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A dictionary of epidemiology, 6th edition
A handbook sponsored by the International Epidemiological Association (IEA)
Miquel Porta (ed.)
Oxford, Oxford University Press
2014, pp. 376, US$ 35,00

A partire dal 1983, John Last ha curato quattro edizioni del dizionario, che nell’ambiente epidemiologico che lo usa viene familiarmente chiamato “il Last”. Questa sesta edizione, come la precedente, è curata da Miquel Porta, insieme a Sander Greenland, Miguel Hernan, Isabel dos Santos Silva e lo stesso John Last. Contiene 800 referenze bibliografiche introdotte nel testo delle definizioni (un numero maggiore rispetto all’edizione precedente) e una bibliografia accessoria di 130 libri e siti web.

È interessante il modo in cui questa edizione è stata costruita. Nel maggio 2012, attraverso l’International Journal of Epidemiology e la Newsletter dell’International Epidemiological Association (IEA), venne lanciato al mondo epidemiologico internazionale un appello che sollecitava proposte e suggerimenti di integrazione o modifica di voci già esistenti. Vennero così raccolti oltre 400 contributi i cui autori sono elencati nelle pagine introduttive (gli italiani sono stati soltanto due). Tra i contributi, il 71% sollecitava l’inclusione di nuovi termini, il 17%richiedeva un cambiamento della definizione di un termine già esistente, il 4%proponeva la rimozione di un termine, il restante 8% ha inviato commenti di vario genere. Fra coloro che hanno inviato i propri contributi, oltre 60 persone dichiaravano che il proprio mestiere non è quello di epidemiologo, ma nel lavoro utilizza spesso conoscenza, metodi o ragionamenti epidemiologici.

Nella presentazione del volume gli autori affermano che i cambiamenti sono i più profondi mai sperimentati dal dizionario nei suoi trent’anni di vita, a causa della rivoluzione metodologica contestuale alla nuova concezione della ricerca clinica ed epidemiologica e del nuovo approccio alla verifica della validità delle osservazioni. Come fa notare Miquel Porta, a cavallo del passaggio di millennio si sono verificati due eventi epocali tra loro interconnessi. Da una parte, una progressiva sfocatura (il termine è suo, ed è bello) dei metodi di ricerca epidemiologica; dall’altra, un reciproco mescolamento tra gli obiettivi della ricerca epidemiologica e quelli della ricerca sociale e della ricerca di base. L’una e l’altra si sono appropriate del ragionamento epidemiologico. Il dizionario, inoltre, apre prospettive esterne alla tradizione della disciplina, attraverso la definizione di “epidemiologia popolare” e “lay epidemiology” (a dire il vero, nello stesso senso si è mossa E&P).

Il concetto di bias oramai esprime qualcosa di ben più ampio delle conseguenze di errori nel disegno o nella conduzione degli studi, come avevamo imparato mezzo secolo fa. Il dizionario ne elenca oltre trenta. Un bias nuovo è quello “di investigazione”, che risulta dalla preferenza del ricercatore per un dato risultato (con chiaro riferimento ai possibili conflitti di interessi). È invece sorprendentemente sparito il bias di presentazione dei dati. L’eredità epigenetica, l’epigenetica e l’epigenoma compaiono nella stessa forma con cui erano stati introdotti nella quinta edizione del 2008.

Nel mondo in cui viviamo, il linguaggio epidemiologico è tutt’altro che codificato. Lo stesso John Last, nell’intervista di Julian Little (Epidemiology 2010;21(5): 748-52) aveva fatto notare che in epidemiologia i dissensi terminologici sono maggiori rispetto ad altri settori della salute pubblica. Lo verifichiamo nella vita di tutti i giorni, e anche sulle pagine di E&P. Il dizionario non ha alcuna pretesa di codificare; anzi, non lesina segnalazioni di omonimie, riportando – dove necessario – i diversi concetti che talvolta vanno con lo stesso nome.

È probabile che gli epidemiologi italiani che usano “il Last” per i loro confronti professionali ritengano naturale integrare la loro biblioteca con questa nuova versione. Raccomando di sperimentare l’utilità di questo volume a chi non ha testato i precedenti.


Miquel Porta (Barcellona, 1957), medico ed epidemiologo catalano, si occupa principalmente di epidemiologia clinica e molecolare, screening e impatto dell’inquinamento sulla salute ambientale. Ha lavorato per importanti università europee e degli Stati Uniti e ha ricoperto importanti cariche in associazioni epidemiologiche nazionali e a livello europeo. Attualmente è membro delle commissioni editoriali di riviste del calibro di Lancet e dello European Journal of Epidemiology.

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