Lettere minuti di lettura
E&P 2020, 44 (2-3) marzo-giugno, p. 109-109
DOI: https://doi.org/10.19191/EP20.2-3.P109.029
Pandemia e amianto: non perdiamo l’occasione di migliorare i nostri ambienti di vita
Pandemics and asbestos: for a post-pandemic healthier life
Riassunto
Nella sua tragicità, la pandemia, che ha colpito il pianeta provocando migliaia di decessi e innescando una grave crisi economica, potrebbe presentare anche qualche risvolto positivo. Per esempio, potrebbe offrire l’occasione di migliorare il governo dei processi di dismissione dell’amianto, materiale ancora molto diffuso sul territorio italiano.
Nella sua tragicità, la pandemia, che ha colpito il pianeta provocando migliaia di decessi e innescando una grave crisi economica, potrebbe presentare anche qualche risvolto positivo. Per esempio, potrebbe offrire l’occasione di migliorare il governo dei processi di dismissione dell’amianto, materiale ancora molto diffuso sul territorio italiano.
A 28 anni dalla promulgazione della legge che ha messo al bando l’amianto, le stime effettuate con l’analisi delle relazioni annuali sulle le bonifiche (art. 9 L. 257/92) ci dicono che è stato rimosso poco più di un quarto dei materiali contenenti amianto (MCA) presenti nel 1992. Trattasi di circa 23 milioni di tonnellate ancora in opera in Italia. Il 96% di questo “residuo” è costituito da MCA compatti (coperture).
Vogliamo qui attirare l’attenzione solo sulle migliaia di piccoli manufatti, per esempio le coperture di box, pollai, tettoie, piccoli magazzini annessi ad abitazioni e simili.
Non esiste una stima sulla percentuale in peso dei piccoli manufatti sul totale ancora presente, ma se consideriamo il numero dei siti censiti si può stimare che superino quelli delle grandi tettoie industriali.
Questi oggetti e strutture edilizie sono di proprietà quasi esclusivamente privata.
Nel 1992 la legge non vietò l’utilizzo di MCA, quello indicato come uso indiretto. Chi scrisse la L. 257 era cosciente che la bonifica del paese sarebbe stata una grande opera non fattibile in pochi anni. Oggi ne sono passati quasi 30 e anche un materiale considerato eterno, inizia a dare segni di degrado.
Le bonifiche di MCS potrebbero contribuire al rilancio produttivo?
L’attuale pandemia avrà ricadute economiche negative sulle attività produttive e nel contempo sul debito pubblico. Le bonifiche di MCA potrebbero contribuire al rilancio produttivo? Gli sconti fiscali del Conto energia, concessi nel biennio 2011-2012, non legati direttamente all’amianto, ma all’installazione di pannelli fotovoltaici, incrementarono in Toscana le rimozioni delle coperture del 58,4% rispetto al biennio precedente, che si ridussero nel biennio successivo. Sarebbe auspicabile che nel “superbonus”, che riguarda la defiscalizzazione per migliorie sull’efficienza energetica, fossero comprese anche le bonifiche di MCA. Questo potrebbe compensare la minore disponibilità di liquidità delle aziende che può frenare le bonifiche di MCA dai grandi capannoni.
Definire norme che facilitino le operazioni tecniche e burocratiche, senza fare sconti alla prevenzione, fissando anche una data ravvicinata di fine vita soltanto delle piccole superfici, potrebbe stimolare la loro rimozione. La bonifica di piccole coperture di box, ricoveri per animali, è più facile dato che non comporta lavori in quota che necessitano di ponteggi o speciali protezioni anti caduta. I risultati dei monitoraggi effettuati durante le bonifiche di coperture non superano il TLV di 100 ff/l con una media intorno a 30 ff/l1 e, quindi, con un rischio di esposizione controllabile con l’uso di mascherine FFP3 e semplici procedure di lavoro.
La priorità della bonifica di queste superfici deriva anche dalla facilità di danneggiamento per urti accidentali, perché facilmente raggiungibili. Solitamente non sono stati oggetto di attenzioni manutentive non trovandosi su edifici in qualche modo “abitati”. Il costo per il proprietario sarebbe contenuto, riducendosi ulteriormente mediante auto-rimozione regolamentata e smaltimento tramite le municipalizzate. Si eviterebbero anche i frequenti abbandoni illegali.
Procedure di auto-rimozione sono già state sperimentate, ma non sono oggi coperte da un provvedimento nazionale. Regna confusione sulle procedure autorizzative e il quantitativo massimo consentito da rimuovere.
È, quindi, urgente l’emanazione di un’unica norma nazionale riguardo alle operazioni di auto-rimozione e di smaltimento attraverso la micro-raccolta.
A 28 anni dal bando, non riteniamo azzardato stabilire un fine vita a 5 anni dall’emanazione di una nuova norma per i piccoli oggetti e le superfici inferiori a 50 m2.
In sintesi il costo per il proprietario della struttura riguarderebbe lo smaltimento del rifiuto e la sostituzione con materiali alternativi. Inoltre, se potessimo contare su una norma che istituisca discariche regionali i costi si ridurrebbero ulteriormente. Riteniamo pertanto ragionevole, anche in tempi di emergenza, che vengano accolti questi semplici suggerimenti per l’attivazione di un percorso che favorisca micro-bonifiche di MCA per contribuire alla fuoriuscita dall’amianto. Si parla di passare a forme di sviluppo più sostenibile nel dopo virus, in cui l’attenzione alla salute acquisti la precedenza. La liberazione dall’amianto fa parte di questo processo.
Conflitti di interesse dichiarati: nessuno.
Bibliografia
1. https://www.scuolaedilepiacenza.it/intranet/libretti/libretto126-01-1.pdf
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