Si sentono, da più voci anche scientificamente autorevoli, le seguenti affermazioni:

"Ci si contagia di meno perché la popolazione ha acquisito una maggiore immunità al virus!"

"I contagi comunque hanno meno esiti gravi"

"I contagi e gli esiti più gravi riguardano sempre di più solo gli anziani"

Cerchiamo di verificare queste affermazioni utilizzando esclusivamente i dati ufficiali pubblicati nel dashboard del Ministero della Salute.

Ci si contagia di meno?

Un possibile confronto può essere fatto tra l'ultima estate del 2023 e le precedenti estati. Si può subito dire che l'estate del 2022 fu una estate con una ondata di contagi molto alta (e appunto per questo non inseribile nei grafici seguenti) e quindi di sicuro nel 2023 i contagi estivi sono stati molti di meno che nel 2022, e precisamente 158.446 nel 2023 e 4.240.223 nel 2022, quindi ben 27 volte di meno. Ma il confronto è molto diverso se si esamina il 2021, con 389.746 contagi e il 2020 con soli 60.899 contagi. Un confronto ancor più sfavorevole per il 2023 lo si ottiene si considerano le prevalenze dei positivi.

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Non si può però non osservare che i dati possono risentire di effetti distorcenti che alterano la realtà; in particolare durante il 2023 è stato tolto l'obbligo di effettuare dei tamponi di controllo come avveniva negli anni precedenti evidenziando così molti dei soggetti asintomatici. Per contro nel 2023 sono molti i tamponi cosiddetti "fasi da te" o comunque non notificati alle ASL. Rispetto alle prevalenze poi sicuramente gioca l'aver tolto l'obbligo del tampone negativo per definire la fine della positività. Comunque se si confrontano le frequenze di contagi del 2023 con quelle del 2020 e del 2021 difficilmente si può affermare che in quest'ultima estate ci si siano stati contagiati molti meno contagi, come invece di sicuro è avvenuto rispetto al 2022.

Gli esiti sono meno gravi?

Non si hanno dati clinici sulla gravità degli esiti ma si può considerare che la gravità possa essere individuata dalla proporzione di positivi che hanno richiesto un ricovero o che siano deceduti.

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Nei primi mesi del 2023 i ricoverati sono stati il 2% del totale dei positivi, poi nel mezzo dell'estate questa percentuale è diminuita sino allo 0,5% per poi subito ritornare al 2% a fine estate. La proporzione di ricoverati che hanno avuto bisogno delle terapie intensive sembra sia stata abbastanza stabile attorno al 3% dei ricoverati con una lieve flessione nelle ultime settimane. Anche questi dati non sembra permettano di dire con certezza  che vi sia stata meno necessità negli ultimi tempi di ricorrere alla cure ospedaliere, sempre che le frequenze dei positivi in generale siano corrette e non sottostimate a differenza di quelle della prevalenza ospedaliera probabilmente esatte.

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L'andamento relativo dei decessi è in leggera diminuzione e maggiormente evidenziabile calcolando il rapporto con la frequenza dei soggetti prevalenti rispetto alla frequenza dei soggetti incidenti. Si può così ritenere che la mortalità sia effettivamente diminuita, ma nelle ultime settimane sembra stia nuovamente aumentando.

Che dire allora? che ci sia stata effettivamente una diminuzione della gravità degli esiti? si può ritenere che se i dati dei contagiati rispettano la realtà e semmai la loro sottostima sia comunque rimasta durante l'anno stabile, allora la diminuzione della gravità non sembra così significativa. Se invece il numero dei contagiati è in realtà molto più elevato, come si sospetta, e i contagi notificati sono solo di coloro che avevano una sintomatologia più importante, e la sottostima è progressivamente aumentata, allora gli indicatori assumerebbero valori differenti da quelli qui calcolati che non sembra possano portare a concludere che il Covid sta creando un minor numero di esiti gravi.

I contagiati sono sempre più gli anziani?

Queste sono le frequenze per età e genere dei contagiati e dei deceduti della pandemia, dall'inizio sino ad oggi, come sono pubblicate sul sito di Epicentro dell'Istituto Superiore di Sanità:

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L'incidenza da Covid risulta per l'intera pandemia maggiore nelle classi di età centrali a differenza della mortalità per Covid che invece, ovviamente, cresce con l'età. E' interessante notare che ponendo i tassi di mortalità specifici per età in scala logaritmica l'andamento risulta quasi esattamente lineare, e risulta che ogni dieci anni di vita la mortalità per Covid si triplica.

Se confrontiamo la struttura per età dei contagiati e dei deceduti degli ultimi dodici mesi, rispetto al precedente periodo, notiamo un aumento delle frequenze nelle età più anziane, ma questo aumento sembra minimo tra i deceduti ed invece più importante tra i contagiati.

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Anche in questo caso è corretto chiedersi se quest'aumento negli anziani sia un aumento di contagi ovvero solo un aumento delle diagnosi e delle notifiche. E' più facile infatti che siano più gli adulti, probabilmente con sintomi meno importanti, che ricorrono ai tamponi autosomministrati e che questo faccia per lo meno anche solo amplificare l'aumento delle frequenze dei contagiati anziani.

Che concludere?

Non ce la sentiamo né di comprovare né di confutare le tre affermazioni che abbiamo riportato all'inizio. E' molto probabile che ci sia una parte di vero come anche però che i dati non confermino con chiarezza molte delle affermazioni che oggi vengono pubblicate, e non sempre sufficientemente documentate e dimostrate.

Sarebbe importante avere altre fonti informative, come ad esempio una indagine di prevalenza anche di dimensione ridotta ma in grado di confermare o meno i dati ufficiali (vedi, ad esempio, le numerose esperienze: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7883186/).  Sembra infatti che molti politici, ma anche molti giornalisti e molti sanitari, vogliano rassicurare la popolazione che non c'è più pericolo per il Covid, e quindi siano portati ad enfatizzare elementi probabilmente reali ma di rilevanza non del tutto determinante nel supportare le loro affermazioni.

Sarebbe infatti molto importante poter valutare con maggior certezza se l'epidemia stia realmente esaurendosi, pur mantenendo un piccolo strascico, e se realmente gli esiti siano fortunatamente meno gravi e riguardino soprattutto solo i più fragili. Se non fosse così bisognerebbe avere un po' più di cautela nel rassicurare la popolazione e nel rischiare di non trovarsi preparati se invece il virus rialzasse la testa. Speriamo ovviamente di no, ma non diamolo del tutto scontato.

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