Riassunto

Falconara Marittima (AN) rientra nei siti inquinati di interesse nazionale (SIN) anche per la presenza di un vasto impianto di raffineria. Nel 2004, la Regione Marche aveva finanziato un’indagine epidemiologica per la valutazione dei rischi atmosferici connessi alla raffineria. All’indagine, condotta dall’Istituto nazionale dei tumori di Milano, hanno partecipato attivamente anche i cittadini tramite alcune associazioni. Emerse un eccesso di leucemie e un aumento di linfomi non Hodgkin, confermati da ARPA e ARS Marche. Ma la Regione Marche e i Comuni decisero di non informare sulla situazione: la stessa Regione, che all’inizio si era schierata a fianco dei cittadini, diventò un avversario per la tutela della loro salute.

 Parole chiave: , , , , ,

Ci sono esperienze di partecipazione che, dal punto di vista democratico, si traducono in una crescita per i cittadini, ma in una regressione per i decisori politici coinvolti. Di fronte alla presa d’atto delle criticità e della necessità di pianificare le strategie con cui affrontarle, gli uni moltiplicano il loro impegno, mentre gli altri si ritraggono, come se iniziare a mettere mano alla modificazione del modello produttivo li spaventasse. È la sintesi di quanto avvenuto tra la Regione Marche e il Comitato di partecipazione attiva dei cittadini di Falconara Marittima, creato dallo stesso ente che, nel 2004, aveva finanziato la Indagine epidemiologica presso la popolazione residente a Falconara M. e Comuni limitrofi – studio caso/controllo,1 diretta dall’Istituto nazionale dei tumori (INT) di Milano con la collaborazione del Servizio di epidemiologia dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA) Marche. Quel Comitato, chiesto dall’INT di Milano, coagulò l’impegno ambientalista di alcune associazioni di Falconara Marittima e permise loro di partecipare alle fasi dell’Indagine che avevano chiesto con forza grazie a una petizione sostenuta da 3.500 residenti.
A settembre 2011, l’Indagine concluse che nel periodo dal 1994 al 2003 il rischio di morte per leucemia e linfoma non Hodgkin era stato particolarmente evidente per i soggetti che avevano abitato per oltre 10 anni entro i 4 km dalla raffineria API. Nelle sue conclusioni, l’INT di Milano segnalava che «tali eventi possono essere però anche interpretati come il segno di fatti sanitari importanti che hanno interessato fasce ben più ampie di popolazione […] se si fosse potuto indagare l’occorrenza di malattia piuttosto che la mortalità». Ipotesi confermata lo stesso anno dalla Nota di epidemiologia descrittiva dell’ARPA e dell’Agenzia regionale sanitaria delle Marche2 che, per i ricoveri ospedalieri, avevano rilevato «eccessi per leucemie e un incremento dei linfomi non Hodgkin». Inoltre, secondo la Nota, a Falconara Marittima la mortalità per tumori maligni di trachea, bronchi e polmoni risultava in aumento rispetto al dato regionale. Di fronte a quella fotografia, la Regione Marche e i Comuni interessati dall’Indagine scelsero di non informare i cittadini sulla situazione sanitaria che li riguardava: nessuna assemblea pubblica né conferenza stampa. Constatato l’immobilismo anche delle forze sociali e politiche, furono i cittadini del Comitato di partecipazione attiva che, il 29 marzo 2012, organizzarono un incontro pubblico a Falconara, nel quale gli epidemiologi dell’INT Milano e dell’ARPAM esposero modalità e conclusioni dell’Indagine.
La crescita civica aveva permesso ai cittadini di saldare il legame con i ricercatori e saltare l’immobilismo dei decisori politici. Immobilismo che aveva contagiato anche l’informazione regionale: fu solo grazie alla redazione torinese di RAI Ambiente Italia se i risultati dell’Indagine emersero dal silenzio informativo.
Era il 12 maggio 2012. Quella “regressione democratica”, soprattutto da parte delle istituzioni, fu ulteriormente confermata allorquando il ministro della Salute, rispondendo a un’interrogazione parlamentare suggerita dagli stessi cittadini, rivelò di non aver mai ricevuto copia dell’Indagine epidemiologica.
Era il 5 novembre 2014: dopo tre anni dalla conclusione dello studio, la Regione Marche e i Comuni di Falconara Marittima, Montemarciano e Chiaravalle non avevano informato il Ministero della salute. Un comportamento che, oggettivamente, bloccò anche l’aggiornamento dello studio SENTIERI, nel quale è inserito il SIN di Falconara. Lo studio SENTIERI, indirettamente, ha messo in evidenza altre negligenze della Regione Marche che, tuttora, stanno impedendo la conoscenza e l’aggiornamento della situazione sanitaria di Falconara Marittima: il grave ritardo nell’attivazione del Registro tumori regionale, avviato solo a novembre 2015 (ma l’iter istitutivo era partito ufficialmente nel 2009), nonché la mancata attivazione del Registro delle malformazioni congenite, che rappresentano un’altra delle criticità sanitarie sottolineata dall’Istituto superiore di sanità.
La situazione che si è determinata è grottesca: le industrie insalubri presenti nel territorio falconarese chiedono le autorizzazioni per aggiungere altri cicli produttivi e nessuno, dal Comune di Falconara alla Regione Marche fino al Ministero dell’ambiente, antepone le criticità sanitarie a nuovi impianti di desolforazione o di trattamento dei rifiuti pericolosi semplicemente perché, probabilmente, le loro stesse negligenze stanno ritardando la formazione di un quadro sanitario che implicherebbe l’immediata adozione di interventi di prevenzione primaria.
Recentemente, il 15 giugno 2016, anche in seguito alle numerose e circostanziate segnalazioni inviate dai cittadini, si era aperto uno spiraglio grazie alla Direzione generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della salute, la quale, in relazione alla richiesta di attivazione di un nuovo impianto di desolforazione, ha così motivato il proprio parere negativo al nuovo impianto: «Le disposizioni normative e le informazioni epidemiologiche disponibili indicano la necessità dell’attivazione di un sistema di sorveglianza su ambiente e salute in grado di sviluppare la consapevolezza dei decisori sui rischi connessi a programmi, progetti e piani di gestione e dare una risposta alle preoccupazioni delle comunità locali. […] Sulla base delle informazioni e dei dati disponibili si ritiene di non avere rassicuranti informazioni circa l’impatto delle emissioni nell’area riferibili agli impianti di raffineria e di produzione energetica e all’effettivo livello di esposizione cui sono soggette sia le maestranze degli impianti sia la popolazione residente e dei rischi sanitari a essa associabile. Inoltre […] manca un riferimento puntuale sullo stato di salute della popolazione residente anche in ragione della carenza di dati epidemiologici aggiornati e sulla mancata attivazione del registro tumori nel corso degli anni passati».
Ma lo spiraglio si è richiuso subito, poiché il contrasto sorto tra Ministero della salute e Ministero dell’ambiente (favorevole all’impianto) è stato ricomposto in sede di Consiglio dei ministri, con la foglia di fico dei soliti monitoraggi post operam che, di fatto, constatano ciò che avviene, ma non tutelano la salute una volta che l’impianto è costruito con il corollario degli investimenti e dei posti di lavoro. Poteva finire diversamente? Certo, bastava che Regione Marche e Comune di Falconara, a partire dalla richiesta della valutazione di impatto ambientale (VIA), avessero sostenuto e motivato le stesse conclusioni del Ministero della salute. Ma non l’hanno fatto. Sembra un paradosso, ma quell’esperienza di partecipazione ha generato in città un ricambio più diffuso e una crescita di volontari più competenti, ma anche l’avversario che non ti aspetti: quello con cui hai inizialmente condiviso, ma che ora non collabora più e, per certi versi, sembra creare ostacoli. Infatti, è oggettivo che, fino a quando le informazioni sulle criticità sanitarie e ambientali verranno divulgate e impugnate in ogni sede istituzionale soltanto dai cittadini e dalle loro associazioni, la negazione o, al massimo, il silenzio dei decisori politici alimenterà il dubbio nella maggioranza dei cittadini sull’attendibilità di quelle informazioni e impedirà una presa di coscienza generalizzata.
Che esempio e quale informazione hanno ricevuto i cittadini quando, a proposito dell’Indagine epidemiologica non inviata al Ministero della salute, il sindaco di Falconara Marittima, in un’intervista televisiva, ha definito come “un privato” l’INT di Milano e si è autoassolto con le seguenti parole: «C’è un’Indagine epidemiologica commissionata dalla Regione a un privato (nda: INT Milano e ARPA Marche) nel quale si dice che ci sono alcuni dati allarmanti, ma l’indice di mortalità è sicuramente inferiore alla media regionale. A me, a noi, al sottoscritto, alla maggioranza interessa quello che dice il Ministero della salute. Il Ministero della salute riporta dell’Indagine epidemiologica dati ben diversi da quelli che riporta il privato. Inoltre, non ho nascosto i dati, questo non è vero, perché appena ho ricevuto i dati ho scritto alla Regione dicendo: “Cara Regione che cosa debbo fare, posso diffonderli?” La Regione non mi ha mai risposto. […] Quindi se la Regione non mi autorizza a diffondere i dati, io non faccio allarmismo!»

Conflitti di interesse dichiarati: nessuno.

Bibliografia

  1. Meneghini E, Baili P, Mariottini M, Micheli A (eds). Indagine epidemiologica presso la popolazione residente a Falconara Marittima e comuni limitrofi. Risultati. Primo rapporto. Milano 2008. Disponibile all’indirizzo: http://www3.arpa.marche.it/doc/Pdf/epidem/RISULTATI_PRIMO.pdf
  2. ARPA Marche, ARS Marche, ASUR Marche Area Vasta 2. Valutazione dello stato di salute della poplazione residente a falconara Marittima. maggio 2017. Disponibile all’indirizzo: http://www.arpa.marche.it/images/epidemiologia/2017_esp/2017_falconara/2017_Falconara.pdf
          Visite