OBIETTIVI: quantificare la variabilità della mortalità per COVID-19 dall’inizio della pandemia fino a metà luglio 2021, in relazione alla condizione di immigrato e distintamente per Regione e periodo.
DISEGNO: studio osservazionale di incidenza.
SETTING E PARTECIPANTI: la popolazione in studio è costituita dai residenti a inizio 2020 in sette Regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Sicilia) di età ≤74 anni.
PRINCIPALI MISURE DI OUTOCME: frequenze assolute dei decessi avvenuti nei soggetti positivi al SARS-CoV-2, tassi grezzi e standardizzati (standard: popolazione italiana a inizio 2020) e rapporti tra tassi di mortalità (ottenuti tramite modelli di Poisson) per status di immigrato, distinti per genere, Regione di residenza e periodo. Il periodo in studio è stato suddiviso in 5 sottoperiodi: 22.02.2020-25.05.2020, 26.05.2020-02.10.2020, 03.10.2020-26.02.2021, 27.02.2021-16.07.2021.
RISULTATI: lo studio include più di metà della popolazione italiana e la maggior parte degli immigrati, che hanno una struttura per età più giovane e subiscono un minor numero relativo di decessi per COVID-19. Le morti tra i soggetti positivi variano molto tra Regioni e periodi; i tassi standardizzati fanno rilevare nel tempo incrementi cospicui tra gli immigrati. I rapporti tra tassi mostrano eccessi tra i maschi immigrati nel terzo periodo (MRR: 1,46; IC95% 1,30-1,65) e nel quarto periodo (MRR: 1,55; IC95% 1,34-1,81), mentre tra le femmine nel terzo periodo vi è una indicazione di minor rischio (MRR: 0,79; IC95% 0,65-0,97) e nel quarto di maggior rischio (MRR: 1,46; IC95% 1,21-1,77). Infine, l’effetto risulta modificato dalla Regione di residenza sia nel terzo sia nel quarto periodo per i maschi e solo nel quarto periodo per le femmine.
CONCLUSIONI: i rischi di mortalità prematura per COVID-19 risultano legati allo status di immigrato e con un’intensità variabile per genere, Regione e periodo. Strumenti di prevenzione, diagnosi e presa in carico precoce più accessibili possono supportare le comunità di immigrati nel gestire i fattori di rischio legati alla diffusione delle infezioni, in particolare per contrastare una loro evoluzione in esiti di malattia più gravi.