Se leggiamo i dati che l'Istituto Superiore di Sanità pubblica in Internet, all'inizio dell'autunno 2022 ogni mille nuove diagnosi di positività corrispondono circa tredici ricoveri in ospedale di pazienti positivi al covid. A fine autunno invece i pazienti ricoverati ogni mille diagnosticati risultano essere stati ventinove, cioè più del doppio. Come mai?

Facciamo un passo indietro nei mesi dall'inizio della pandemia e guardiamo i dati sia della prevalenza di ricoverati nel file pubblicato dalla Protezione civile, sia dell'incidenza di nuovi ricoveri pubblicato dall'ISS: in entrambi è stato calcolato il rapporto rispettivamente con la prevalenza di positivi o con la loro incidenza. Questi gli andamenti dai primi giorni della pandemia con i grafici in scala logaritmica:

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I due grafici appaiono molto simili ed evidenziano tre fasi differenti corrispondenti ai tre anni dell'epidemia: all'inizio del marzo 2020 venivano praticamente diagnosticati solo coloro che si presentavano in ospedale e così nei primi giorni della pandemia risultano ricoverati il 100% dei contagiati, percentuale che a fine anno scende al 10%. Questa percentuale rimane praticamente quasi costante per tutto il 2021 e si riduce nuovamente di dieci volte a fine anno raggiungendo l'1%.

Sino ad ottobre l'andamento sembra costante ma negli ultimi due mesi la percentuale di ricoverati rispetto ai contagiati aumenta come illustrano i due grafici seguenti in scala decimale:

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I valori percentuali dei due grafici sono leggermente differenti, maggiori quelli nei nuovi contagi ricoverati rispetto a quella dei prevalenti positivi ricoverati e questo probabilmente dipende dalla variazione delle durate dei ricoveri e della positività. Ciò però che sorprende è, in entrambi, la crescita importante da inizio ottobre a fine anno pari al raddoppio delle percentuali di ricoverati.

Che è successo?
È aumentata la gravità degli esiti dei contagi? 
È aumentata l'età dei contagiati e quindi la loro fragilità?
O è diminuita la completezza dei dati dei contagiati nei non ricoverati?

Alla prima ipotesi sembra potersi rispondere negativamente per la riconosciuta minor aggressività delle nuovi varianti del virus. Rispetto all'età e genere invece si può verificare che in dicembre ci sono stati più giovani, soprattutto minori di 20 anni, e meno anziani > 50 anni.

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È allora probabile che si siano semplicemente ridotte le notifiche dei contagi tranne di chi ricoverandosi è stato obbligatoriamente sottoposto a tampone. La diminuzione delle diagnosi notificate degli anziani potrebbe dipendere dal fatto che l'obbligatorietà della certificazione rimane praticamente solo per giustificare l'assenza dal lavoro, mentre l'aumento in età scolare sicuramente è dovuto a una maggior attenzione conseguente alle ridotte misure di restrizione delle frequenze.

Si dovrebbe quindi concludere che, se fosse rimasta costante la percentuale dei ricoverati, allora il numero reale dei contagiati sarebbe dovuto essere molto maggiore. Considerando la data di inizio ottobre quella in cui probabilmente molti dei contagi non sono stati registrati in quanto solo autodiagnosticati, possiamo considerare come ipoteticamente costante la % di ricovero da inizio gennaio a fine settembre che risulta per i dati di incidenza dell'IDSS pari all' 1,18%  e per i dati di prevalenza della PC pari a 0,86%.

Applicando queste percentuali di ricovero ai dati di tutto il 2022 si ottengono i seguenti risultati:

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Ed è evidente lo scostamento che ne risulta dal 1° ottobre in poi. Nell'ultima settimana del 2022 l'incidenza media  giornaliera riferita dall'ISS  risulta essere pari a 16.177 mentre la stima basata sui ricoveri la porterebbe a 44.064. Parimenti la prevalenza media giornaliera riferita dalla PC risulta essere di 455.946 mentre la stima basata sui ricoveri risulterebbe di 1.081.857.

Una proposta operativa

I conti sin qui eseguiti hanno certamente una certa dose di arbitrarietà e i risultati delle stime ottenute non possono essere assunti come del tutto veritieri. Sicuramente però contribuiscono a confermare che gli attuali valori pubblicati di incidenza e di prevalenza dei contagi lasciano molti dubbi di probabile, se non certa, sottostima. Per tali ragioni continuiamo ad invitare il Ministero ad eseguire opportune nuove modalità di indagine che permettano di valutare quanto realmente il virus stia circolando nella popolazione. Ancora una volta richiamiamo quanto vien fatto ad esempio in Inghilterra che nella settimana dal 4 al 10 gennaio 2023 ha stimato una prevalenza di 2,61 % a differenza di quella che vien data per l'Italia pari a 0,66%, cioè quattro volte meno (Office for National Statistics (ONS), released 27 January 2023, ONS website, statistical bulletin, Coronavirus (COVID-19) Infection Survey, UK: 27 January 2023).

Confidiamo che quanti sono preposti a monitorare questa fase dell'epidemia Covid riflettano sulla necessità di avere stime più affidabili che permettano tempestivamente di cogliere le variazioni della circolazione del virus nella popolazione italiana.

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