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La comparsa di un nuovo manuale di medicina del lavoro ci porta questa volta a soffermarci sulla salute dei lavoratori italiani sotto differenti punti di vista.
Pier Alberto Bertazzi, oggi alla guida della storica Clinica del lavoro di Milano, propone all’attenzione dei suoi lettori un testo originale che si preoccupa di non perdere nulla della cultura storica della medicina del lavoro e, nel contempo, offre aggiornamenti, collegamenti logici, criteri interpretativi e strumenti operativi.
Frutto di una lunga esperienza personale del curatore, il trattato illustra il contributo che la medicina del lavoro può dare alla professione medica tramite argomentazioni tutt’altro che banali e conclusioni edificanti.
Bertazzi dà omogeneità al testo, nonostante sia scritto a sessantotto mani, e sceglie sapientemente di volta in volta un lettore ideale differente, calibrando diverse modalità di scrittura a seconda del messaggio che desidera trasmettere: si rivolge ora ai suoi colleghi di medicina del lavoro, ora a medici esperti in altre discipline, ora direttamente ai lavoratori.
Attraverso una digressione che ripercorre le tappe più importanti della medicina del lavoro, a partire da Bernardino Ramazzini, di cui quest’anno ricorre il trecentesimo anniversario della scomparsa, passando per l’epoca post unitaria, la nascita delle scuole di clinica medica, fino a toccare gli anni del secondo dopoguerra e la più attuale presenza di medici “competenti” nei luoghi di lavoro, si cerca di rispondere a due domande fondamentali:

  1. Come mai il lavoro è così determinante per la salute e le malattie?
  2. Gli effetti del lavoro si manifestano in malattie tipiche o anche in malattie più comuni?
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È un vero inno alla storia della disciplina della medicina del lavoro italiana, dove le risposte a queste domande sono fornite in modo discorsivo nel corso della trattazione.
L’esame dell’opera diventa l’occasione per rivisitare la storia della salute dei lavoratori e della medicina del lavoro attraverso un centinaio di manuali e trattati prodotti in Italia e alcuni trattati pubblicati di recente in lingua inglese, per apprezzare in una lettura longitudinale la loro possibile adesione a fasi diverse della società, dell’economia e della cultura scientifica.

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