L'editoriale di Paolo Giorgi Rossi casca a fagiolo dopo la riunione di primavera dell'AIE dal titolo «Al cittadino far sapere…» (Bologna, 6-7 maggio 2013), infatti apre più di una porta nel campo della comunicazione tra gestori della salute pubblica (e loro “esperti”) e il mondo normale degli utenti del Servizio sanitario nazionale. Ottima la raccomandazione di evitare «lettere troppo dettagliate» ai fruitori delle attività di prevenzione (mi ha fatto venire in mente quanto prolissa sia talvolta l'informativa che accompagna la richiesta di consenso informato a partecipare a studi epidemiologici di popolazione). È innovativa la proposta di un balance sheet ed è utile l'esempio che viene fornito nella finestra dell'editoriale. Se il balance sheet è rivolto al pubblico generale, è giusto un range di stime effettuate in diversi contesti piuttosto che stime puntuali (è importante far passare l'idea che le misure di processo non sono strettamente estrapolabili da un contesto a un altro). Apprezzabile, infine, prendere le distanze da un atteggiamento troppo difensivo quando si comunica con la gente. Il difensivismo è comprensibile, per esempio, da parte degli oncologi medici quando mettono le mani avanti informando dei rischi di effetti collaterali della chemioterapia, ma non è tollerabile quando si tratta di prevenzione, perché in questo caso la comunicazione è rivolta ai sani (evitiamo l'errore di chiamarli pazienti, per piacere).