Obiettivo: lo studio stima le differenze di speranza di vita per reddito e carriere lavorative in Italia negli anni Duemila allo scopo di contribuire alla valutazione dell’equità attuariale nel sistema contributivo introdotto dalla riforma Dini per la stima dei benefici pensionistici in funzione dei contributi versati.
Disegno: studio di coorte retrospettivo.
Setting e partecipanti: follow up di mortalità di un campione 1% di lavoratori dipendenti e autonomi del settore privato, pensionati tra il 1985 e il 2003 (circa 63.000 soggetti), la cui storia lavorativa e di reddito è ricostruibile a partire dal 1985 secondo la fonte informativa INPS (Work Histories Italian Panel).
Principali misure di outcome: differenze di mortalità attraverso modello di Cox e di speranza di vita.
Risultati: si osservano differenze di mortalità a sfavore delle classi occupazionali operaie e delle fasce di reddito più basse.
Conclusione: il principio di equità attuariale tra contributi versati e benefici pensionistici assume che la speranza di vita vari solo con l’età anagrafica e, tramite l’aggiornamento decennale dei coefficienti di conversione, con la coorte. I risultati dello studio documentano in Italia l’esistenza di ampi differenziali di mortalità anche lungo altre dimensioni, in particolare la classe occupazionale e il reddito. Questo dà luogo a una sorta di redistribuzione al contrario, dalle persone che arrivano alla pensione da carriere di lavoro usuranti e a basso reddito verso gruppi sociali più avvantaggiati.
(Epidemiol Prev 2010; 34 (4): 150-58)