Il 9 marzo è mancato improvvisamente a 72 anni il nostro amico e collega Enzo Merler. Enzo era un epidemiologo dell’Associazione Italiana di Epidemiologia, ha contribuito in modo importante alla rivista E&P ed era noto a molti per il suo rigore scientifico sui temi dell’epidemiologia occupazionale, attentissimo alle vicende della salute dei lavoratori e della sanità pubblica specie nel campo della cancerologia ed in particolare degli effetti correlati all’esposizione ad amianto.  

Enzo ha partecipato attivamente a numerose iniziative giudiziarie sempre in nome dei lavoratori e delle vittime. Come ricorda Silvana Mossano, giornalista che da sempre segue i fatti riguardanti l’esposizione ad amianto dei lavoratori e dei cittadini di Casale Monferrato, «il maxiprocesso Eternit per il disastro causato dall’amianto che, nel 2009, portò in giudizio gli ultimi patron di Eternit ancora in vita – Stephan Schmidheiny e Louis de Cartier – prese avvio da una segnalazione inviata alla procura di Torino dal dottor Enzo Merler, di Padova».
Enzo stava conducendo studi sulle malattie professionali di lavoratori italiani emigrati all’estero, in particolare in Australia (Wittenoon) e in Svizzera (Niederurnen, sede del principale stabilimento appartenente alla famiglia Schmidheiny), da qui la segnalazione del caso di un lavoratore torinese alla Procura della Repubblica di Torino, dove la squadra di Raffaele Guariniello avviò un’inchiesta, a cui in seguito si aggiunse un esposto di altri lavoratori, che determinò l’avvio del maxiprocesso. 

Enzo ha pubblicato diversi dei suoi studi su Epidemiologia & Prevenzione, dove gli articoli scientifici si alternano a contributi volti a rivendicare giustizia per i lavoratori che hanno perso la salute a causa di inadeguate condizioni di lavoro.  Di recente era impegnato sulle vicende legate alla contaminazione dai PFAS in Veneto. Enzo era spirito irrequieto e generoso con chi decideva che lo meritasse e ha lavorato proficuamente sempre con puntigliosità e rigore e per questo verrà ricordato da tanti che non potranno più giovarsi dei suoi servigi.

Perdiamo una persona integerrima, con una mente critica e dotata di un grande calore umano.
Ci manchi Enzo.

la direzione e redazione di E&P


Nel corso della sua carriera professionale Enzo ha lavorato per circa due anni, dal Settembre 1995 al Giugno 1997, presso la IARC, l’Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro a Lione, nell’Unità di Epidemiologia ambientale del cancro. Della IARC gli è stata immediatamente congeniale la opportunità di tessere relazioni internazionali sui cinque continenti così come la forte componente di ricerca tesa alla identificazione degli agenti cancerogeni ambientali, in particolare occupazionali. Questo impegno  della IARC è stato fin dalla fondazione limitato per statuto alla produzione di risultati scientifici senza poter  estendersi nel territorio della loro applicazione in interventi di sanità pubblica.  Per Enzo un limite di questo genere non sarebbe stato possibile altro che temporaneamente. Tutto il suo percorso professionale si è infatti sviluppato avendo al centro una doppia e oggi rara concentrazione: su una tematica specifica, quella delle conseguenze sulla salute dell’esposizione all’amianto, ricercata con rigore in tutti i suoi aspetti, e sul legame costante tra risultati della ricerca e lavoro personale di terreno a contatto con le persone, in particolare i lavoratori in Italia e all’estero, portatrici dei danni da amianto per attivare  misure di diagnosi e fin dove possibile trattamento e per ottenere misure di compensazione e sostegno in sedi giudiziarie.  Queste caratteristiche  si univano in Enzo con uno spiccato senso del concreto e una sobrietà di comportamento che tuttavia non faceva ostacolo a spazi di amichevole e viva cordialità. Ci lascia l’esempio di cosa sia nella sostanza e negli obbiettivi da perseguire, al di fuori degli indici di ‘performance’ in voga,  un affidabile epidemiologo: affidabile vuol dire qualcuno in cui le persone, individualmente e come popolazione, possono avere fiducia perché si preoccupa e occupa tangibilmente della loro salute.   

Rodolfo Saracci  


Enzo Merler si è guadagnato con impegno, metodo e sacrifici il titolo di primario ricercatore epidemiologo, dedicando tutta la sua vita alla salute dei lavoratori ed alla sanità pubblica.

È stato con costanza uno spirito irrequieto e generoso (con chi decideva che lo meritasse) ed ha lavorato proficuamente sempre con puntigliosità e con un suo caratteristico rigore.

Altri ed in particolare i suoi beneficiati avranno modo di illustrare i meriti acquisiti da Enzo in termini scientifici ed umanitari nel campo degli effetti correlati con l’esposizione ad amianto; vicende che egli stesso si è preoccupato di tramandare in un chiaro e comprensivo scritto autobiografico (Dal Lago di Garda alla miniera australiana di Wittenoom, al Veneto: storie di ammalati a causa dell’amianto, in: Articolo Nove. Esperienze di medicina del lavoro a Nordest a cura di Alfiero Boschiero e Gilda Zazzara, Venetica, 2019, XXXIII, 56-1, 89-102.).

Dopo la laurea del 1976 Enzo si è dedicato alla medicina del lavoro seguendo due indirizzi, quello della divulgazione, della politica della salute e della contaminazione con i diretti interessati e quello della epidemiologia; indirizzi entrambi difficili da conciliare con una “normale” carriera accademica almeno secondo la decisione di chi in quel momento (ed era un momento tra i più favorevoli) deteneva il potere e poteva decidere su chi garantito non era. È in questo periodo che, svolgendo il servizio militare, compie una indagine memorabile sulle condizioni di lavoro con gli operatori militari e civili dell’Aeroporto di Villafranca che non può firmare e che invece viene pubblicata con il nome di Renato Rozzi e di chi scrive (Il lavoro militare. Prima inchiesta sulle condizioni di lavoro dell’Aeroporto di Villafranca, Forze Armate e Società Cooperativa Editrice, Verona 1978). Negli stessi anni pubblica (in collaborazione con F. Carnevale e S. Bagnara) una ricerca tanto curiosa quanto evocativa sulla salute dei sindacalisti (Il lavoro sindacale è patogeno? Primi rilievi epidemiologici sulla salute dei sindacalisti. Alcune possibili linee di ricerca sulla domanda sanitaria e lo stato di salute degli operatori sindacali, «Sapere», 1980, n. 827, pp. 33-38.).

I primi anni ’80 sono quelli decisivi per la realizzazione della sua vocazione epidemiologica grazie ad una borsa di studio della Regione Veneto; è costretto ad abbandonare l’Istituto di Medicina del Lavoro di Verona perché contrastato dal suo direttore e trova rifugio nell’Istituto di Anatomia Patologia della stessa università. In parte parallelamente ad un impegnativo lavoro presso un Servizio di Medicina del lavoro del mantovano compie indagini che gli consentono di presentare contributi importanti in convegni internazionali (in collaborazione con altri) sui tumori del naso tra i lavoratori del legno e del cuoio, sulle placche pleuriche in esposti ad amosite e sulla sorveglianza sanitaria in lavoratori esposti a basse dosi di benzene.

Con questi presupposti e con la pubblicazione in italiano del Supplemento 1 delle Monografie della Agenzia Internazionale per la ricerca sul Cancro (IARC) sulla valutazione del rischio cancerogeno per l’uomo da sostanze chimiche ottiene la possibilità di svolgere un lungo periodo di perfezionamento e di ricerca allo IARC di Lione e quindi avere una posizione stabile come ricercatore presso il Centro per lo Studio e la Prevenzione Oncologica di Firenze per passare poi al Registro dei Mesoteliomi di Padova.

Ho avuto il privilegio di collaborare per molti anni con Enzo apprezzando la sua dedizione e la sua assiduità al lavoro e, lo ammetto, ricevendone insegnamenti e vantaggi; sono grato della sua amicizia e dell’affetto dimostrato a me ed ai miei familiari, sicuramente ricambiati, anche se condite da inevitabili momenti di contrasto dettati, come è naturale, da diversità di carattere e dalle differenti esperienze personali.

 Franco Carnevale
 Firenze 11.03.2024   


Le sue pubblicazioni 

 

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