Il nocciolo delle questioni poste da Maurizio Ponz de Leon, e giustamente rilanciate da Benedetto Terracini col richiamo agli interessi economici retrostanti e al ruolo delle sperequazioni sociali su scala nazionale e globale, sta a mio avviso nel modo in cui il potere della medicina sta cambiando negli ultimi decenni. Giulio Maccacaro, fondatore di questa rivista, scriveva quasi quarant’anni fa che la medicina, come modo del potere, è «abilitata a dettare statuti, tracciare limiti, codificare eventi, attribuire significati». Partendo da questo assunto, si possono individuare due linee evolutive in corso: la prima consiste nel fatto che l’iniziativa degli interventi sanitari viene assunta sempre meno dai diretti interessati, pazienti o cittadini che siano, e sempre più dai professionisti della salute. Il potere di iniziativa, che sin dall’antichità era addirittura interdetto ai medici (medicus non accedat nisi vocatur), evidentemente per evitare un eccesso di autoreferenzialità, è oggi ormai quasi totalmente concentrato nelle mani di chi, grazie alla tecnologia, è in grado non solo di definire chi è malato, ma anche di prevedere chi, con una certa probabilità, lo sarà... Accedi per continuare la lettura

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