libri-cerasoli.jpg

Giancarlo Cerasoli

Mais e miseria. Storia della pellagra in Romagna

Cesena, Società editrice “Il Ponte Vecchio”, 2020
315 pagine; 16,90 euro

La nuova fatica editoriale di Giancarlo Cerasoli, Mais e Miseria. Storia della pellagra in Romagna, si basa sullo studio di centinaia di documenti, molti dei quali inediti, custoditi negli archivi comunali e nelle biblioteche: lettere, resoconti, rapporti di medici romagnoli, in particolare, medici condotti. Questi professionisti, più degli altri, sapevano cogliere i nessi tra le malattie e gli aspetti sociali ed economici dei propri pazienti; condizione che si adatta perfettamente al caso della pellagra, malattia tipica delle situazioni di miseria delle campagne italiane.
Cerasoli tratta la patologia dal punto di vista eziologico, ma anche ripercorrendo le storie dei malati, sottolineando gli aspetti demografici e terapeutici. Per mettere in evidenza la valenza complessiva della pellagra, l’autore si sofferma anche sugli aspetti antropologici, fra cui il folklore e la letteratura.
La complessità degli studi di Cerasoli emerge anche dalle 20 pagine di riferimenti bibliografici e dalle immagini reperite nei musei on-line. Riportando in vita le testimonianze dei medici condotti – fatte di anamnesi, descrizioni di storie, racconto di sofferenze – si dà alle popolazioni rurali, composte per la maggior parte da analfabeti, la possibilità di lasciare la propria testimonianza.

 

libri-rainhorn.jpg

Judith Rainhorn

Blanc de plomb. Histoire d’un poison legale

Paris, Presse de Science Po, 2019
370 pagine; 26,00 euro

La biacca, o bianco di piombo, è una sostanza utilizzata nelle sostanze pittoriche, della cui nocività i lavoratori che la utilizzano sono spesso consapevoli. La lettura del libro della Reinhorn documenta in maniera indiscutibile che un sostituto efficace della biacca esisteva fin dal 1848, grazie al lavoro di ricerca e sviluppo industriale svolto da Edme-Jean Leclaire (1801-1872), imprenditore-scienziato di formazione operaia, che mise a punto un sostituto non pericoloso come il “bianco di zinco”. La trama principale di questo documentatissimo libro si svolge proprio intorno alle vicende di questa lotta tra un prodotto gravemente nocivo per chi lo preparava e maneggiava e il sostituto non pericoloso. I capitoli lungo i quali si dipana questa vicenda sono densi di riferimenti a documenti, norme di legge, ma anche delibere di assemblee operaie, scioperi e lotte dei diretti interessati, che delineano un quadro cruciale nel panorama europeo. L’alternativa tra sostituzione del composto nocivo contrapposta al controllo delle condizioni igieniche nel suo uso rappresenta un modello di risposta delle società industriali alle sfide della nocività dei nuovi cicli produttivi per gli esseri umani e per l’ambiente. La sostituzione con sostanze meno pericolose troverà la fiera opposizione sia dei vecchi industriali sia degli Stati dove era maggiore la produzione. Lo sbocco fu quello di concertare a livello internazionale una politica comune che evitasse i timori di una “concorrenza sleale”. In questo caso, ciò portò alla Convenzione n. 13 del 1921 adottata al termine di aspre contrapposizioni nel corso della 3a Conferenza Generale dell’Uffiio internazionale del lavoro svoltasi a Ginevra. Si prevedeva la proibizione dell’uso di vernici al piombo nell’imbiancatura degli interni delle abitazioni, frutto di un compromesso dell’ultim’ora venne votata pressoché all’unanimità, ma ciò non significò affatto l’adozione automatica da parte degli stati rappresentati in quell’assise. Grandi potenze si opponevano al bando e altre nazioni non fecero poi seguire la ratifica della Convenzione. Insomma, liberarsi di un “veleno legale” non è cosa facile o che si risolva con un atto di legge. È evidente in questo caso l’analogia con quanto sta accadendo con l’amianto.

 

libri-moses.jpg

Julia Moses

The first modern risk. Workplace accidents and the Origins of European Social States

Cambridge, Cambridge University Press, 2018
332 pagine; 78,75 euro

Il terzo e ultimo libro che presentiamo ha come oggetto la salute dei lavoratori e gli interventi degli Stati per proteggerla in occasione dei rispettivi take off industriali. L’autrice, poliglotta e grande esperta di storia giuridica, considera tre casi nazionali relativi a Germania, Italia e Gran Bretagna, seguendoli in maniera diacronica e comparata dalla metà dell’Ottocento fino ai primi decenni del Novecento. Ne scaturisce un ritratto originale di storia comparativa europea, molto utile anche in vista del progressivo convergere delle legislazioni nazionali in seno all’Unione europea. Differenze e similitudini vengono così sottolineate, dando origine a riallineamenti talvolta sorprendenti. Come, per esempio, nella tempestività della legislazione italiana di protezione dagli infortuni lavorativi: si scopre, per esempio, che la legge italiana del 1898 fu tra le prime a essere promulgata, precedendo di molti anni quelle di Paesi che vantavano misure di protezione sociale più avanzate delle nostre. Il libro della Moses ci guida nel labirinto della legislazione adottata dai tre Paesi nel corso del tempo, mostrando come le preoccupazioni circa la “questione sociale” finirono per influenzare l’impostazione di norme che ponevano al centro dell’attenzione la protezione dei lavoratori dai rischi dovuti alle macchine della nuova industria, rovesciando quindi l’impostazione originaria della “colpabilità”, che vedeva la responsabilità dell’evento infortunistico sempre a carico del lavoratore, salvo dimostrate colpe del datore di lavoro. Il racconto si concentra anche su considerazioni relative ai mutamenti della mentalità individuale e collettiva di fronte ai fenomeni avversi per la salute e affronta anche sul piano sociale l’evolversi delle norme. In ogni caso, risultano messe in evidenza le peculiarità nazionali, frutto di tradizioni giuridiche e amministrative differenti, i cui esiti possono essere spiegati solo riprendendo i fili di queste. Il particolare background accademico e culturale dell’autrice conferisce al testo un taglio ben preciso, quello di una ricerca accurata e un’analisi approfondita svolta sui materiali bibliografici prodotti dalle strutture burocratico-amministrative dei tre Paesi e dalle riviste giuridiche e previdenziali che affiancavano e stimolavano il dibattito su queste misure legislative. Le ben 33 pagine di bibliografia confermano l’importante lavoro di scavo documentario dell’autrice e lasciano intuire la grande disponibilità di fonti a stampa sull’argomento.

          Visite