per ovviare a tale carenza, si è utilizzato il codice ICD-9 645.00-645.03 relativo alla gravidanza protratta. Il problema del peso alla nascita è stato più importante. Sono stati osservati 63 casi con peso inferiore a 500 grammi (da 0 a 453 g) e 43 casi con peso superiore a 5.000 grammi (da 5.010 a 9.805 g), ma, non avendo avuto la possibilità di controllare questa informazione, si è preferito escludere questo importante dato dall’analisi lasciando solo il calcolo del peso medio.

Elemento positivo non trascurabile è stata la disponibilità, presso i Servizi di epidemiologia delle Aziende USL di Modena e Reggio Emilia, delle SDO per i ricoveri relativi ai casi oggetto di questo studio.

Il vantaggio è stato il coinvolgimento nello studio della popolazione che aveva avuto un ricovero per aborto spontaneo o parto tramite le SDO, anche se sono noti i limiti dell’utilizzo delle SDO negli studi epidemiologici legati all’accuratezza disomogenea delle codifiche, alla difficoltà di distinguere le comorbidità dalle complicanze, alla mancanza di informazioni sui criteri diagnostici standardizzati utilizzati, pur essendo attivi sistemi locali e regionali di controllo sulla congruenza e sulla completezza dei dati. Anche con questi limiti è stato possibile analizzare, in modo relativamente semplice ed economico, l’associazione esistente tra danni a salute e occupazione, utilizzando modelli di sorveglianza basati sul come quello utilizzato nel nostro studio.

Un altro limite di questa indagine è legato alla mancanza di informazioni sulla storia lavorativa e, in grado minore, alla numerosità del campione in studio. Nel primo caso non è stato possibile reperire: la data di assunzione, le informazioni relative alla mansione lavorativa, la data di licenziamento e/o trasferimento ad altra azienda dove poteva essere presente lo stesso rischio. Per quanto concerne la numerosità del campione in studio, si calcola che nel 2004 erano occupate come operaie nei reparti a rischio nel comparto ceramico delle province di Modena e Reggio Emilia circa 4.900 lavoratrici, nel 1998 erano circa 5.250.66 Nella coorte in studio erano presenti 1.069 lavoratrici nel 1998, 616 nel 1999 e 427 nel 2004. Di queste, solo 116 (su 2.067) sono presenti dal 1998 al 2004, mentre tutte le altre hanno lavorato per periodi di tempo variabile. Le 2.067 lavoratrici della coorte hanno contribuito per 5.722 anni-persona.

Nonostante questi limiti, lo studio ha permesso di confermare alcuni eventi avversi nella salute riproduttiva delle donne descritti in letteratura che annoverano tra le probabili cause l’esposizione a piombo, come per esempio l’incremento del rischio di aborto spontaneo, le nascite post-termine, le nascite gemellari e l’ipertensione arteriosa; per contro, si è osservato un incremento delle nascite di maschi rispetto alle femmine che risulta in controtendenza con quanto prevalentemente evidenziato in letteratura.

L’interpretazione dei dati tra l’esposizione a piombo nell’ambiente di lavoro e gli effetti riscontrati rimane oggetto di ulteriore approfondimento, per la mancanza di informazioni sia sullo stato di salute delle lavoratrici presenti nella coorte, sia sulle abitudini di vita. Gli effetti osservati risultano associati alla sola esposizione a piombo, ma probabilmente andrebbero interpretati sulla base della compartecipazione di altri potenziali fattori che non è stato possibile includere nello studio. Restano infine da approfondire i meccanismi biologici che stanno alla base delle differenze evidenziate nella coorte in studio.

Ringraziamenti: ringraziamo per la collaborazione Angela Ganzi e Milva Olmi, colleghe dell’ex Laboratorio di tossicologia occupazionale e ambientale di Scandiano (RE).

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