Donato Greco con Eva Benelli
Trieste, Scienza Express Edizioni, 2021
319 pagine, 21 euro
Proprio quando cominciava a soffiare forte il vento dell’epidemiologia delle malattie croniche, un medico napoletano di 26 anni, Donato Greco, si vota definitivamente all’epidemiologia delle malattie infettive da svolgere “sul campo”, nonostante la famosa sentenza degli ultimi anni Sessanta del Surgeon General, la massima autorità sanitaria statunitense: «It’s time to close the book on infectious diseases [...] the war against pestilence has been won».
Oggi Donato, confortato da una brava divulgatrice scientifica, Eva Benelli, si è trovato finalmente nelle condizioni di dover socializzare la sua esperienza di circa mezzo secolo.
Greco scrive con schiettezza, con tratti di ironia, parla da un pulpito privilegiato, perché ne ha titolo, perché ha svolto l’inchiesta in prima persona, perché svolgendo l’indagine ha accresciuto il suo titolo. Il volume ha una prefazione di Silvio Brusaferro, attuale presidente dell’ISS, il quale focalizza opportunamente il lungo training del giovane, la sua vocazione alla prevenzione e il sistema di lavoro adottato precocemente da Greco. Seguono due note introduttive: quella di Donato dove si mette l’accento sul primato delle “indagini di campo” che, per essere svolte, hanno bisogno di “una squadra”. Nel suo breve testo, Eva Benelli ricostruisce come, grazie agli stimoli di Donato, sia nato, a partire dalla sperimentazione della terapia Di Bella, il suo interesse per la “comunicazione di crisi” e per la “comunicazione istituzionale”. Il cuore del lavoro è rappresentato da 16 studi di caso racchiusi in un arco di tempo che va dal 1973 al 2009.