Una costante nei commenti seguiti a vari interventi di EpiChange è stata questa: ineccepibile l’analisi del rapporto attuale tra scienza e democrazia, ma oscura l’indicazione per una prassi epidemiologica partecipativa.

Se siamo oscuri un motivo c'è

Forse siamo oscuri e fumosi, saltiamo dei passaggi che crediamo scontati o che forse sono azzardati o poco solidi e non padroneggiamo completamente. Anche la ricerca sociologica non ci viene molto in soccorso: pur ricchissima di contributi sui temi della partecipazione, è relativamente povera di esempi sviluppati in ambito epidemiologico.1 E la nostra ritrosia nel dare raccomandazioni e consigli dettagliati è voluta. Ogni esperienza richiede una valutazione critica del contesto: nel suo complesso, ma anche in particolare riguardo a risorse e limiti, possibili alternative e relativi vantaggi e svantaggi. Tuttavia, in tutta questa variabilità, resta salvo lo scopo generale, che è quello di promuovere un’alleanza tra comunità locali ed esperti nel pianificare e implementare politiche volte alla promozione e alla tutela della salute, alla sicurezza e al benessere.

È l’inizio di un percorso

Se si parla di processi partecipativi, «sappiamo tutti da dove si inizia, ma non sappiamo dove arriveremo».2 Sappiamo da dove si inizia: seduti insieme, seduti ad ascoltare, seduti a prendere sul serio anche le argomentazioni che sulla base del nostro sapere tecnico liquideremmo con poche battute. Il nostro sapere tecnico ci ingombra, perché in un processo partecipativo la conoscenza si costruisce mesinsieme, non è data a priori né posseduta da una parte soltanto.

È una posizione difficile da praticare. Implica l’accettazione di una perdita di ruolo e non sempre questo è conciliabile con il mandato istituzionale. A meno che non cambino anche le istituzioni. Abbiamo ospitato in questa sezione della rivista interventi dal mondo francese su come le istituzioni scientifiche transalpine affrontano questi problemi.3

Ma sul versante non tecnico cosa accade?

Ospitiamo un’inchiesta di Cinzia Tromba su un’esperienza italiana di Citizen Science. L’elemento di novità è che i tecnici, gli esperti, non sono più indispensabili, non dirigono e non pianificano più lo studio. È notevole la differenza con un’analoga esperienza fiorentina, ben raccontata da Epidemiologia&Prevenzione: www.pm2.5firenze.it.4 Là un cittadino e due legali hanno cercato tecnici ed esperti disponibili a realizzare un sistema di monitoraggio delle polveri fini con dati e statistiche in tempo reale e fruibili via web. Tutto il progetto è stato condiviso, ma sostanzialmente i tecnici non sono mai stati messi in discussione. I committenti sapevano distinguere i tecnici di cui fidarsi. Inoltre, durante la realizzazione del progetto hanno condiviso le difficoltà pratiche e compresi i limiti dello studio scientifico. L’iniziale opposizione e sfiducia istintiva verso le istituzioni preposte al monitoraggio della qualità dell’aria si sono attenuate alla luce dell’esperienza pratica di monitoraggio da loro condotta. Ora la centralina di www.pm2.5firenze.it (il sito è stato spostato all'indirizzo https://www.pm25firenze.biostatistica.net  agg. 12/12/2022) è ospitata da una scuola secondaria superiore e utilizzata anche per le lezioni di scienze.

Qua, come documenta l’inchiesta di Cinzia, i cittadini hanno messo da parte i tecnici. Hanno cercato di costruire in proprio i sensori per la misurazione della qualità dell’aria e di sviluppare le infrastrutture informatiche per la condivisione dei dati, sfruttando esperienze avanzate di Citizen Science come FabLab5 e Ninux.6 Ambiscono a costruire una rete di monitoraggio parallela a quella uffi ciale, le posizioni critiche verso le istituzioni non si sono addolcite. Poiché sono in gioco decisioni importanti come la costruzione di un impianto di incenerimento, i tecnici non hanno posizioni neutrali in cui rifugiarsi e seguono il destino delle istituzioni anche quando queste ultime vengono utilizzate dai politici per legittimare alcune decisioni già prese.

Che fine fa la qualita' tecnico-scientifica in questo contesto?7

Nel fervore del dibattito e nell’urgenza delle decisioni, i cittadini-scienziati riconoscono grande importanza alla qualità tecnico-scientifica del progetto, ma il rigore scientifi co non costituisce la sola priorità. Prima vengono la mobilitazione, l’impegno, la comunicazione, la crescita culturale collettiva e diffusa. coinvolgere la popolazione nella realizzazione del progetto è più importante di portarlo a termine rapidamente. Portarlo a termine rapidamente e bene avrebbe voluto dire affi darsi a esperti (di fiducia, ma pur sempre qualcuno a cui affi darsi), mentre ai cittadini importa anche fare un percorso insieme, non raggiungere la meta in qualunque modo. Anche se ci vorrà più tempo. è interessante notare come sono state utilizzate le informazioni tecniche fornite dagli esperti dell’impresa sociale epidemiologia e Prevenzione:8 sono state utilizzate nella costruzione del razionale dello studio (si veda l’articolo di daniele Grechi sulla rappresentatività delle centraline ARPAT pubblicato in epichange)9 e nella validazione dei dati dei sensori. Un ruolo ben controllabile dai cittadini e più tecnico che scientifico.

Temi su cui riflettere e che testimoniano il processo di ridefinizione del sapere scientifico.10

Bibliografia e note

  1. De Marchi B, Biggeri A, Cervino M et al. A Participatory Project In Environmental Epidemiology: lessons From The Manfredonia Case Study (Italy 2015-2016). Public Health Panorama 2017, to appear.
  2. Pomatto G. Gioco strategico e deliberazione: il dibattito pubblico sulla Gronda di Genova, SPS. Torino, University Press, Università degli Studi di Torino, 2011. Scheda disponibile all’indirizzo: https://iris.unito.it/handle/2318/136869?mode=simple.1#.WS_yecmllGM
  3. Fellini N, Faroult E. Genesi dell’Alleanza Scienza e Società in Francia. Verso una collaborazione consapevole e riconosciuta tra attori della ricerca e della società civile. Epidemiol Prev 2015;39(3):160-65.
  4. Grechi D. Chi controlla la qualità dell’aria a Firenze? Epidemiol Prev 2014;38(3-4):154-58.
  5. https://it.wikipedia.org/wiki/Fab_lab
  6. https://en.wikipedia.org/wiki/Ninux
  7. Si affronta lo stesso tema nel workshop “New Currents in Science: The Challenges of Quality”: https://ec.europa.eu/jrc/en/event/workshop/challenges-quality
  8. Il 23 gennaio 2017 l’Impresa sociale (IS) Epidemiologia e Prevenzione “Giulio A. Maccacaro” ha inviato il preventivo per la realizzazione di un sistema di rilevamento di PM2.5 al Comitato Mamme No Inceneritore ONlUS di Firenze. In particolare, l’IS Epidemiologia e Prevenzione si impegnava a fornire:
    • servizio di validazione dati da remoto con frequenza circa settimanale;
    • servizio di verifi ca periodica o all’occorrenza della taratura del sensore. la consulenza per la scelta dei siti di rilevazione e l’eventuale operazione di spostamento periodico rientravano nell’offerta.
  9. Grechi D. la rappresentatività spaziale delle stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria di Firenze secondo ARPAT e laMMA. Considerazioni critiche. Epidemiol Prev 2016;40(2):89-94.
  10. Benessia A, Funtowicz S, Giampietro M et al. The Rightful Place of Science: Science on the Verge. Consortium for Science, Policy, & Outcomes (CSPO) Arizona State University, 2016.
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