Per asintomatici si intendono coloro che hanno contratto l'infezione virale senza però subirne alcun sintomo seppur lieve, tanto che loro stessi sono inconsapevoli della loro positività. Sarebbe molto importante saper quanti sono dato che costituiscono certamente una della maggiori cause di proliferazione dell'epidemia.

Sono stati fatti molti tentativi per ricavarne almeno una stima grossolana ma spesso se ne danno dei numeri contrastanti: c'è che pensa siano meno dei sintomatici, chi altrettanti e chi invece arriva  addirittura a pensare che siano cinque volte tanti.

Proviamo qui ad approfittare di un esperimento spontaneo prodotto dalla normativa del Green Pass divenuta obbligatoria anche nei luoghi di lavoro dal 15 ottobre 2021: chi non era vaccinato ha potuto accedere al proprio luogo di lavoro solo mostrando un test di negatività, e così parte dei circa tre milioni di lavoratori non vaccinati si sono sottoposti ai test per il Covid 19, per lo più a quelli rapidi antigenici. Questi test con tamponi sono quindi passati da una media di 280.206 tamponi al giorno dal 1° settembre al 14 ottobre ad una media di 490.432 dal 15 ottobre in poi.

Possiamo grossolanamente ritenere che ci siano stati quindi una media di 210 mila tamponi eseguita da non vaccinati in ricerca di Green Pass; questo il trend del numero di tamponi giornaliero e delle medie settimanali. Nel grafico si vede anche l'irregolarità in corrispondenza del ponte del 1° novembre.

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Se si esaminano poi gli andamenti da settembre a novembre di due indici quali la percentuale dei tamponi risultati positivi al virus e la percentuale dei contagiati che hanno dovuto essere ricoverati in terapia intensiva, si evidenzia come questi abbiano avuto andamenti molto differenti tra di loro, con la proporzione degli accessi in terapia intensiva abbastanza stabile ed in leggera diminuzione mentre la positività dei tamponi ha avuto due fasi opposte, una discendente sino a metà ottobre ed una successiva crescente.

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Per stimare quanti positivi ci si sarebbe potuti aspettare se non ci fossero stati questi tamponi effettuati per poter ottenere il Green Pass, e che sicuramente hanno portato alla diagnosi di alcuni sintomatici, si può considerare la proporzione tra tutti i positivi diagnosticati di quelli entrati nei reparti di terapia intensiva: dal 1° settembre al 14 ottobre il rapporto è stato di 130 positivi ogni ricoverato, cioè lo 0,77%. Applicando questa proporzione agli accessi in terapia intensiva nel periodo dal 1°settembre al 1° dicembre, si può confrontare questo calcolo che rappresenta le frequenze attese dei contagiati  con le frequenze reali dei positivi diagnosticati.

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Si osserva chiaramente che dopo il 15 ottobre i positivi sono aumentati molto di più del prodotto degli entrati in terapia intensiva moltiplicati per 130, prodotto che invece combaciava perfettamente con gli osservati dal 1° settembre al 14 ottobre. Si può allora azzardare a separare, a partire dal 15 ottobre,. due fasce di contagi, quella coerente con la percentuale di esiti in terapia intensiva e quella che si aggiunge a questa e di queste due componenti si può poi calcolare l'indice di replicazione diagnostica RDt che permette di evidenziare quale sia stata la loro dinamica di sviluppo.

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Se si esamina congiuntamente l'andamento delle frequenze dei contagi oltre la stima calcolata sugli ingressi in terapia intensiva e i relativi indici di replicazione diagnostica si vede che vi è un breve periodo di 10 giorni, dal 18 al 28 ottobre, in cui vi è stata una intensa crescita di questa fascia di contagi. L'ipotesi interpretativa che qui si avanza è che in questi dieci giorni la crescita di questa fascia di positivi sia stata determinata quasi esclusivamente dai soggetti asintomatici diagnosticati con i tamponi richiesti per ottenere il Green Pass. Queste diagnosi di nuovi positivi si sono poi ridotte in quanto sono stati individuati tutti i soggetti asintomatici "prevalenti" poi esauritisi perché i tamponi sono stati ripetuti sugli stessi soggetti prima negativi mentre i nuovi "incidenti" sono numericamente trascurabili.

Si può inoltre ipotizzare che la crescita dei contagi nella popolazione vaccinata che non hanno contribuito alla crescita degli accessi alla terapia intensiva sia probabilmente iniziata a fine ottobre, per cui si possono attribuire agli asintomatici i soggetti di questa fascia diagnosticati dal 18 al 28 ottobre.

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Se le ipotesi che si sono avanzate sono giuste possiamo allora confrontare l'aumento dei tamponi con l'aumento dei casi della quota non attesa. I tamponi in più rispetto alla media dei periodi precedenti sono stati 223.149. e i positivi attribuibili a questi sono stati 8547, e la loro percentuale sui tamponi risultarebbe quindi dello 0,383% che potrebbe essere la percentuale degli asintomatici nei soggetti suscettibili, cioè nei soggetti non vaccvinati e nei soggetti vaccinati ma con un livello di immunità non totale . La suscettibilità dei vaccinati che potrebbe essere tra il 20% (neo vaccinati) ed il 50% (vaccinati da sei mesi) e quindi sembra corretto assumierla pari al 35%. Quindi i suscettibili potrebbero essere stati i 7,5 milioni di non vaccinati ed il 35% dei 45 milioni di vaccinati, cioè 22.350.000 suscettibili. Si consideri in tutto questo discorso che si prescinde dai minori di 12 anni per il momento tutti non vaccinati e con una elevata incidenza di positivi.

Applicando l'indice di contagiosità asintomatica dello 0,383% ai 22.350.000 suscettibili si otterebbe una stima di 85.600 soggetti positivi asintomatici in Italia nella seconda metà di ottobre. Il 18 ottobre la prevalenza di positivi comunicata dalla Protezione Civile era di 76.363 individui ed il 28 ottobre di 76.778, cioè una frequenza simile a quella qui ottenuta come stima della prevalenza di asintomatici.

La separazione tra sintomatici e asintomatici trova conferma anche nei dati di incidenza pubblicati da Epicentro - ISS, quella per data diagnosi che comprende entrambe le categorie e quella per data inizio sintomi che chiaramente esclude tutti gli asintomatici che non possono avere una data di inizio sintomi. Quest'ultima è stata anticipata di 5 giorni che è la media dei giorni tra sintomi e diagnosi.

La differenza tra le due quote aumenta ma solo perché entrambe crescono ed infatti rimane presso che costante il loro rapporto che è vicino all'unità. Ciò significherebbe che tra i positivi i sintomatici sono un quarto, un quarto gli asintomatici diagnosticati e la meta gli asintomatici non diagnosticati.

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Si è consapevoli della opinabilità e dalle possibili imprecisioni di alcune delle ipotesi introdotte, ma è probabile che non sia molto lontano dal vero il poter affermare che in questa fase dell'epidemia la prevalenza di asintomatici non diagnosticati sia quantitativamente simile alla prevalenza dei diagnosticati e di questo è necessario tenerne conto seriamente nella definizioni delle modalità di contenimento da adottare per cercare di controllare la pandemia.

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