E&P 2021, 45 (1-2) gennaio-aprile

Rischio biologico da SARS-CoV-2 e dispositivi di protezione respiratoria per gli operatori sanitari e assistenziali nella prima fase pandemica: uno scenario che doveva essere evitato

Pietro Gino Barbieri

Il diffuso rischio biologico da SARS-CoV-2 ha prodotto una pandemia che in Italia si è già tradotta in conseguenze devastanti non solo sulla popolazione generale, ma anche sugli operatori sanitari e assistenziali impegnati nella diagnosi e cura delle persone affette da COVID-19. Tra le misure di contenimento del rischio di contagio, assume un ruolo importate la protezione personale con dispositivi che impediscano o riducano l’inalazione di aria contaminata. A fronte di un rischio biologico così grave, nella prima fase della pandemia si sono diffusi protocolli operativi e raccomandazioni istituzionali carenti e contradditorie, che non dovrebbero essere reiterati. Si è assistito a un uso troppo frequentemente improprio di protezioni poco efficaci per il personale esposto, come le mascherine chirurgiche; maschere respiratorie adeguate a proteggere i lavoratori sono state, invece, scarsamente utilizzate, mentre il loro impiego avrebbe dovuto essere garantito più estensivamente di quanto raccomandato e osservato, in ottemperanza alla normativa vigente di igiene del lavoro.