Ricevo con piacere, e pubblico su suo invito, l'intervento di Geppo Costa in tema di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Credo che nell'ambito del mondo sanitario e in particolare in quello dell'epidemiologia non si sia ancora sviluppato un vero dibattito al riguardo. Personalmente mi riprometto di entrare ancora presto in argomento anticipando che la mia preoccupazione è che si rischi di perdere l'occasione per ripensare a tutta la sanità come intero sistema, limitandosi solo a distribuire un po' di risorse dove più sono stati evidenti i tagli e correggendo le maggiori criticità.

Spero che questo primo intervento porti invece molti di voi lettori ad inviare a questo Blog e proprie idee e le proprie considerazioni.

Da Geppo Costa: Next Generation EU: impegni epidemiologici per la sanità del futuro

Ho partecipato con passione e interesse ai lavori di un gruppo di ricercatori di 6 atenei convocatosi per elaborare proposte per la sanità del futuro che il Piano Nazionale di Resilienza e Ripresa (PNRR) intende promuovere. Il lettore può trovare nei documenti citati in calce le dieci proposte operative su altrettanti campi della sanità pubblica che pensiamo possano mettere in pratica con successo la Missione Salute del PNRR per affrontare quelle criticità e spazi di miglioramento del SSN che la pandemia ha evidenziato. Le dieci aree prioritarie di intervento identificate sono: ‐ rafforzare e infrastrutturare la Medicina Generale ‐ potenziare la presa in carico delle cronicità ‐ razionalizzare la rete ambulatoriale territoriale ‐ garantire l’autosufficienza a domicilio in forma integrata con il sistema di welfare ‐ uniformare le dotazioni delle strutture intermedie tra regioni ‐ pianificare e attuare un cambiamento di skill mix tra medici e professioni sanitarie ‐ rinforzare le capacità investigative e di promozione della salute della prevenzione ‐ promuovere la competenza clinica nella rete dei piccoli ospedali - rinnovare le infrastrutture dei grandi ospedali cambiandone logistica e aumentandone flessibilità e sostenibilità ‐ modernizzare e rendere efficiente il parco tecnologico degli ospedali.  Ad esse si aggiungono proposte sulla governance e sul riparto dei fondi del PNRR, sulle metriche per valutare ex ante ed ex post i progetti,  sull'autonomia e i vincoli per le Regioni e le loro aziende e sullo sviluppo dei principali fattori abilitanti  come ricerca e innovazione, trasformazione digitale e capacity building.

Le proposte sono state presentate e discusse con diversi stakeholder della sanità italiana e presentate in pubblico in un seminario dell’Associazione Italiana di Economia Sanitaria, stimolando un confronto che a causa dei tempi stretti di elaborazione del PNRR finora era stato povero. Anche i cinque anni di attuazione del PNRR sono un tempo breve in cui occorre definire la progettazione esecutiva per ogni misura, costruire pianificazioni regionali e attuare le politiche nelle singole aziende sanitarie locali.

Come epidemiologi abbiamo due motivi di interesse per far sentire la nostra voce in questo processo.  Intanto abbiamo molte idee e strumenti per contribuire ad alcuni dei temi di questa agenda, ad esempio le metriche per valutare processi e risultati delle innovazioni sono il nostro pane quotidiano e il futuro della prevenzione ci sta molto a cuore.  Il secondo motivo è che il PNRR potrebbe essere la finestra di opportunità giusta per ridefinire ed organizzare il ruolo delle discipline di “policy analysis” nel SSN, di cui l’epidemiologia è capofila; non è più il tempo di cercare un riconoscimento alla disciplina di epidemiologia nei ruoli sanitari, ma piuttosto di definire standard esigibili di funzione epidemiologica che ogni Regione deve saper garantire. Invito tutti ad aprire una riflessione su come portare questo tema nell’agenda dell’innovazione del PNRR, perché il piano esige capacità non rituali di consulenza, progettazione e valutazione, su cui l’epidemiologia italiana ha molti crediti da spendere, a patto che il piano le dia risorse e opportunità per cimentarsi soprattutto per le regioni più povere di competenze e strutture.

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