Articoli scientifici
15/09/2011

«A un certo punto…» prevenibilità e priorità degli infortuni mortali in edilizia: un’esperienza in Piemonte

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Introduzione

Ispesl, Inail e Regioni in collaborazione con i Comitati paritetici hanno predisposto a partire dal 2002 un Sistema nazionale di sorveglianza sugli infortuni mortali che raggruppa le risultanze delle indagini effettuate dai Servizi di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro delle ASL. Il sistema, la cui gestione è stata affidata a Ispesl, rappresenta la prima esperienza in Italia di raccolta e standardizzazione delle informazioni relative alle attività di inchiesta e indagine sugli infortuni svolte correntemente.1

Al termine della fase sperimentale conclusasi nel 2005, il Piemonte, così come altre Regioni, ha provveduto a rendere permanente il sistema di sorveglianza, dando continuità alla raccolta centralizzata dei casi di infortunio mortale presso il Servizio PreSAL dell’ASL di Alessandria.2 Nel febbraio 2010 è stato istituito in Ispesl l’Osservatorio nazionale sugli infortuni mortali e gravi che coinvolge rappresentanti di Ispesl, Inail, Regioni e parti sociali con la funzione di valorizzare le conoscenze emerse dal sistema di sorveglianza.3

I dati di fonte Inail comunemente utilizzati per analizzare gli infortuni sul lavoro provengono da flussi correnti di tipo amministrativo affetti da problemi di sottonotifica e di qualità nel contenuto informativo.4 Il sistema nazionale di sorveglianza raccoglie informazioni riguardanti l’infortunio (dove è accaduto, quando, in quale momento della giornata, eccetera), l’infortunato (età, genere, nazionalità, titolo di studio, mansione e anzianità lavorative, eccetera) e l’evento. Proprio la descrizione testuale dell’evento permette il recupero di informazioni non altrimenti disponibili ed è oggetto di accurato esame grazie all’ausilio di un modello, denominato «Sbagliando s’impara». Il modello si fonda sull’approccio di sanità pubblica secondo cui l’etiologia degli infortuni sia complessa, multifattoriale e ampiamente prevenibile. Obiettivo di «Sbagliando s’impara» è l’analisi della dinamica infortunistica, ossia la sequenza di eventi e circostanze, identificabili attraverso opportuni metodi d’indagine, a cui può essere attribuita la funzione di spiegazione prossima dell’infortunio.5 La dinamica infortunistica esplicitata nella descrizione testuale comprende quindi l’insieme dei fattori che l’analista riconosce come rilevanti per descrivere il singolo caso su cui sta indagando. Il modello non si limita a proporre un metodo utile a esaminare nel dettaglio il contesto in cui si è verificato l’infortunio, ma offre anche uno strumento per il riconoscimento dei fattori che accomunano eventi diversi.

La letteratura, recentemente arricchita da una revisione sistematica,6 sottolinea l’importanza di valorizzare la descrizione testuale presente nelle basi dati dei sistemi informativi correnti7-13 e dei sistemi di sorveglianza sugli infortuni.14-20 Tra i punti di forza della descrizione testuale si documenta il miglioramento della comprensione delle circostanze e delle relazioni tra i fattori che non sono invece individuabili attraverso i singoli dati in formato codificato.13,20 Molti autori considerano la descrizione testuale della dinamica infortunistica come elemento fondamentale per l’analisi etiologica degli infortuni e l’identificazione di priorità e strategie di intervento.7,12,20,21 Di converso, una criticità insita nei dati in forma testuale riguarda la necessità di un approccio coerente e standardizzato in fase di alimentazione della base dati per garantire la concordanza e l’accuratezza delle informazioni estratte. Nel passaggio del sistema di sorveglianza alla fase permanente, questa criticità è stata in parte risolta grazie all’introduzione di alcune regole per la stesura della descrizione della dinamica infortunistica.

Esaminando le statistiche correnti sugli infortuni mortali, si rileva come l’edilizia sia una delle attività lavorative più pericolose. Secondo stime dell’International Labour Organization che escludono gli eventi non notificati,22 ogni anno muoiono nel mondo per infortunio sul lavoro 60 000 lavoratori del comparto costruzioni, che corrispondono a circa un sesto dei morti per infortunio. Tale quota oscilla tra il 25 e il 40% nei Paesi più sviluppati. In Piemonte, come a livello nazionale, il primato del maggior numero di morti sul lavoro appartiene proprio al comparto costruzioni. Tra i 2 milioni di lavoratori edili assicurati in Italia all’Inail (corrispondenti al 10% del totale), ogni anno poco meno di cento mila subiscono un infortunio riconosciuto dall’istituto (pari al 20% degli infortuni riconosciuti complessivamente), mentre più di duecento muoiono a seguito di un infortunio.23

L’obiettivo perseguito in questo lavoro è illustrare le potenzialità del sistema nazionale di sorveglianza nell’individuare aspetti inediti e priorità di azione, analizzando gli infortuni mortali del comparto costruzioni accaduti in Piemonte. In particolare, si valuta la capacità del sistema di fornire indicazioni utili approfondendo da un lato l’efficacia dell’intervento ispettivo nel prevenire gli eventi occorsi, dall’altro una modalità di accadimento degli infortuni mortali ancora molto frequente, ossia la caduta dall’alto.

Materiali e metodi

Il modello «Sbagliando s’impara»

Malgrado l’illustrazione del modello «Sbagliando s’impara» non rientri tra le finalità di questo lavoro, si ritiene opportuno riportarne alcune definizioni preliminari.

Il processo di ricostruzione della dinamica infortunistica segue il percorso a ritroso in uso nel processo investigativo giudiziario. Partendo dall’ultimo avvenimento in ordine temporale, il danno, con i suoi aspetti qualitativi (sede e natura della lesione) e quantitativi (gravità) di non difficile rilevazione, si procede nella ricerca di che cosa ha causato quello specifico danno, ossia il contatto o scambio di energia. Il percorso prosegue individuando da dove arriva l’energia che entra in gioco, ossia qual è l’incidente. Appare evidente che il verificarsi di un incidente non comporti inevitabilmente il verificarsi di un infortunio: condizione necessaria perché accada un infortunio, è che ci sia uno scambio di energia di una certa intensità tra l’ambiente fisico e almeno una persona. In altri termini affinché a seguito di un incidente si manifesti un danno biologico, è indispensabile che l’energia liberatasi transiti, in tutto o in parte, dall’ambiente alla persona o viceversa e che tale scambio sia sufficientemente grande da provocare danni.

Identificato l’incidente, si prosegue nella ricerca dei fattori che hanno provocato l’evento (denominati determinanti) e di quelli che hanno influito sulla gravità delle sue conseguenze (denominati modulatori). I fattori, determinanti e modulatori, ritenuti rilevanti nella dinamica infortunistica sono classificati in una delle seguenti sei categorie: attività dell’infortunato, attività di terzi, utensili macchine e impianti, materiali, ambiente, dispositivi di protezione individuale e abbigliamento.

Nel passaggio del sistema di sorveglianza alla fase permanente, è stata introdotta una semplificazione dell’approccio a «Sbagliando s’impara» attraverso il supporto di sistemi di classificazione riveduti e corretti sulla base dell’esperienza maturata durante la fase sperimentale. Attualmente, l’analista che svolge l’inchiesta sceglie da una lista chiusa ciò che nel modello è definito incidente. Inoltre, gli viene richiesto di esplicitare nella descrizione della dinamica i fattori che ha considerato come determinanti e modulatori e ha quindi classificato in una delle sei categorie previste dal modello.

Analisi della descrizione testuale della dinamica infortunistica

L’esplicitazione a partire dal 2005 dei fattori rilevanti ai fini dell’accadimento dell’infortunio all’interno della descrizione testuale ha stimolato la ricerca di parole chiave in grado di suggerire categorie di eventi associate a specifiche modalità di accadimento. Sono state selezionate le descrizioni testuali relative alle dinamiche infortunistiche degli infortuni mortali del comparto costruzioni accaduti in Piemonte nel periodo 2005-2008 e raccolti dal sistema di sorveglianza. Utilizzando uno dei software per costruire tag cloud molto comuni in ambiente internet,24 è stata effettuata un’analisi preliminare volta a verificare la ripetitività dei termini usati nelle descrizioni testuali. Una nuvola di etichette, o tag cloud, è una rappresentazione visuale di una raccolta di parole ognuna delle quali ha una grandezza (font o colore) proporzionale al numero di volte in cui compare in un determinato contesto.

La disponibilità della descrizione della dinamica ha permesso di svolgere specifici approfondimenti sulle attività di vigilanza condotte dai Servizi PreSAL. In particolare, è stata valutata l’efficacia ai fini di evitare l’incidente di un’ipotetica azione ispettiva sul posto di lavoro attuata il giorno antecedente l’infortunio mortale.

Di seguito sono esplicitati i criteri applicabili al comparto costruzioni identificati da un gruppo di esperti della prevenzione. Sono stati considerati prevenibili con la tempestiva azione di vigilanza mediante sopralluogo ispettivo:

  • gli infortuni derivanti da mancanza o inadeguatezza di protezioni (ponteggi);
  • gli infortuni con ripetuto mancato uso di dispositivi di protezione individuale (DPI) come per esempio l’imbracatura di sicurezza;
  • gli infortuni derivanti da inidoneità di macchine e automezzi (assenza delle cinture di sicurezza o del sistema antiribaltamento);
  • gli infortuni per impianti elettrici inadeguati;
  • gli infortuni derivanti da lavori ripetuti nei pressi di linee elettriche a conduttore nudo.

Viceversa, sono stati considerati probabilmente non preve nibili:

  • gli infortuni derivanti da comportamenti scorretti messi in atto in prossimità del momento dell’incidente oppure imprevedibili (perdite di controllo di mezzi, dismissione dei DPI fino ad allora utilizzati, operazioni con mezzi sotto linee ad alta tensione);
  • gli infortuni occorsi durante lo svolgimento di lavorazioni iniziate da poco tempo o di breve durata (entro il turno di lavoro);
  • gli infortuni provocati dal cedimento di elementi la cui inidoneità non è evidente ovvero deriva da errata operazione in prossimità dell’incidente.

Due esperti hanno applicato in modo indipendente i criteri sopracitati agli infortuni mortali in edilizia accaduti nel pe riodo 2002-2008 in Piemonte e raccolti dal sistema di sor veglianza. Dopo un confronto e una discussione sui casi non concordanti (circa il 9%), gli eventi sono stati suddivisi nei tre gruppi seguenti: probabilmente prevenibili, proba bilmente non prevenibili, dubbi.

Analisi della tipologia di incidente

Per gli infortuni mortali in edilizia raccolti dal sistema di sorveglianza in Piemonte nel periodo 20022008, sono state analizzate le informazioni relative alla tipologia di incidente (e i relativi dettagli), calcolando numero e percentuale delle diverse modalità. Sul sottoinsieme di incidenti riconosciuti come «caduta dall’alto per sfondamento della superficie di camminamento», si propongono alcune indicazioni prioritarie per la vigilanza elaborate da alcuni esperti in funzione del tipo di luogo in cui è accaduto l’evento infortunistico.

Risultati

In figura 1 sono presentate con dimensione decrescente le 30 parole più usate nelle dinamiche infortunistiche dei 64 incidenti indagati dai Servizi PreSAL piemontesi nel 2005-2008. Spicca il termine «infortunato» utilizzato nelle descrizioni per indicare il lavoratore genericamente soggetto od oggetto di una serie di azioni che ne cagionano la morte. Tra i vocaboli più frequenti, si nota il termine «improvvisamente» che assieme ad altre frasi come «a un certo punto…» introducono la serie di eventi che caratterizzano l’anormalità della sequenza che conduce all’infortunio. A parte «cantiere», «edile», o «tetto» non emergono altri termini attinenti specificatamente all’ambito del comparto costruzioni che possano indicare particolari modalità di accadimento. Nel periodo 2002-2008, il sistema di sorveglianza del Piemonte ha raccolto e ricostruito con il modello «Sbagliando s’impara» 355 infortuni mortali, 122 dei quali relativi al comparto costruzioni.

L’esito dell’applicazione a questi 122 eventi dei criteri sulla prevenibilità degli incidenti definiti per questo lavoro è riassunto in figura 2. Il 60% degli infortuni mortali è risultato «probabilmente non prevenibile» con la sola azione ispettiva, seppure tempestiva, mentre il 25% è classificabile come «probabilmente prevenibile».

Analizzando i 122 eventi per tipologia di incidente (tabella 1), si constata che la metà è conseguente a cadute dall’alto derivanti da sfondamento o cedimento del piano di calpestio, oltre che da assenza o inadeguatezza dell’opera provvisionale. La seconda tipologia più frequente di incidenti è costituita dalla caduta di gravi, categoria che comprende anche i seppellimenti. Infine, si osserva un numero non trascurabile di eventi, pari a circa il 15%, legato a incidenti con macchine operatrici per investimento, contatto con organi pericolosi, ribaltamento.

Tra gli eventi complessivamente raccolti dal sistema di sorveglianza in Piemonte nel periodo 2002-2008, la tipologia di incidente classificata come «caduta dall’alto per sfondamento della superficie di calpestio», non è ascrivibile soltanto all’edilizia, ma riguarda anche altri comparti (tabella 2). Con l’intento di prevenire gli incidenti di tutti i comparti conseguenti a «caduta dall’alto per lo sfondamento della superficie di calpestio», sono state elaborate le indicazioni prioritarie per la vigilanza mostrate in tabella 3, suddivise secondo tre tipologie di luogo e contesto lavorativo.

 

Discussione

In Italia, l’analisi degli infortuni sul lavoro avviene generalmente adoperando dati di fonte Inail derivanti dai flussi informativi correnti con problemi di sottostima e di inadeguatezza del contenuto informativo.4 Impiantare un sistema di sorveglianza sugli infortuni mortali, eventi sentinella per definizione, sfruttando come fonte informativa l’indagine svolta dal Servizio PreSAL, ha in parte consentito il superamento di queste criticità.

I limiti più importanti, ma contestualmente i maggiori punti di forza di questo studio riguardano le informazioni raccolte dal sistema di sorveglianza.

Con riferimento alla fonte, è necessario precisare che i Servizi PreSAL sottopongono a inchiesta solo una parte degli infortuni mortali accaduti sul proprio territorio. Normalmente non sono oggetto di inchiesta gli infortuni sul lavoro stradali e/o in itinere, gli infortuni sul lavoro conseguenti a omicidi, risse, rapine, malori. Tuttavia, lo svolgimento di inchieste anche su infortuni mortali non noti all’Inail, relative per esempio a lavoratori agricoli e irregolari, ha consentito il recupero di informazioni su eventi che sarebbero stati ignorati dai sistemi informativi correnti.

Rispetto alle informazioni raccolte, si segnalano tuttora alcune difficoltà nell’applicazione del modello «Sbagliando s’impara», specificatamente nella descrizione della dinamica infortunistica corredata a volte di informazioni non utili alla ricostruzione o, viceversa, troppo essenziale. La solerte attività del Servizio PreSAL dell’ASL di Alessandria che acquisisce, verifica e normalizza tutti gli eventi del Piemonte, ha però permesso di garantire standard di concordanza e qualità conformi ai parametri stabiliti in ambito nazionale. Nel contempo, sono state attivate iniziative formative finalizzate a potenziare le competenze degli operatori piemontesi sia nell’applicazione del modello sia nella stesura della descrizione della dinamica infortunistica attraverso la corretta applicazione delle tecniche di scrittura appropriate. Analogo orientamento è stato adottato anche a livello italiano. Un gruppo di esperti organizzati in coppie ha verificato sistematicamente la rispondenza dei casi raccolti dal sistema di sorveglianza nel biennio 2007-2008 ai criteri di qualità prefissati, assicurando in particolare la conformità tra la descrizione testuale della dinamica infortunistica e i fattori ritenuti rilevanti dall’analista. Inoltre, allo scopo di semplificare e uniformare le descrizioni della dinamica infortunistica si prevede di integrare i futuri corsi di formazione con moduli dedicati alle tecniche di scrittura efficace.

La verifica sulla frequenza dei termini usati nelle descrizioni testuali delle dinamiche infortunistiche fornisce alcuni spunti di riflessione. Nonostante il software impiegato per la predisposizione delle tag cloud abbia escluso i vocaboli più comuni come articoli, preposizioni, congiunzioni nonché verbi e sostantivi di uso corrente, non sono emerse parole chiave utili a evidenziare eventuali categorie di modalità di accadimento. L’inserimento all’interno della dinamica infortunistica dei fattori rilevanti ai fini dell’accadimento dell’infortunio sembrerebbe aver parzialmente inciso sulla resa informativa della descrizione testuale. è verosimile che ricadute ben più proficue, in termini di accuratezza e precisione, abbiano invece riguardato le classificazioni dei fattori con il modello «Sbagliando s’impara». Trova qui ulteriore conferma quanto riportato in letteratura sull’importanza di disporre di strumenti analitici e metodologici che consentano di estrarre dalla descrizione testuale di un evento informazioni non altrimenti disponibili.6,21,25

L’analisi sulla prevenibilità degli infortuni mortali nelle costruzioni in Piemonte, parrebbe in parte confutare l’idea che a una maggiore vigilanza corrisponda necessariamente la riduzione del numero di eventi. Occorre rilevare che l’organizzazione del cantiere e dell’impresa hanno un ruolo indiscutibile nella riduzione di probabilità di accadimento e gravità delle conseguenze degli infortuni, attraverso l’adozione di misure di prevenzione e protezione a monte della singola lavorazione.26 Questo potrebbe comportare una riduzione del numero di eventi classificati come «probabilmente non prevenibili»; così come un’azione ispettiva potrebbe avere anche un effetto indiretto su attività e lavorazioni successive al momento del sopralluogo, favorendo modifiche di situazioni e comportamenti durevoli nel tempo. A tal riguardo, si può ricorrere al concetto di deterrenza27 differenziando tra deterrenza generale o indiretta (la sola probabilità di un intervento di vigilanza con controllo e sanzioni dissuade un’azienda da comportamenti illeciti) e deterrenza specifica (l’effettivo intervento di vigilanza con controllo e sanzioni già sperimentato rende un’azienda più propensa a impegnarsi per evitare comportamenti illeciti). Da una revisione sistematica di letteratura del 200728 si evince come esista una forte evidenza (strong evidence) di efficacia della deterrenza specifica sulla riduzione di frequenza e gravità degli infortuni. Appare, invece, meno evidente (limited to mixed evidence) l’efficacia della deterrenza generale sulla riduzione di frequenza e gravità degli infortuni. Infatti, l’impatto di una deterrenza non diversificata tra realtà lavorative spesso dissimili tra loro potrebbe indurre conseguenze controproducenti provocando reazioni antagoniste e di opposizione al rispetto della normativa. Al contrario un approccio più cooperativo e persuasivo improntato su fiducia reciproca e collaborazione sembrerebbe prospettare effetti più convincenti.29,30 In attesa che questi effetti siano provati con altri studi che ne confermino l’efficacia, in questa esperienza si limita l’analisi al legame tra il momento del sopralluogo e l’evento registrato immaginando la migliore, ma anche piuttosto improbabile, delle condizioni possibili: un accesso sul luogo di lavoro (cantiere) il giorno precedente a quello dell’incidente con esito mortale. L’estensione dello studio agli infortuni mortali del comparto costruzioni accaduti in altre regioni potrà offrire risultati più consistenti, nonché ulteriori spunti di riflessione per affinare i criteri di prevenibilità individuati.

La trasferibilità a tutti i comparti lavorativi richiede, invece, un processo più complesso, poiché presuppone l’adozione di criteri di prevenibilità specifici per ogni singolo comparto oggetto di verifica.

La disponibilità della descrizione testuale della dinamica infortunistica ha consentito l’attività di riclassificazione di tutti gli infortuni raccolti durante la fase sperimentale (triennio 2002-2004) secondo la lista chiusa degli incidenti adottata all’avvio della fase permanente. La dimostrazione di flessibilità riscontrata in tale circostanza è ritenuta da molti autori uno dei pregi principali della descrizione testuale.6,9,15,19,20

Nell’analisi per tipologia d’incidente non sorprende che, come in altri territori, anche in Piemonte la caduta dall’alto sia l’incidente più frequente tra gli infortuni mortali nelle costruzioni (tabella 1); appare altresì molto consistente la proporzione di cadute per sfondamento della superficie di camminamento. Questa tipologia di incidente coinvolge diversi comparti (tabella 2) ed è sovente associata a interventi di manutenzione, bonifica e rimozione delle coperture in cementoamianto. Alla luce della grande diffusione sul territorio non solo piemontese di tale tipo di coperture, è indispensabile evidenziarne la pericolosità, solitamente circoscritta alla sola esposizione a fibre aerodisperse, informando e sensibilizzando i diversi interlocutori con gli strumenti più appropriati. Un primo riscontro concreto riguarda il coinvolgimento degli operatori dei Servizi piemontesi con cui sono stati condivisi e discussi i risultati qui sintetizzati che, assieme ad altre analisi non riportate, costituiscono parte integrante del piano di prevenzione per l’edilizia recentemente predisposto in regione Piemonte.31 Il rischio di caduta per sfondamento della superficie di calpestio è stato, infatti, considerato dalla regione al primo livello di priorità sia per le attività di vigilanza relative ai cantieri, sia per il percorso formativo rivolto a operatori dei Servizi PreSAL piemontesi. Inoltre, si prevede che l’adozione delle indicazioni di cui alla tabella 3 riguardi l’intero territorio regionale, coinvolgendo i diversi soggetti interessati anche con interventi di tipo normativo.

Conclusioni

Il sistema nazionale di sorveglianza degli infortuni mortali si basa sulla convinzione che l’analisi articolata, condotta con strumenti condivisi sia il metodo più appropriato di estrarre informazioni adeguate per porre in essere misure di prevenzione e di vigilanza la cui utilità emerge proprio dall’esperienza negativa già vissuta da qualcun altro. Oltre a corroborare tali presupposti, questo lavoro evidenzia il valore di disporre di strumenti operativi standardizzati, di un sistema dedicato e di una struttura definita. Inoltre, l’accessibilità alla descrizione della dinamica di un così ampio insieme di casi consente di approfondire alcuni aspetti insoliti riguardanti gli eventi infortunistici e la loro prevenibilità attraverso le consuete attività ispettive condotte dai Servizi PreSAL.

La conoscenza del singolo rispetto alla valenza di un fattore di rischio all’interno della dinamica infortunistica o dei complessi meccanismi causali è necessariamente incompleta per i limiti delle esperienze maturate nel proprio ambito lavorativo. Come sostenuto da più autori, l’utilità di un sistema di raccolta delle informazioni su eventi rari, ma rappresentativi come gli infortuni mortali si misura anche dalla capacità di far circolare l’informazione raccolta, validata e sistematizzata.17,32,33 Grazie al sostegno di alcune associazioni di categoria, sono stati organizzati alcuni incontri formativi orientati a prevedere la costruzione di una rete di responsabili della sicurezza aziendali impegnati a condividere esperienze e indicazioni ricavate dall’utilizzo del modello «Sbagliando s’impara» su singoli eventi avvenuti nella propria realtà aziendale.

Allo scopo di promuovere la condivisione del patrimonio informativo raccolto nel periodo 2002-2008 dal sistema di sorveglianza nazionale è stata predisposta l’applicazione «INFOR.MO» disponibile sul sito internet dell’Ispesl.34 Questa fonte può servire a illuminare un quadro complesso sul quale raramente si ha una visione globale, fornendo indicazioni utili a diverse tipologie di utenti: il singolo analista che spesso può contare solo sulla propria esperienza, il servizio di sicurezza nel suo insieme che può cogliere spunti per la pianificazione della propria attività, il decisore a livello strategico che può svolgere analisi dedicate con informazioni selezionate, affidabili e complete su un insieme di casi che tutti sperano piccolo, ma che è da ritenersi significativo. Nell’ambito di una strategia integrata e partecipata anche con le parti sociali alcuni esempi di utilizzo potrebbero riguardare:14 la costruzione di percorsi formativi e di aggiornamento, la progettazione delle postazioni di lavoro, la realizzazione di campagne di comunicazione, la predisposizione di strumenti a supporto dell’attività preventiva come raccomandazioni, linee guida, profili di rischio.

Conflitti di interesse dichiarati: nessuno

Ringraziamenti: gli autori desiderano ringraziare Fausto Miotti senza il cui contributo questo lavoro non sarebbe stato possibile.

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