E&P 2014, 38 (1) gennaio-febbraio

Indicatori per il monitoraggio dei percorsi diagnostico-terapeutici del tumore della mammella

Antonio Giampiero Russo, Anita Andreano, Emanuela Anghinoni, Mariangela Autelitano, Aldo Bellini, Maurizio Bersani, Luca Cavalieri d'Oro, Adriano Decarli, Silvia Lucchi, Emerico Panciroli, Magda Rognoni, Giuseppe Sampietro, Maria Grazia Valsecchi, Marco Villa, Carlo Zocchetti, Alberto Zucchi

OBIETTIVI: presentare l’esperienza di sei ASL della Lombardia che hanno prodotto una serie di indicatori per l’analisi del percorso diagnostico-terapeutico del tumore della mammella, applicati ai casi incidenti nel periodo 2007-2009.
DISEGNO: studio di coorte retrospettivo.
SETTING E PARTECIPANTI: sono stati inclusi tutti i soggetti con tumori della mammella incidenti nel periodo 2007-2009 e rilevati dai registri tumori delle ASL di Milano 1, Bergamo, Cremona, Milano, Milano 2, Monza e Brianza (5.320.272 abitanti).
PRINCIPALI MISURE DI OUTCOME: per ciascun caso incidente, mediante l’uso integrato dei flussi sanitari correnti (anagrafe assistiti, ricoveri, ambulatoriale, farmaceutica territoriale e File F), sono stati sviluppati 34 differenti indicatori per misurare l’appropriatezza delle prestazioni erogate nelle fasi di diagnosi, trattamento (chirurgico e medico) e follow-up. Per ciascun indicatore, è stata analizzata la relazione con età, stadio, indice di deprivazione, tipo di trattamento effettuato, volume di procedure specifiche dell’ospedale in cui è stato effettuato l’intervento chirurgico primario. Sono state prodotte stime aggiustate utilizzando modelli di regressione multilivello.
RISULTATI: sono stati inclusi 12.988 casi incidenti di tumore della mammella: 62% localizzato alla mammella, 33% ai linfonodi ascellari, 3% metastatici ab initio e 2% con stadio ignoto. Negli ambiti territoriali esplorati è presente uno scostamento rispetto alle buone pratiche cliniche indicate nelle linee guida di entità differente a seconda della tipologia di indicatore: gli scostamenti maggiori si rilevano per gli indicatori di follow-up. Rispetto a quanto indicato dalle linee guida, si evidenzia, infatti, un eccesso di prestazioni nel primo anno di follow-up: il 75% dei casi non metastatici effettua il dosaggio di un marker tumorale, il 67% un’indagine strumentale eco/TC/RMN e il 37% una scintigrafia ossea. Per quanto riguarda il trattamento, esistono aree potenziali di miglioramento, sia per l’accesso al trattamento neoadiuvante, sia per i trattamenti adiuvanti nelle donne anziane.
CONCLUSIONI: lo studio presenta dati derivati da un’ampia coorte di casi di popolazione e la definizione degli indicatori è stata oggetto di validazione clinica. L’utilizzo di indicatori calcolati su popolazioni identificate sulla base di registri tumori, che consentono la definizione del caso e la sua stadiazione, nel contempo basati sui flussi sanitari correnti, permette di analizzare l’appropriatezza del percorso di diagnosi e cura dei tumori. Questa esperienza mostra, infatti, come sia possibile sviluppare una metodologia, condivisa con i clinici, per definire indicatori che misurino la distanza tra le linee guida e la pratica clinica corrente al fine di ridurre la variabilità, contenere l’inappropriatezza diminuendo le indagini inutili per i pazienti, e conseguentemente riducendo il sovraccarico organizzativo degli ospedali. Un sistema sanitario per essere sostenibile ed equo deve essere in grado di garantire l’applicazione di protocolli/procedure fondati esclusivamente sulle evidenze scientifiche disponibili.